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Stop al rinnovo delle concessioni balneari: si rischia il collasso

Gli operatori del settore che abbiamo interpellato riguardo alla decisione del Consiglio di stato, sono preoccupati e fortemente critici sull'intervento dei giudici: "Questa materia deve essere regolamentata da regole certe e dal legislatore"

Lo stop al rinnovo delle concessioni balneari a partire dal 2024 sta creando l'ennesimo scossone all'economia turistica, che sta cercando disperatamente di rialzare la testa dopo anni di crisi. Lo ha deciso il Consiglio di Stato, spiegando che la proroga sarà possibile quindi solo fino al 31 dicembre 2023 "al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere". Dal giorno successivo, quindi, non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza. I concessionari attuali potranno comunque partecipare alle gare che dovranno essere bandite. Fermo restando che, oltre tale data, anche in assenza di una disciplina legislativa, esse cesseranno di produrre effetti, nonostante qualsiasi eventuale ulteriore proroga legislativa che dovesse nel frattempo intervenire, la quale andrebbe considerata senza effetto perché in contrasto con le norme dell’ordinamento dell’Unione europea.

La decisione del Consiglio di stato è stata accolta malissimo, una sorta di intervento a gamba tesa, da tutti gli operatori del settore balneare che abbiamo ascoltato. Cerchiamo di capire cosa c'è dietro a questa situazione, visto che le accuse lanciate dagli addetti ai lavori sono molto gravi. In una nota si è espressa la Sib (il sindacato italiano balneari): "Ci riserviamo di leggere e approfondire con la dovuta attenzione le motivazioni della sentenza del Consiglio di Stato sulle concessioni demaniali marittime - dichiara Riccardo Padovano, presidente Sib Abruzzo - "e successivamente valuteremo le iniziative da intraprendere per tutelare con tutte le nostre forze decine di migliaia di famiglie di onesti lavoratori che oggi vedono a rischio il loro futuro e gli investimenti fatti".

Silvia Silvestri, de "La Saturnia", Montesilvano: "Noi, come categoria siamo amareggiati nell'apprendere la volontà di rinnovare le concessioni solo fino al 2023. La notizia  ci ha lasciato spiazzati dato che avevamo da poco ottenuto il rinnovo delle nostre concessioni fino al 2033, data che ci permetteva di pianificare degli investimenti e ammortizzarli. Se l'Europa è una, non comprendiamo perché la direttiva Bolkestein venga recepita diversamente nei paesi europei, basti pensare alla Spagna e al Portogallo dove è stato deciso che, a determinate condizioni, le concessioni possono essere rinnovate per 75 anni. La volontà di affidare le concessioni  e rinnovare solo ogni 6 anni mi lascia molto perplessa sulla qualità dei servizi che possa essere fornita, che inevitabilmente sarà molto inferiore rispetto ad oggi a causa dell'impossibilità di fare investimenti importanti e di un lavoro poco stabile. Abbiamo bisogno di tutto questo, ora? La nostra categoria ha già dovuto affrontare lo scossone non da poco del Covid e ora viene gettata di nuovo all'asta. Dai comuni cittadini spesso la nostra attività viene considerata come una casta privilegiata, ma invito chiunque a approfondire le difficoltà  e le tasse di cui siamo subissati. Come lavoratori e imprenditori onesti chiediamo una risposta dalle istituzioni, ci diano risposte certe per evitare di creare un' altra crisi, peraltro dentro un'emergenza sanitaria che sta paralizzando tutto il settore, indotto compreso".

Sandro Lemme, del lido "La playa", Pescara sud, coordinatore regionale Confartigianato balneari: "La sentenza del Consiglio di Stato sorprende e amareggia. Ci sono molti punti sui quali il giudizio calpesta gli interessi di una categoria che da anni si batte per arrivare ad una condizione di certezza ed equità. Sentenza da rispettare, certo, ma che contiene anche un sorprendente indirizzo, insolitamente preciso e dettagliato, sull’ambito di manovra per il Governo chiamato a legiferare in due anni. L’evidenza pubblica (bandi) a cui si richiama la sentenza è una tremenda sciabolata sul lavoro prodotto dalle imprese balneari su ciò che abbiamo in concessione. Pare così ovvio considerare professionalità, investimenti, valore sociale ed economico dell’attività, esperienza e affidabilità. Compresa, si permetta, anche un po’ di riconoscenza per aver avuto in concessione sabbia e restituito un tassello decisivo per l’industria turistica balneare italiana 13% del Pil. Diciamo la verità: si vuole aprire una autostrada all’intervento di grandi gruppi industriali".

Ezio Tucci, dello stabilimento "Il moro", Pescara nord: "Avevamo sulla licenza una scadenza fissata al 2033, quindi in base a questa data abbiamo fatto tanti investimenti, come sarebbe stato normale per qualsiasi imprenditore. E parliamo di tanti soldi. Sapevamo che c'erano problemi, ma non ci aspettavamo un procedimento così perentorio, riteniamo che sia un vero e proprio abuso da parte del Consiglio di stato. Ci sono miei colleghi, che ho sentito al telefono anche poco fa perché ci confrontiamo continuamente, che addirittura hanno acquistato lo stabilimento appena un anno fa! Situazione molto difficile, che necessita di interventi urgenti, i primi incontri con il governo si avranno già la prossima settimana. C'è un errore di concetto alla base, che speriamo venga recepito e sanato quanto prima"

Marco Schiavone, del nuovo "Tramonto", Pescara sud: "In sostanza, i giudici si sono sostituiti al legislatore, creando una situazione davvero caotica, che va a ledere una categoria che sta rispettando tutte le leggi, anche a livello di sicurezza balneare, che peraltro è un onere totalmente a carico nostro. Tutti quanti noi abbiamo investito, rinnovato e messo a norma, credendo a promesse che ora sono state completamente ribaltate dal Consiglio di stato. Noi, ad esempio, abbiamo rinnovato lo stabilimento nel 2018, vi lascio immaginare che disastro economico sarebbe rischiare di perdere tutto a fine 2023. Asso-balneatori chiederà al governo che la categoria venga rispettata, perché così non ci sarebbe nessun riconoscimento del valore avviato nel corso degli anni e perché tutta l'Italia perderebbe un valore che ci contraddistingue a livello turistico da tanti anni, in termini di efficienza, sicurezza e professionalità. Fiduciosi? Non lo sappiamo, al momento siamo frastornati e ci aspettiamo che vengano rispettate quantomeno le scadenze decise prima di questa incursione a gamba tesa da parte del Consiglio di stato". 

Sta per aprirsi, insomma, una vera e propria battaglia legale e legislativa.

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