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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Picchia e dà testata al naso a un 14enne per estorcere denaro, arrestato ragazzo di 16 anni

Il giovane è stato arrestato a Pescara dalla polizia su richiesta della Procura dei Minorenni dell’Aquila

Tentata estorsione pluriaggravata e lesioni nei confronti di un altro minore.
Questi i reati per i quali dovrà rispondere un ragazzo di 16 anni arrestato dalla polizia a Pescara questa mattina, mercoledì 8 febbraio.

Gli agenti della squadra mobile hanno eseguito un ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal Gip, su richiesta della Procura dei Minorenni dell’Aquila, ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza.

La misura si riferisce a un grave episodio compiuto ai danni di un 14enne pescarese, già vittima di atti di bullismo ripresi e diffusi mediante social, il quale circa un mese fa è stato aggredito, subendo percosse e in particolare una testata sul naso che gli ha procurato lesioni giudicate guaribili in 30 giorni. Nell’occasione, il ragazzo sarebbe stato addirittura perquisito alla ricerca di denaro e poi minacciato di subire nuove lesioni qualora non avesse consegnato all’indagato la somma di 20 euro il giorno successivo. 
Dall’attività d’indagine svolta dalla squadra mobile, sarebbe emerso che l’indagato sedicenne avrebbe in precedenza minacciato la vittima mediante messaggi affinché si scusasse con altri loro conoscenti, che ritenevano di essere stati insultati. Successivamente, incontratisi in un noto locale pubblico frequentato da giovani, l’odierno destinatario della misura avrebbe separato la vittima dal gruppo di amici con cui entrambi si trovavano e, insieme a un maggiorenne suo conoscente, avrebbe compiuto l’aggressione davanti agli altri ragazzi che avrebbero persino filmato e poi diffuso la scena.

L’autorità giudiziaria, valutando attentamente gli elementi raccolti, ha ritenuto necessaria la misura cautelare della custodia in carcere per l’indagato minorenne non solo alla luce della gravità dei reati commessi, ma anche per aver il giovane agito attribuendosi una posizione di supremazia nella comunità dei pari, tale da poter dirimere le liti, comminare ed eseguire sanzioni corporali, nell’occasione traendone addirittura profitto con la pretesa di pagamento di denaro. La condotta dell’indagato è apparsa confortata dal consenso degli appartenenti alla comunità, avendo gli altri giovani conoscenti addirittura concorso a divulgare la “rappresentazione degli atti di esercizio di potere”, in tal modo consolidandone il ruolo, motivo per cui può essere verosimile ipotizzare che tale comportamento non sia stato occasionale.

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