I villini liberty del rione Pineta non vanno abbattuti: il Tar respinge la richiesta dei privati, soddisfatta l'associazione Italia Nostra
Insieme ad altre realtà del territorio aveva portato la vicenda fino in cassazione vincendo anche lì, ma ora con la sentenza del Tribunale amministrativo per l'associazione arriva una "lezione di metodo": nelle due aree resta il vincolo di tutela diretta
Il Tribunale amministrativo regionale (Tar) dà ragione alla sezione pescarese di Italia Nostra e le altre associazioni che si erano opposte alla demolizione di due villini del primo '900 in stile liberty del Rione Pineta: vanno tutelati. Uno di loro, in realtà, è stato già abbattuto ma ora, spiega la stessa associazione, “il Comune dovrà annullare i permessi e procedere alle conseguenti ingiunzioni di ripristino”. A rendere nota la sentenza è proprio Italia Nostra che esprime soddisfazione per la scelta del tribunale di respingere la richiesta dei privati che chiedevano l'annullamento del vincolo di tutela indiretta di 28 ettari di terreno. Una sentenza, sottolinea l'associazione, con cui si afferma “l'edilizia storica minore di Pescara va tutelata e non si può trasformare vistosamente le sue forme, aumentare le dimensioni e i volumi senza un esame preventivo e l'approvazione della soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio”.
Una richiesta contro cui le associazioni si erano subito espresse affidandosi all'avvocato Di Torrepadula “che già aveva condotto positivamente fino alla cassazione il caso del villino su via Primo Vere, abusivamente abbattuto e ricostruito in difformità – spiega ancora Italia Nostra -. Allora, era il 2018, il Comune sostenne che fosse tutto in regola; come si vede così non era. Anzi per questo caso, come per il precedente in via Primo Vere coperto da colpevole inerzia, il Comune deve annullare i permessi e procedere alle conseguenti ingiunzioni di ripristino. Anche sulla base di queste denunce e proteste la Soprintendenza appose il vincolo, riconoscendo nell’intero contesto urbano il valore da preservare. Nel ricorso si scontravano infatti due concezioni – si legge ancora nella nota -: i privati sostenevano lo scarso valore dell’oggetto edilizio in sé; la soprintendenza ne inquadrava il valore nella nota vicenda urbanistica della 'Lottizzazione Liberi' agli inizi del secolo scorso, che tanta parte ha avuto nella storia recente di Pescara. Ha prevalso quest’ultima tesi e noi ne prendiamo atto con soddisfazione”.
Al di là del fatto in sé quello che conta è ciò che emerge dalla sentenza del tribunale che per Italia Nostra deve diventare una lezione di metodo. “Vincoli sovraordinati e norme urbanistiche debbono essere armonizzati con il comune obbiettivo di valorizzazione la città nelle sue componenti storiche ed attuali – commenta l'associazione -. Le opere pubbliche, il sistema del verde e le trasformazioni private debbono trovare un quadro di riferimenti e di certezze fondati su un’idea di città in cui il patrimonio storico abbia un ruolo centrale”.
Un principio che deve valere per la zona della pineta, ma anche per la zona di Castellammare e la riviera dove, prosegue la nota, “sono in corso trasformazioni che stanno cancellando la città del ‘900 spesso incentivate, paradossalmente, da norme comunali, leggi regionali e nazionali. Si è riuscito a preservare, per ora, villa Agresti, un pregevole fabbricato sulla rivera nord, ma il tema è più ampio e riguarda molti contesti e singoli fabbricati. Italia Nostra più volte ha chiesto che venisse istituito un tavolo tecnico di lavoro tra soprintendenza e Comune, indicando, anche in sede di osservazioni alle norme tecniche di attuazione, la necessità di un osservatorio in merito alle trasformazioni del territorio. Oggi si ripropone con chiara evidenza la necessità di istituire quel tavolo, al quale non mancherebbe il nostro contributo, al fine di armonizzare vincoli e normative e di individuare meglio aree ed edifici storici, escludendo in questi casi gli aumenti volumetrici e gli incentivi alla demolizione che sono previsti nell’attuale quadro normativo. La Pescara che conosciamo si è formata nel ‘900 – conclude la sezione Gorgoni di Pescara -. Non proteggerla significa sacrificare la nostra stessa storia”.