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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Avanti con il taglio dei pini del circolo canottieri: tra soprintendenza e associazioni è scontro su tempi e modalità

Lunedì 6 marzo si andrà avanti con l'abbattimento degli alberi così come deciso tramite ordinanza comunale. L'ente difende la scelta e tra le ragioni ci sarebbe anche il rischio dell'incolumità pubblica, a ribattere sono 18 associazioni che di quella scelta e le sue ragioni non condividono nulla

Difficile immaginare che ci sarà un confronto perché sui pini del circolo canottieri le posizioni tra la Soprintendenza dei beni archeologici belle arti e paesaggio e le associazioni ambientaliste del territorio sono a dir poco distanti.

Il taglio iniziato il 3 marzo e bloccato temporaneamente dall'intervento di Italia Nostra che hanno interessato della questione prima la polizia locale e poi la forestale, ha dato vita ad un vero e proprio scontro con però, riferisce la stessa soprintendenza, la forestale che avrebbe accertato la regolarità dei lavori per cui quei pini lunedì 6 marzo saranno definitivamente tagliati.

È sulle ragioni e sui tempi che ora ci si scontra apertamente. Tempi riferiti al fatto che, torna a ribadire Italia Nostra insieme ad altre 17 associazioni del territorio, violerebbero i termini di legge in quanto tra marzo ed aprile si dovrebbe rispettare, torna a ribadire, la direttiva europea per la tutela avicola. Quei tagli, assicura dall'altra parte la soprintendenza, “saranno compensati con la piantumazione di altrettanti esemplari di specie adatte al contesto, in area idonea e non a rischio idrogeologico, secondo le indicazioni che il Comune vorrà fornire. In tale direzione è anche la scelta progettuale di eliminare cemento e asfalto che attualmente coprono la quasi totalità dell’area di pertinenza dell’edificio di interesse culturale a favore di una unica area verde permeabile”, fa sapere.

La soprintendenza Chieti-Pescara per voce della soprintendente Cristina Collettini difende dunque la scelta fatta nell'ambito del progetto di riqualificazione dello storico edificio del circolo canottieri progetto di riqualificazione dello storico circolo, come noto, è a capo proprio della soprintendenza e a difendere la scelta fatta per l'abbattimento degli alberi è Cristina Collettini che nel ribadire che nessuna irregolarità sia stata rilevata dagli organi deputati, conferma il taglio parlando di “una scelta ponderata e condivisa sul piano tecnico e amministrativo, con gli enti coinvolti e con l’intera collettività locale, nell’ambito del progetto esecutivo cui la stampa ha dato massima diffusione tra lo scorso anno”. Occasione per Collettini per sottolineare che sul progetto si sono svolte due conferenze stampa e che dunque il progetto era noto a chiunque.

Questo il primo punto su cui le associazioni controbatte sostenendo che vi sia confusione tra conferenza stampa e condivisione di un progetto dato che “un percorso partecipativo – si legge nella nota di replica - prevede invece un coinvolgimento diretto, un tavolo al quale i cittadini e le associazioni vengono chiamati per discutere degli interventi e permettere le osservazioni, che vanno inquadrate in un preciso schema codificato. Diffusione a mezzo stampa non è un percorso partecipativo, ma mera informazione, e purtroppo gli enti spesso confondono le due cose”.

Quindi l'origine di quei pini che, ricorda la soprintendenza, non sono spontanei, ma sono stati piantati “negli anni sessanta del secolo scorso nell’area golenale del fiume Pescara, a forte rischio esondazione, la cui propensione al cedimento è stata attentamente valutata dal dottor Giuliano Gridelli, dottore forestale iscritto all’ordine dei dottori agronomi e forestali della Provincia di Torino, incaricato dalla soprintendenza dell’analisi fitostatica delle essenze di Pinus Pinea e della verifica dello stato di salute di tutte le essenze arboree presenti all’interno dell’area demaniale del circolo canottieri di Pescara”. Un'indagine da cui sarebbe emerso che quei pini “costituiscono un serio pericolo per la pubblica incolumità e per la tutela del patrimonio monumentale” tanto che due “sono stati tagliati con intervento d’urgenza del locale comando dei vigili del fuoco, mentre il cedimento di un’altra dal lato del campo di calcetto ha richiesto il taglio del cancello di accesso all’area” con anche “le piante prospicienti la strada pubblica, risultano fortemente inclinate e l’apparato radicale è scoperto”. Dunque alla base del taglio ci sarebbe anche, aggiunte la soprintendenza “l'esigenza di salvaguardare le vite umane e di tutelare il patrimonio culturale in primis, ma anche rispetto dei principi del restauro modernamente inteso in un progetto volto a ripristinare il rapporto tra l’immobile e il fiume nella sua configurazione originale, oggi obliterato e non godibile dalle principali visuali pubbliche del lungofiume dei Poeti e dal ponte d’Annunzio”.

Due punti su cui puntuale è la replica delle associazioni. Il fatto che non siano spontanei quei pini sarebbe normale dato che “quasi tutti gli alberi che abbiamo a Pescara non lo sono trovandoci in città, eccetto che per le parti di territorio più esterno e collinare”. In questo senso, incalzano, “i paesaggi urbani godono della stessa dignità dei paesaggi naturali e sono posti sotto tutela. Inoltre nel nostro caso si tratta del pino domestico, specie che da millenni caratterizza il paesaggio italiano anche archeologico, al punto che all’estero lo chiamano 'pino degli italiani' e 'pino dei romani', fotografati e ritratti immancabilmente coi resti archeologici, acquedotti antichi in primis. E’ specie che per bellezza, presenza e diffusione è ritenuta coralmente identitaria dell’italianità”.

Sul fronte del rischio incolumità “le criticità segnalate ben quattro anni fa non sono aggiornate – chiosano le associazioni -. Gli alberi sono esseri viventi e non ci si può basare su una perizia desueta. Del resto nessuno di noi si sottoporrebbe a un intervento chirurgico sulla base di una sola analisi, peraltro superficiale, vecchia di 4 anni. La recente pronuncia del consiglio di stato del 27 ottobre del 2022 scrive chiaramente che i tagli devono essere supportati da validi motivi e analisi documentate e strumentali: non è sufficiente la Vta e cioè la valutazione visiva”.

Ultimo tema che giustificherebbe il taglio il rischio archeologico “il cui potenziale – sostiene la soprintendenza - è altissimo, in un’area prossima al campo Rampigna”. In questo senso, continua l'ente, “l'apparato radicale dei pini in caduta potrebbe aver scalzato o comunque interferito con dati archeologici di fondamentale importanza per la conoscenza del territorio, che saranno oggetto di approfondimenti da parte della soprintendenza nell’ambito dei compiti istituzionali di tutela del patrimonio culturale, tutela che, è bene ribadirlo, è interesse collettivo e principio costituzionalmente protetto”.

“Non è l’esistenza degli alberi a dare criticità a una zona archeologica, semmai sono gli scavi per i cantieri edilizi, sottoservizi e altro – ribatte chi chiede di preservare gli alberi -. Per valutare concretamente un rischio occorre conoscere il pericolo, stimare attentamente il valore esposto, cioè i beni presenti sul territorio che possono essere coinvolti da un evento, e la loro vulnerabilità. Tutto questo non ricorre nella semplice presenza degli alberi che si vuole abbattere. La città ha una densità di fabbricato notevole, una tra le più alte in Italia, difficile immaginare che siano gli alberi a creare rischio archeologico”.

Se da una parte dunque c'è la soprintendenza con Collettini che sottolinea come l'intento dell'ente sia quello di “riconsegnare ala collettività un bene di altissimo valore storico, architettonico e testimoniale nei tempi previsti dal cronoprogramma secondo scelte condivide – torna a dire – e in continuo dialogo con la città che c' stato e continuerà ad esserci, ma nelle dovute sedi”, dall'altra ci sono le associazioni che lamentano la mancanza proprio di condivisione, la scelta di procedere al taglio in un periodo in cui non lo si potrebbe fare e la critica complessiva alla decisione presa sostenendo che le argomentazioni esposte dalla soprintendenza sarebbero “a corredo strumentale di una scelta progettuale che a prescindere vede i nostri pini come impedimento alla visuale dell’edificio. È su questa scelta che le associazioni e i cittadini chiedono di intervenire: se l’edificio verrà restituito alla città come dicono, venga rispettata la sua fruizione in modo vivibile, legata al benessere, all’ombra e al rispetto del nostro paesaggio. Garantisco a nome mio e del personale ministeriale coinvolto - conclude - il massimo impegno in questo”.

Aperture che almeno per quanto riguarda la questione pini del circolo canottieri ci sarebbero, ma che di fatto restano su carta visti i tempi a dir poco ristretti dato che domani, lunedì 6 marzo, il cantiere riaprirà. Una data su cui, vista la direttiva europea che vieterebbe di procedere e che è riportata nell'atto apposto proprio davanti al cantiere, le associazioni vogliono avere chiarimenti.

Le associazioni che si oppongono al taglio dei pini del circolo canottieri:

  • Archeoclub d’Italia sede di Pescara
  • Italia Nostra sezione “Lucia Gorgoni” di Pescara
  • Gruppo unitario foreste italiane (Gufi)
  • Associazione Mila Donnambiente
  • Le Majellane
  • Coordinamento nazionale per gli alberi e il paesaggio (Conalpa)
  • Comitato Strada parco bene comune
  • Comitato Oltre il Gazebo-No Filovia
  • Associazione italiana architettura del paesaggio sezione Lazio-Abruzzo-Molise-Sardegna (Aiapp-Lams)
  • La Gallina caminante
  • Amici del Museo delle Genti d’Abruzzo (Astra)
  • Saline.Marina.PP1 di Montesilvano
  • L’Albero bello
  • Associazione culturale Deva
  • Fiab Pescarabici
  • Federazione italiana ambiente e bicicletta
  • Touring club italiano
  • Club di territorio di Pescara

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