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Terme di Caramanico, tre proposte del Pd: dalla società in house all'esproprio da parte della Regione "inerte"

I consiglieri regionali del Partito democratico Silvio Paolucci e Antonio Blasioli, insieme all'ex sindaco Mazzocca e la lista Uniti per Caramanico denunciano "l'atteggiamento passivo" del governo regionale e dell'amministrazione comunale e chiedono una soluzione

Una gestione in house tramite al Fira attraverso la sottoscrizione di quote partecipate nelle società termali, esproprio da parte della Regione dei beni necessari all'attività termale oltre a quelli pertinenziali che già le spettano per legge così da poter procedere ad un unico bando anche per la concessione delle acque o, in alternativa, dare vita ad un partenariato pubblico-privato che coinvolga la curatela fallimentare.

Sono queste le tre proposte che i consiglieri regionali del Pd Silvio Paolucci e Antonio Blasioli, insieme al gruppo comunale Uniti per Caramanico e l'ex sindaco Mario Mazzocca, avanzano alla Regione per far ripartire le terme la cui chiusura, per fallimento, si è abbattuta come un macigno sull'economia turistica del territorio. Se per la terza delle soluzioni proposte si è consapevoli della complessità essendoci bisogno del vaglio di un giudice fallimentare, per la prima, quella in capo alla Fira si chiede di attivarsi secondo il “modello che questo governo regionale aveva in precedenza prospettato per l’impianto natatorio delle Naiadi, e che permetterebbe inoltre di avvalersi dell’esperienza lavorativa dei dipendenti che a lungo hanno curato la struttura e saprebbero valorizzarla. I vantaggi che deriverebbero da questa scelta sono innegabili: la riattivazione in tempi brevi e certi del complesso termale e dello sfruttamento della risorsa idrica, scongiurando la compromissione della qualità delle acque, che per non deteriorarsi necessitano di un deflusso costante”.

Proposte che sono anche l'occasione per tornare ad accusare sia la maggioranza di governo che l'attuale amministrazione di Caramanico di “atteggiamento passivo” verso la grave situazione definendola vera e propria “inerzia” che porta al massimo ad “impelagarsi in attività istituzionali confuse, inconsistenti e indecifrabili, prive di prospettive che garantiscano una concreta soluzione del problema già dalla prossima estate”. Se da una parte si denuncia la “chiusura” da parte dell'ente, dall'altra si parla di “apertura” da parte della curatela fallimentare. Per Paolucci, Blasioli, Mazzocca e i rappresentanti della lista Uniti per Caramanico la vendita all'asta non è una buona strada da seguire perché, affermano, “è probabile, come spesso accade nelle aste, che non vada a buon fine la prima vendita, anche perché la cessione dello stabilimento svincolata dalla concessione delle acque, in capo alla Regione e anch’essa da assegnare con evidenza pubblica ,rischia di rendere poco appetibile l’investimento per i privati. Un ulteriore ritardo che potrebbe infliggere un colpo fatale all’economia della comunità di Caramanico e dell’intero comprensorio della Maiella”.

Di qui le proposte che si intendono porre al vaglio della maggioranza e tra cui chiedono di scegliere pur di uscire “dal pantano e dalle scuse di improcedibilità causa fallimento fornendo garanzie sulla riapertura delle terme”.

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