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Cronaca

Presentato esposto per una band che ha inneggiato alle Brigate Rosse in un locale del centro storico, indaga la Digos

A presentare l'esposto è stato l'ex carabiniere Bruno D'Alfonso il cui padre, anch'egli militare dell'Arma, morì in un conflitto a fuoco proprio con le Brigate Rosse

Un esposto per l'apologia delle Brigate Rosse è stato presentato in questura a Pescara.
Il caso riguarda la serata dello scorso 25 aprile in un locale del centro storico.

In base all'esposto, presentato dal luogotenente dei carabinieri in quiescenza Bruno D'Alfonso, figlio di appuntato dell'Arma morto in un conflitto a fuoco proprio con le Br, nel locale il gruppo musicale che si è esibito avrebbe inneggiato al terrorismo rosso.

Il gruppo musicale, in base a quanto scritto nell'esposto, avrebbe «inneggiato chiari slogan e cori alle Brigate Rosse, con frasi inequivocabilmente di stampo sovversivo e tendente alla rifondazione del sodalizio criminoso originario degli anni di piombo, anche con vendita di magliette con la scrita "Curcio".  

Così commenta la questione Marco Forconi, consigliere comunale di Fratelli d'Italia a Montesilvano: «Il 25 aprile, all'interno di un locale di Pescara vecchia è andata in scena una becera apologia del terrorismo a opera di un gruppo musicale. Sui profili social di questa sedicente band musicale, esibitasi sul palco del primo maggio anche a Reggio Emilia, non troviamo solo frasi ripugnanti ma addirittura anche materiale merchandising che non lascia adito a dubbi o interpretazioni, senza tralasciare anche la tipologia di abbigliamento adottata durante i loro concerti dove, sempre sui loro profili social, si sottolinea l'importanza di indossare dei passamontagna per occultare le identità dei componenti del gruppo. La serata del 25 aprile non è passata inosservata e Bruno D'Alfonso, montesilvanese e figlio di un carabiniere ucciso delle Br, ha provveduto a depositare un esposto alla questura di Pescara per denunciare la gravità di tale atto. Rivolgo un accorato appello alla questura di Pescara affinché si faccia luce su quanto accaduto la sera del 25 aprile e al ministero degli Interni per l'apertura di un'indagine generale sul gruppo. Qui non si tratta di censurare politicamente uno o più brani musicali né di ledere sensibilità e orientamenti personali ma di una vera e propria esaltazione della violenza più infame che ha contraddistinto un segmento di storia repubblicana, a causa della quale sono stati assassinati giovani e militanti politici sia di destra che di sinistra, uomini delle forze dell'ordine e segretari politici nazionali».

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