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Cronaca Farindola

Rigopiano, parla il sindaco di Farindola: "Non mi sento un omicida"

Il primo cittadino commenta la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati: "Sto lavorando con i miei legali per dimostrare la mia innocenza". E precisa: "Non esiste una Carta delle valanghe, che la Regione avrebbe dovuto fare"

"Non mi sento un omicida. Rifarei tutto quello che ho fatto. In piena emergenza ho gestito la situazione con tutte le mie forze e anche di più. Se avessi avuto la sfera di cristallo non staremmo qui a parlarne". Il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta - iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose per la tragedia del resort travolto e distrutto da una valanga lo scorso 18 gennaio - parla così, intrattenendosi con i giornalisti a margine di un'iniziativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro promossa da Confindustria Chieti-Pescara nel piccolo centro del pescarese.

Una cosa è certa, per il primo cittadino di Farindola: quelle accuse "pesano sulla coscienza e proprio per questo sto lavorando con i miei legali perché voglio dimostrare la mia innocenza". Ma "la vicenda apre la visione su un sistema che non funziona, frutto dei tagli agli enti locali e della situazione di amministratori e sindaci, che hanno pochi poteri e tante responsabilità". Poi, nel ricordare che tutta la zona era coperta da metri di neve e che "c'erano persone, anziani, bambini e disabili bloccati in casa", aggiunge: "L'albergo non era un'emergenza specifica, ma rientrava nell'emergenza complessiva".

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