I sindacati chiedono il ritiro del provvedimento sul dimensionamento scolastico: Abruzzo penalizzato
Coro unanime quello di Cisl, Cgil e Flc Cgil che numeri alla mano avrebbero ricadute pesanti sul territorio e in particolare nelle aree iterne già alle prese con il problema dello spopolamento
Sindacati contro i parametri di dimensionamento scolastico che penalizzerebbero l'Abruzzo. Un coro unanime quello di Cisl Abruzzo, Cgil e Flc-Cgil Abruzzo Molise. Per il segretario regionale della Cisl Davide Desiati “è stato fortemente penalizzante pretendere dall’Abruzzo di rientrare pienamente nella media nazionale tra i 900 e 1100, senza considerare il particolare territorio, le enormi difficoltà nella viabilità, nel trasporto scolastico e nell’edilizia scolastica”. Il provvedimento per le sigle va ritirato.
A pagare lo scotto più alto, aggiungo Cgil e Flc- Cgil saranno ancora una volta le aree interne e i territori oggi soggetti a drastico spopolamento e dunque Abruzzo incluso. “Nonostante le tante sollecitazioni e le dichiarazioni di mero principio con cui l’assessore Quaresimale ha più volte dichiarato la sua contrarietà ai tagli, il piano va avanti e rischia di essere approvato entro il 30 novembre nonostante la ferma contrarietà dei lavoratori della scuola, dell’opinione pubblica e degli enti locali”, aggiungono le due sigle.
Cisl: nei numeri l'evidente penalizzazione dell'Abruzzo
A dare manforte alla polemica i numeri con cui si dimostrerebbe quella disattenzione nel paragone che la Cisl fa con il Molise. “ L’Abruzzo con 163.750 alunni ed un terzo delle autonomie scolastiche in comuni montani e semimontani ha avuto una riduzione da 190 a 179 istituzioni scolastiche. Il Molise con 34.398 alunni e circa la metà delle scuole in comuni montani e semimontani ha avuto un taglio di appena tre istituzioni scolastiche, dovendo passare da 52 a 49. La media degli alunni passerà quindi in Abruzzo da 862 a 915 alunni per istituto rientrando a pieno nella media tra 900 e 1.100 alunni pevisto dalla legge Ffnanziaria 2023. Proseguendo nel paragone – continua la Cisl - in Molise la media degli alunni passerà da 661 a 702 alunni. Anche volendo considerare la situazione della rete scolatica della regione Molise sgnificativamente peggiore di quella abruzzese, i numeri impietosamente dimostrano che c’è stata un'attenzione enormemente diversa. Nessuno può pensare di dover affermare che l’Abruzzo doveva avere lo stesso numero medio di alunni per scuola del Molise. Figuriamoci – incalza il sindacato - con 702 alunni di media all’Abruzzo sarebbero spettate 233 istituzioni scolastiche”.
“Sicuramente, considerate anche tutte le differenze, con un'attenzione migliore, ne simile ne uguale, la rete scolastica abruzzese poteva conservare tutte le 190 attuali autonomie scolastiche. Volendo prendere altri riferimento come medie di alunni per istituto dal primo settembre 2024 – precisa ancora la Cisl -: la Basilicata avrà una media di 828 alunni, la Sardegna 799, l’Umbria 833, il Friuli Venezia Giulia 872, la Calabria 907, la Puglia 930 e le Marche 941”. La conclusione è la stessa: “È stato fortemente penalizzante pretendere dall’Abruzzo di rientrare pienamente nella media nazionale tra i 900 e 1100, senza considerare il particolare territorio, le enormi difficoltà nella viabilità, nel trasporto scolastico e nell’edilizia scolastica”.
I segretari di Cgil Abruzzo Molise e Flc-Cgil Abruzzo Molise: "Impugniamo il decreto e avanti con la mobilitazione"
Il segretario della Cgil Abruzzo Molise, Carmine Ranieri e quello della Flc-Cgil Abruzzo Molise, Pino La Fratta danno dunque pieno sostegno all'allarme lanciato dall'Anci con il suo presidente “che ha giustamente rimarcato la contrarietà a un piano che con la scusa dell’attuazione del pnrr nasconde l’ennesimo taglio. Ricordiamo infatti che nell’ultimo tavolo tecnico la Regione, non avendo ricevuto proposte dalle Province, che si sono espresse tutte contro i tagli, ha fatto proprio il piano dell’Usr Abruzzo, che prevede per l’anno scolastico 2024/25 undici istituzioni scolastiche in meno in Abruzzo: quattro in provincia di Chieti, tre in provincia dell’Aquila, due a Pescara e due a Teramo. Si tratta però solo dell’inizio: se il criterio verrà confermato, complice il costante decremento demografico, la nostra regione rischia ulteriori accorpamenti”.
“Mentre aumenta la complessità dei compiti attribuiti alle scuole – osservano i segretari - si decide di accorpare gli istituti scolastici, aumentando il numero complessivo degli alunni per istituto senza diminuire il numero degli alunni per classe: la riorganizzazione del sistema scolastico non può partire da un taglio. Lo abbiamo ribadito più volte: non ci si può limitare ad ‘assecondare’ la dinamica demografica e tagliare in proporzione al numero degli alunni, altrimenti si rischia una spirale inarrestabile. La particolare conformazione territoriale dell’Abruzzo, la presenza di comuni montani, la mancanza di efficienti reti di trasporto renderebbe necessaria un’attenzione specifica al territorio. Per invertire la denatalità servirebbero politiche atte a sostenere l’occupazione stabile di giovani e donne e investimenti idonei a garantire un migliore rapporto tra esigenze di vita e lavoro: più asili nido, gratuità e obbligatorietà delle scuole dell’infanzia, aumento del tempo pieno e tempo prolungato”.
“Non ci rassegniamo: oltre ad impugnare il decreto interministeriale attuativo, continueremo con ulteriori azioni di mobilitazione – fanno sapere -. Abbiamo chiesto al ministro di ritirare il provvedimento e chiediamo alla Regione Abruzzo, come a tutte le Regioni, di non attuarlo. Nel frattempo, utilizzeremo ogni strumento politico per poterlo contrastare, a partire dallo sciopero del 17 novembre che ha tra i punti rivendicativi anche il contrasto al dimensionamento. Investire in conoscenza – concludono Ranieri e La Fratta – vuol dire investire sul futuro: un Paese che taglia sulla conoscenza è un Paese che taglia il proprio futuro”.