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Cronaca

Spaccio di droga tra Roma, Pescara e L'Aquila: diversi arresti della polizia dopo morte per overdose da eroina "tagliata male"

I destinatari sono cittadini italiani, gambiani e senegalesi, ritenuti responsabili di numerosi episodi di spaccio di sostanze stupefacenti tra L'Aquila, Pescara e Roma

Sono diverse le misure cautelati che gli agenti della polizia di Stato dell'Aquila stanno eseguendo nella mattinata odierna, giovedì 18 giugno, al termine di una complessa attività investigativa.
I destinatari sono cittadini italiani, gambiani e senegalesi, ritenuti responsabili di numerosi episodi di spaccio di sostanze stupefacenti tra L'Aquila, Pescara e Roma.

Le indagini, come riferisce l'AdnKronos, sono state avviate dopo il tragico decesso di un cittadino aquilano, avvenuto per presunta overdose da eroina, e hanno permesso di individuare la presenza di un folto gruppo di persone, italiani ed extracomunitari, dediti all'illecita attività di procacciamento e successiva cessione di eroina nel territorio aquilano.

I successivi accertamenti hanno consentito di attribuire chiare e precise responsabilità per ciascun indagato, anche grazie agli esiti delle attività tecniche di intercettazione telefonica e ai riscontri ottenuti nel corso dei numerosi servizi di polizia giudiziaria che sono spesso sfociati in sequestri di sostanza stupefacente con denunce e arresti in flagranza di reato. È stato dimostrato come gli indagati abbiano immesso, nel "mercato aquilano", ingenti quantitativi di eroina, fatto avvalorato anche dalle dichiarazioni rese dai numerosi acquirenti i quali, oltre a confermare quanto riscontrato nel corso delle attività investigative, hanno consentito di stabilire la presenza di una regolare e continua attività di spaccio di droga. Gli stessi, infatti, erano soliti rifornirsi di eroina nella Capitale, dove si recavano con cadenza quasi giornaliera, utilizzando sia autovetture che i mezzi di trasporto pubblici, e, previ contatti telefonici con i rifornitori extracomunitari, si incontravano in zona Torre Angela in cui acquistavano lo stupefacente al costo di circa 50 euro al grammo.

Tornati all'Aquila, consumavano parte della droga acquistata e ne rivendevano il resto, assicurandosi così disponibilità economiche per i successivi acquisti. In molte occasioni, gli stessi rifornitori stranieri partivano da Roma alla volta dell'Aquila per consegnare la droga. In particolare, un indagato gambiano aveva preso in affitto un appartamento all'Aquila nel quale conservava la droga trasportata da Roma, destinata alla distribuzione al dettaglio. Le indagini, inoltre, hanno evidenziato il concreto pericolo rappresentato dalla scarsa qualità dell'eroina che, in alcune occasioni, provocava dei malori, tanto da far preoccupare gli stessi acquirenti/spacciatori che si lamentavano con il rifornitore straniero perché l'eroina era stata "tagliata male" e, quindi, loro stessi avevano ricevuto rimostranze dai consumatori finali: «Questa qua non va bene, non si riesce a lavorà bene!...questa da troppe lamentele…troppe lamentele...». Gli accordi tra i rifornitori e gli spacciatori aquilani e tra questi e i "clienti" venivano sempre presi telefonicamente o di persona, ricorrendo a un linguaggio criptico: preparare «due panini» per indicare due dosi di eroina, o «un tavolo da quattordici e uno da otto» sempre per indicare i quantitativi di droga da acquistare. Il Questore dell'Aquila, Gennaro Capoluongo, dice che «l'importante operazione della Squadra Mobile, realizzata grazie alla sinergia tra l'autorità giudiziaria e la polizia di Stato, ha fatto luce su una preoccupante situazione legata al consumo e alla vendita di pericolose sostanze stupefacenti. Il nostro massimo impegno sarà sempre finalizzato a garantire la sicurezza dei cittadini anche per evitare tragiche situazioni come quelle verificatesi nel recente passato. Non è possibile che delle vite umane vadano perse per la cupidigia di alcuni malfattori».

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