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L'allarme del Wwf Chieti - Pescara: "Anche la zona della vallata del Pescara rischia gravi alluvioni"

L'associazione ambientalista torna sulla questione della prevenzione degli eventi catastrofici come le alluvioni controllando la cementificazione dei territori attorno al fiume Pescara

Evitare con la prevenzione e il blocco della cementificazione possibili alluvioni e tragedie come quella dell'Emilia Romagna. A lanciare l'allarme il Wwf Chieti - Pescara che fa riferimento alla vallata del fiume Pescara, e assieme a Confcommercio, Confesercenti e Cna che l'unica soluzione per evitare disastri simili è la prevenzione con una legge regionale o regolamenti urbanistici comunali che blocchino le costruzioni attorno ai fiumi.

"La cancellazione di fatto delle aree di esondazione naturali con l’occupazione cementificatoria delle sponde crea danni enormi in caso di piene eccezionali, che accadranno sempre più spesso a causa dei cambiamenti climatici in corso. E le casse di espansione artificiali, a parte l’enorme costo economico per la collettività, sono di gran lunga meno efficaci e più complesse da gestire. Nel caso del Pescara il rischio è enorme, anche perché si riverserebbe più a valle su aree intensamente abitate sino al capoluogo adriatico che ha tante abitazioni e attività sulle due sponde del fiume di cui porta il nome. 
Senza dimenticare il rischio frane: le pendici delle colline sono state sovraccaricate e ora in molti casi stanno cedendo. A Bucchianico è accaduto con le recenti piogge, a Chieti si pensa di riedificare nel medesimo posto un edificio recentemente abbattuto perché lesionato da una frana "

"La pericolosità, sarà bene ricordarlo, indica la possibilità che un evento accada; diventa rischio quando si devono calcolare i danni che quell’evento può provocare. In altri termini il rischio nasce in toto dall’intervento umano quando vengono realizzati edifici e strutture in zone ad alta pericolosità. Nel nostro Paese è accaduto spesso, in un remoto passato quando la conoscenza delle dinamiche idrogeologiche non era adeguata, ma anche nel passato recente e recentissimo, a dispetto dei dati sempre più completi a disposizione. Il risultato è che abbiamo peggiorato enormemente la situazione: secondo Ispra, che redige periodicamente un rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia, nel 2021 l’11,5% della popolazione, il 10,7% degli edifici, l’11,8% delle famiglie, il 13,4% delle industrie e dei servizi e il 16,5% dei beni culturali erano soggetti a un forte rischio alluvioni e percentuali preoccupanti riguardavano anche il rischio frane. Dati riferiti a due anni fa ma che certamente non sono nel frattempo migliorati. "

Occorre quindi, conclude il Wwf, non costruire più in aree potenzialmente soggette ad alluvioni, delocalizzare tutto quello che si può liberando la fasce di territorio maggiormente soggette a frane e alluvioni, rinaturalizzando i fiumi:

"Davvero la classe politica abruzzese non è in grado di cambiare passo e di tornare a perseguire i veri interessi della collettività? "
 

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