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Salute

Sanità territoriale in Abruzzo: il futuro dopo la pandemia

Secondo l’analisi condotta nell’approfondimento tematico Osservatorio Abruzzo, scopriamo il futuro della sanità territoriale abruzzese

La sanità pubblica è importante soprattutto nei territori con popolazione maggiormente anziana e nelle comunità più isolate. La pandemia tutto questo lo ha mostrato bene. Ecco perché Osservatorio Abruzzo fa chiarezza sulla questione analizzando lo stato della sanità territoriale in Abruzzo, dall’invecchiamento della popolazione alle strutture, la disponibilità di medici e pediatri e + le opportunità offerte dal piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Nei giorni scorsi è stato firmato il contratto istituzionale di sviluppo tra il ministero della salute e la regione Abruzzo, una delle prime a comunicare il via libera per la ripartizione dei fondi del Pnrr sanità sul territorio regionale. Per i territori abruzzesi ci saranno 213 milioni di euro nel comparto sanità. Con parte di questi sorgeranno 63 nuove strutture sanitarie: case e ospedali di comunità, oltre a centrali operative territoriali.

Sia per il Pnrr, che più in generale per la lotta alla pandemia, l’analisi dei dati ha dimostrato una centralità utile al raggiungimento degli obiettivi in termini di politiche pubbliche. Un esempio è rappresentato anche da Open Data Covid, un monitoraggio permanente dell’emergenza Covid nella provincia dell’Aquila, voluto dal Gran Sasso Science Institute nell’ambito del più ampio progetto Open Data L’Aquila.

Medici, pediatri e invecchiamento della popolazione

L’Abruzzo ha una popolazione leggermente più anziana rispetto alla media nazionale. Nel 2021 gli abruzzesi con almeno 65 anni erano 316mila, il 24,7% dei residenti in regione (23,5% a livello nazionale). I 93mila over 80 rappresentano il 7,3% della popolazione abruzzese, a fronte di una percentuale nazionale pari al 6,7%.

Il primo presidio della rete sanitaria sul territorio è rappresentato dai medici di medicina generale e dai pediatri.

In base ai dati relativi al 2019, in media in Italia ogni medico di medicina generale ha un carico potenziale di 1.237 adulti residenti. Ciascun pediatra ha invece un carico medio potenziale di 967 bambini. In questo quadro, l’Abruzzo è la quarta regione con il rapporto potenziale più favorevole per gli assistiti (sono 1.064 gli adulti abruzzesi per ogni medico di medicina generale). Nella regione ciascun pediatra ha un bacino potenziale di 884 bambini residenti. Anche in questo caso un rapporto inferiore rispetto alla media nazionale.

Su 2.990 punti di guardia medica presenti nel 2019 in Italia, sono 92 quelli collocati in Abruzzo, per un totale di 368 medici titolari. Ovvero 28 ogni 100mila abitanti, più della media nazionale (19). Nel 2019 questi hanno prescritto una media di 202 ricoveri ogni 100mila abitanti (dato italiano 334).

Un altro aspetto centrale della medicina territoriale, anche in ottica dell’investimento previsto dal Pnrr, è il ruolo svolto dall’assistenza domiciliare integrata. Parliamo dell’assistenza domiciliare che viene erogata sulla base di un piano assistenziale individuale, rivolto soprattutto a persone anziane, specie nei casi di frattura, di malattie terminali e altri casi, riabilitazioni e dimissioni protette. Tale piano comprende perciò trattamenti multiprofessionali, di natura medica, infermieristica e riabilitativa.

Nel 2019 in Abruzzo sono stati 1.989 i casi trattati in assistenza domiciliare ogni 100mila abitanti. Una quota più elevata rispetto alla media nazionale (1.754), che quindi sembra segnalare una domanda consistente nella regione per questo tipo di trattamento.

Strutture sanitarie sul territorio

La configurazione della rete della sanità sul territorio non può prescindere dalla presenza di strutture sanitarie, intendendo con questa definizione tutte quelle strutture predisposte alla cura e all’assistenza, anche all’interno degli ospedali. In Abruzzo questo tipo di strutture sono 129, di cui il 51% pubbliche.

Di fianco a queste, si contano nella regione anche 85 strutture residenziali e 16 semiresidenziali. Tra le prime, residenze sanitarie assistenziali, case protette e altre strutture simili. In Abruzzo sono a titolarità pubblica nel 28,2% dei casi (contro una media nazionale del 16,8%). Tra le seconde, i centri diurni psichiatrici e le altre strutture che svolgono attività semiresidenziale. In Abruzzo sono pubbliche nell’81% dei casi (a fronte di una media nazionale del 28,9%) (a fronte di una media nazionale del 28,9%).

Si contano inoltre 131 strutture territoriali di altro tipo, una categoria in cui sono ricompresi i centri dialisi ad assistenza limitata, gli stabilimenti idrotermali, i centri di salute mentale, i consultori familiari, i centri distrettuali e in generale tutte le strutture che svolgono attività di tipo territoriale. In Abruzzo il 97,7% di questi presidi è pubblico, oltre 10 punti in più della media nazionale (86,97%).

Complessivamente, in provincia dell’Aquila sono presenti 11 strutture di ricovero, di cui 5 ospedali e 6 case di cura accreditate. In quella di Chieti sono 7 (di cui 5 ospedali), nel pescarese 5 (3 ospedali) e nel teramano 4 (tutti ospedali). In tutto sono 27 le strutture di ricovero censite come attive dal ministero della salute.

Tra le città, spiccano Pescara e Chieti, con una quota di anziani superiore al 7%: rispettivamente 7,71% e 7,18% dei residenti nel 2018. Dati inferiori all’Aquila (6,28%) e Teramo (6,88%). Tra i comuni maggiori, si segnalano i dati di Montesilvano (Pe), con il 4,63% dei residenti sopra gli 80 anni di età, Avezzano (Aq, 5,41%), Vasto (Ch, 5,47%) tutti con dati inferiori alla media regionale.

Il futuro della sanità e il Pnrr

Il piano nazionale di ripresa e resilienza prevede che una missione sia dedicata a investimenti e riforme per la salute, per oltre 15 miliardi di euro, pari al 6,6% delle risorse del Pnrr.

Le componenti del Pnrr sanità sono due: “Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale”, a cui sono stati assegnati 7 miliardi di euro, e “Innovazione, ricerca e digitalizzazione del sistema sanitario nazionale” a cui andranno 8,63 miliardi. Di questi, 213 milioni sono destinati a interventi in Abruzzo.

Parliamo di somme importanti per una regione, come l’Abruzzo, dove sono presenti vaste aree interne e montane, con centri abitati isolati e una popolazione (soprattutto nella sua componente più anziana) che soffre le distanze e le mancanze di un sistema sanitario di prossimità, gravato dai tagli alla spesa operati negli ultimi anni (i posti letto negli ospedali italiani sono passati da 244mila nel 2010 a 211mila nel 2018) e dalla pressione subita dalla pandemia.

Degli oltre 200 milioni di euro stanziati per l'Abruzzo 59 andranno all’apertura delle “Case della comunità”, 54 all’adeguamento antisismico delle strutture, 38 alla digitalizzazione del sistema, 31 all’acquisto di grandi apparecchiature, 26 agli “ospedali di comunità” e 4 milioni alle centrali operative territoriali.

A proposito delle infrastrutture, il Pnrr destina una voce di investimento significativa alle nuove case e ospedali di comunità.

Le prime (2 miliardi di euro) dovrebbero diventare il punto di riferimento per l’erogazione dei servizi sanitari offerti ai cittadini, con particolare attenzione per i malati cronici. Un altro miliardo è invece dedicato alla realizzazione di ospedali di comunità. Queste strutture sono rivolte ai pazienti che necessitano di cure a “intensità clinica medio-bassa” e per degenze di breve durata. A servizio di questo nuovo modello organizzativo dovranno poi essere realizzate delle centrali operative territoriali (Cot).

A livello nazionale l’obiettivo è costruire 2.350 nuove strutture. Di queste, per l’Abruzzo si prevede l’insediamento di 63 strutture: 40 case di comunità, 13 centrali operative territoriali e 10 ospedali di comunità.

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