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Cronaca

Dragaggio, 2.300 tonnellate di fanghi gestiti illecitamente

Oltre 2.300 tonnellate di fanghi trattati durante il primo bando per i lavori del dragaggio, sarebbero stato trattati e classificati in modo illecito. Per questo, i carabinieri del NOE indagano su imprese e amministratori

Nuova tegola sul dragaggio del porto di Pescara.

I carabinieri del NOE, infatti, hanno condotto un'indagine avviata già nel 2012 riguardante la gestione dei fanghi prelevati dai fondali del Porto in occasione del primo bando per i lavori, bloccato poi dalla Procura Antimafia de L'Aquila e dagli stessi militari del Nucleo Operativo Ecologico.

Lo scorso 27 marzo, sono state eseguite alcune misure restrittive e di interdizione a carico di amministratoi pubblic e aziende private con l'accusa di traffico illecito di rifiuti, corruzione, truffa in danno di enti pubblici, discarica abusiva, false attestazioni in formulari e registri.

Nel mirino la ditta Nicolaj, che si è occupata del primo dragaggio, e Luigi Minenza, del Provveditorato alle Opere Pubbliche. Secondo l'accusa, i fanghi (circa 2.300 tonnellate) sarebbero stati gestiti in modo illecito, attribuendo un codice di rifuti di comodo per risparmiare sui costi di trattamento previsti dalla legge, e poi conferiti nella discarica di Moscufo, già posta sotto sequestro, gestito da imprenditori collusi. Qui il materiale diventata materia prima secondaria senza recupero e smaltito illecitamente nei terreni vicini. Minenza avrebbe ricevuto soldi sul suo conto corrente.

Minenza ha avuto l'interdizione dai pubblici uffici, per la Nicolaj il divieto di partecipare a bandi pubblici e misure restrittive di tipo amministrativo per i suoi responsabili e titolari.

Quest'indagine, lo ricordiamo, viaggia parallelamente all'altra inchiesta che in questi giorni ha portato all'arresto di due persone e all'avviso di garanzia al Presidente della Provincia Testa, riguardante la gestione e l'assegnazione del secondo bando per il dragaggio.

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