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Cronaca

Crea un profilo Facebook "hot" per mettere in difficoltà la sua ex: stalker in manette

I Carabinieri pescaresi hanno arrestato questa mattina un 50enne di origine campana che aveva reso la vita impossibile a una giovane sudamericana. L'uomo dovrà adesso rispondere di atti persecutori, lesioni personali e accesso abusivo a sistema informatico

Un 50enne campano, residente a Pescara, è stato arrestato stamani per stalking dai carabinieri del capoluogo adriatico in quanto da mesi perseguitava l'ex compagna, una giovane sudamericana. In base a quanto emerso dalle indagini dei militari dell'Arma, l'uomo molestava la sua vittima dalla fine del 2016 sottoponendola a una serie di vessazioni: la pedinava e la aggrediva sia verbalmente che fisicamente, ma le dava fastidio anche al cellulare, chiamandola in continuazione e inviandole tantissimi sms.

Non contento, aveva anche creato un falso profilo Facebook della donna, pubblicandone alcuni scatti privati e fornendo il suo numero di telefono personale. Così alla sudamericana erano cominciate ad arrivare proposte sessuali da parte di perfetti sconosciuti, con i quali lo stalker aveva persino chattato fingendosi la sua ex compagna. E' per tali ragioni che ora il 50enne dovrà rispondere di atti persecutori, lesioni personali e accesso abusivo a sistema informatico.

Ma non finisce, purtroppo, qui: l'uomo aveva altresì minacciato di morte la poveretta, mandandole a scopo intimidatorio articoli che parlavano di femminicidi perchè “in fondo, con 15 anni di condanna per omicidio, al massimo forse ne avrei scontati nemmeno 10". L'incubo, per fortuna, si è concluso e lo stalker è stato rinchiuso nel carcere di San Donato. 

Claudio Scarponi, comandante dei carabinieri di Pescara, ha dichiarato che “questo episodio, purtroppo sempre meno isolato, dimostra come di fronte a uomini che oggettualizzano le loro compagne e che per questo non possono accettare di essere lasciati, l’unica soluzione per le vittime, al fine di difendere loro stesse ed i figli, è quella di denunciare alle forze di polizia i fatti, così da poter essere aiutate. Il silenzio rafforza solo la tangente criminale degli aguzzini, convinti di poter disporre delle vite delle altre persone a loro piacimento”. 

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