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Un pescarese racconta: "La rivolta dei gilet gialli come non l'avete mai vista" [FOTO]

La sconcertante testimonianza in esclusiva del pescarese Hermo D'Astolfo, attivista politico a sostegno del popolo rivoluzionario francese

Crisi economica, congiuntura, aumento indiscriminato del carburante e, in generale, del costo della vita.
Sono queste le cause scatenanti della rivolta del popolo francese contro il governo guidato da Macron.

Il presidente è al centro delle contestazioni per la sua politica disfattista e per le promesse non mantenute.

Il potere d'acquisto in Francia tende sempre più a diminuire, costringendo le classi medie a tagli e sacrifici enormi. Tutto ciò che sta accadendo da diverse settimane al di là delle Alpi, ci viene raccontato con una certa superficialità e in maniera non sempre precisa dai mass media nazionali. Testimone oculare delle guerriglie e delle rivolte dei manifestanti è un attivista politico di origine pescarese, nato in Svizzera e attualmente residente nel Regno Unito dove lavora come interprete.

Hermo D'Astolfo, 50 anni, da sempre appassionato di affari pubblici e ragioni di stato, non è rimasto con le braccia conserte ed è partito alla volta di Bordeaux, spinto dalla sua voglia di difendere i diritti del proletariato. Il suo dettagliato racconto è lo specchio fedele di una polveriera che non accenna a disperdersi e che mette in mostra un'azione militare squadrista ed opprimente.

«Da subito la rivolta in Francia mi è apparsa una rivoluzione del terzo millennio, pertanto sono voluto passare dalle testimonianze indirette telefoniche di amici e conoscenti, a quelle dirette sul posto dove dal primo istante si confermavano i miei sospetti di una protesta non dovuta soltanto al caro carburante. Dalle prime ore della mattina di sabato 15 dicembre, giorno in cui a Bordeaux era stata indetta una manifestazione dei gilet gialli attraverso il passaparola e la diffusione di volantini senza simboli, le forze dell'ordine hanno attivato l'assetto da guerra, supportati da 3 carri armati collocati davanti ai palazzi delle istituzioni, con centinaia di superagenti armati e dalla notevole prestanza fisica. Verso ora di pranzo, migliaia di giovani e adulti muovevano in marcia verso il Palazzo di Città concentrandosi lungo corso D'Alsazia e la piazza della cattedrale. Molti di loro avevano strumenti pacifici quali fischietti, tamburi e bandiere sventolate in corteo in maniera quasi festosa. I manifestanti venivano subito fermati da un plotone della Gendarmerie in assetto da guerra. L'azione antisommossa dei militari non si è fatta attendere. Un fitto lancio di lacrimogeni per disperdere la folla ha creato i primi scompigli. Successivamente, una carica di poliziotti protetti da scudi e caschi ha travolto i rivoltosi. Chiunque provava a reagire veniva preso di mira con manganellate e proiettili di gomma sparati ad altezza d'uomo». 

Il racconto di D'Astolfo diventa sempre più cruento:

«Nel frattempo, una pioggia incessante costringeva i meno facinorosi a ripararsi dentro qualche negozio. Anche io ho trovato rifugio in una caffetteria che si trova in un vicolo meno trafficato. Ma dopo pochi minuti, il suono delle sirene ha dato il segnale di allerta. Nel fuggi fuggi generale, una donna islamica cadeva a terra perdendo i sensi. Io ho avuto giusto il tempo di soccorrere una ragazza diciottenne che aveva il naso tumefatto e sanguinante mentre si udivano distintamente dei colpi di pistola sparati in aria. Chiedo a Josef, il giornalaio, e a Charles, pensionato con un basco rosso in testa, se tutto questo ha una ragione. La loro risposta, all'unisono e piena di orgoglio, è stata la seguente: questa è la Francia...si deve fare così. Intanto i volontari del soccorso, riconoscibili dal loro elmetto bianco con croce azzurra, prestavano le prime cure ai numerosi feriti». 

Queste scene di guerriglia urbana sono state riprese e fotografate dal contestatore pescarese, ancora amareggiato dalla censura degli organi di informazione: 

«Non ho mai rinvenuto in articoli di stampa italiani notizie a tal proposito, rimanendo sorpreso per la insufficienza di dettagli circa la tipologia di protesta e la spontaneità delle forme di aggregazione rivoluzionarie».

Protesta Gilet Gialli Francia Hermo D'Astolfo

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