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Cronaca

Aca, Pd sull'orlo di una crisi di nervi

Oltre alla guerra interna tra Silvio Paolucci e Antonio Castricone, ci sono due fronti contrapposti: chi vuole la revoca del cda e chi appoggia una posizione più morbida

Non c'è dubbio che l'Aca stia attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia. Due giorni fa, davanti alla sede dell'azienda, il sit-in a Pescara degli attivisti del Forum dei Movimenti per l'Acqua in concomitanza della riunione dei Comuni soci per discutere delle sorti del Cda, alla luce delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto il presidente.

Oggi le polemiche soprattutto interne al Pd, con una forte contrapposizione tra chi vorrebbe un cambiamento netto e radicale e chi invece preme per il mantenimento dello status quo.

"E' grave che nonostante diversi Comuni, tra cui Chieti e Pescara, abbiano richiesto l'Assemblea per superare l'attuale governance, per tutta risposta c'è stata solo la convocazione di una riunione informale", hanno detto gli attivisti del Forum.

Due documenti, entrambi sottoscritti da una ventina di Comuni, l'uno per chiedere l'eventuale revoca del Cda e l'altro per valutare con più cautela modalità e ruolo della governance dell'azienda: questo è stato l'esito della riunione dei soci dell'Aca. Assenti i Comuni di Chieti e Pescara, che avevano richiesto un'assemblea formale e si sono rivolti al Tribunale delle Imprese dell'Aquila.

A tale proposito, il segretario cittadino del Pd Stefano Casciano ha attaccato la giunta Mascia: "Ancora una volta il sindaco sceglie una battaglia diversa da quella che si sta combattendo. Il documento sottoscritto per la revoca del Presidente dell’ACA poteva avere il supporto non solo numerico, ma anche qualitativo del Sindaco di Pescara. Il nostro Comune decide di percorrere una via che è quella giudiziaria, che potrebbe sembrare un modo per pesarsi politicamente nella scelta dei futuri assetti ma che rischia di essere tardiva e controproducente".

Non va per il sottile nemmeno Rifondazione Comunista, che ieri in conferenza stampa ha definito l'Aca "ostaggio di un presidente arrestato che non vuole dimettersi e di una guerra tra bande interna al Pd. Il problema non e' tecnico, ma e' una vera e propria questione morale. Il presidente dell'Azienda, nonostante sia stato arrestato, non si dimette e non c'e' un pronunciamento univoco da parte del suo partito, il Partito Democratico".

Che in effetti nel Pd si respiri un'atmosfera da tutti contro tutti, lo si capisce anche dalla querelle tra il segretario regionale Silvio Paolucci e l'onorevole Antonio Castricone, protagonisti di una reciproca polemica: il segretario aggiunto provinciale, Antonio Di Marco, ha attaccato Castricone sostenendo che "dovrebbe fare un passo indietro rispetto alle vicende interne dell’Aca, dato che ha avuto molto tempo per offrire la sua riflessione all’interno del partito provinciale, al fine di chiarire le procedure da seguire, ma non lo ha fatto. I sindaci non possano essere utilizzati come cavalli di Troia per continuare a pensare di allocare posizioni di potere per fini congressuali e parlamentari. Castricone, se è così interessato all’Aca, forse è pronto anche a guidarla. Se è disponibile, noi lo voteremo”.

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