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Con lo sciopero delle marinerie arriva la crisi della filiera: si ferma "Le stagioni del mare", il pesce non c'è

Il Flag Costa dei Trabocchi annuncia la sospensione della manifestazione anche per solidarietà verso la categoria, ma è la materia prima a mancare, Scordella: "Bel gesto, ma che fa capire la gravità della situazione per tutta la filiera" e domani si protesta a Roma

“Il Flag Costa dei Trabocchi comunica che, in accordo con i ristoranti coinvolti nell'evento, la manifestazione 'Le Stagioni del Mare' è sospesa perché, a causa dello sciopero delle marinerie, non è possibile garantire un sufficiente approvvigionamento di pescato locale, fresco e di stagione”. Parole che hanno un peso molto più importante di quanto si possa pensare quelle con cui il Flag annuncia lo stop all'evento iniziato il 24 maggio e che è, tra l'altro, un attrattore turistico oltre che un evento di promozione del territorio e della sua qualità gastronomica. 

Il 7 maggio, con amara ironia, avevamo ipotizzato che con li fermo delle marinerie non avremmo più avuto brodetto e frittura di paranza sui tavoli dei ristoranti. Una provocazione che oggi sembra diventare una terribile realtà. Sì certo, c'è del simbolico nella scelta fatta dal Flag che spiega come la decisione sia scaturita anche dalla volontà di esprimere solidarietà alle marinerie. “Come sempre – sottolinea infatti il Flag Costa dei Trabocchi -, siamo al fianco dei nostri pescatori che stanno vivendo un periodo difficile e condividiamo le loro preoccupazioni". Pur vero è però che sentir dire che non c'è sufficiente approvvigionamento per portare avanti la manifestazione, dovrebbe  far suonare il campanello d'allarme nei palazzi romani cui le marinerie da mesi fanno appello perché si trovi una soluzione alla crisi abbattutasi sulla categoria e aggravatasi con il caro gasolio, tanto da rendere "inutile", come ribadito spesso dagli addetti ai lavori, proseguire l'attività.

Se dunque affermare che potrebbe sparire il brodetto è una provocazione, sapere che il pesce per “Le stagioni del mare” non è sufficiente è un fatto: un fatto grave che dà concretezza a quanto detto sin dal primo giorno da Francesco Scordella, presidente dell'associazione armatori di Pescara che lo sciopero lo ha avviato e portato in tutto il Paese. Il fermo degli armatori, aveva detto sin dal primo giorno, determinerà il fermo di un'intera filiera, quanto meno una sua forte crisi e se non aver possibilità di portare il pesce in tavola per un ristoratore non lo è, viene da chiedersi cos'altro possa esserlo. “E' un bel gesto quello fatto dal Flag e i ristoratori – commenta  Scordella parlando a IlPescara -, ma la triste verità è che purtroppo siamo tutti sulla stessa barca. Con noi si ferma una filiera: tutti paghiamo questa grave situazione che, tengo a precisare perché mi sembra che non tutti lo abbiano compreso, ha un'importanza nazionale. La crisi che colpisce noi colpisce anche tutta l'economia che c'è alle nostre spalle”. Il Flag da parte sua augura”"per il bene del settore ittico e dell'economia del territorio, che la situazione di emergenza possa rientrare al più presto, speriamo di poter comunicare a breve le nuove date della manifestazione”. Auspicio condiviso e condivisibile, ma che oggi sembra ben lontano dal potersi concretizzare.

Dal governo risposte alle richieste delle marinerie non sono arrivate e, a dirla tutta, come hanno sempre lamentato i rappresentanti della categoria, nessuno di loro è mai stato invitato a partecipare ai tavoli di crisi quando invece, ha sempre detto Scordella, è loro che chi di dovere dovrebbe ascoltare per attuare giuste soluzioni perché loro sono quelli che ogni giorno escono in mare. 

Se il governo resta sordo, la voce della marinerie non solo non si sopisce, ma si fa sempre più forte. Per questo domani, conferma Scordella, i loro rappresentanti saranno ancora una volta al ministero dell'agricoltura e ancora una volta fuori da quella porta che non hanno mai varcato, per protestare. Chissà che il campanello d'allarme alla fine non suoni perché la scelta di un piccolo Flag di oggi rischia di diventare l'urlo disperato di una filiera, quella di qualità, che è il motore dell'economia italiana.

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