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I medici convenzionati del 118 pronti allo sciopero della fame per il mancato passaggio alla dipendenza

L'iniziativa di protesta è promossa da Nando Del Giovane, referente regionale abruzzese del Saues, sindacato autonomo urgenza emergenza sanitaria, insieme ad altri due sindacalisti

Restare precari a vita. Questa la condizione dei medici convenzionati di emergenza territoriale del 118 e che viene denunciato dai sindacalisti.
Il problema riguarda la legge finanziaria relativa alla sanatoria dei contratti che però rischia di trasformarsi semplicemente in un nuovo contratto a vita in regime di condizione.

Questo, in sintesi, quanto detto da Nando Del Giovane, referente regionale abruzzese del Saues (sindacato autonomo urgenza emergenza sanitaria) a margine dell'incontro sindacale che si è svolto a Sorrento.

Del Giovane, insieme alla maggioranza degli altri 2.790 medici italiani convenzionati, rivendica il riconoscimento del passaggio alla dipendenza, «diritto negato da ben 25 anni»: «Quello che evidentemente sfugge a questi giovani colleghi e forse a buona parte della politica italiana, è l’indegna condizione professionale, economica e previdenziale che questo sistema sanitario feudale riserva ai convenzionati di emergenza territoriale, un sistema che nega a chi non è dipendente i diritti e le tutele più elementari: niente malattia, infortunio, legge 104, corsi di aggiornamento, tredicesima e tfr, per fare qualche esempio», evidenzia Del Giovane, «dopo 40 anni di servizio noi medici convenzionati del 118 andremo in pensione con 1.380 euro e senza nessuna buonuscita, pur indossando la stessa divisa dei dipendenti ed assumendo le stesse responsabilità professionali e penali di chi viceversa andrà in pensione con 2.770 euro e ben 112 mila euro di buonuscita».

«Dipendenti e convenzionati hanno uno status giuridico diverso e noi siamo fortemente penalizzati con trattamenti completamente differenti», dice Del Giovane che abbiamo contattato, «il problema non è ora che stiamo lavorando perché uno stipendio dignitoso lo portiamo a casa anche se i dipendenti prendono 800 euro in più e tredicesima pur lavorando meno e non prenderemo il tfr (trattamento di fine rapporto). E non abbiano nemmeno diritto alla legge 104 e ai congedi e ci paghiamo anche i corsi di formazione. Sono tanti i diritti di negati, io sto lottando per i più giovani per fargli capire che andranno incontro alla mia stessa situazione. Un collega andrà in pensione tra due mesi con con 1.180 euro dopo 40 anni, mentre i colleghi dipendenti con 2.770 più 110 mila euro di buonuscita. È una situaziuone discriminatoria, il nostro sindacato, pur piccolo, ma è l'unico che sta lottando. Anzi il Fimmg (federazione italiana medici di medicina generale) è il nostro peggior nemico, per noi tutela la casta». 

In Abruzzo ci sono 80 medici convenzionati coinvolti in questa vicenda, ma in passato erano un centinaio perché molti giovani preferiscono abbandonare. Dal 2005, ovvero dal 2017 sono stati sospesi i passaggi alla dipendenza. Era stato presentato un emendamento per cambiare le cose ma poi è stato bocciato per una questione di mancanza di fondi. «Ma così il sistema rischia di estinguersi», ammonisce Del Giovane, «perché nessuno sceglierà di seguire questa strada. Se la situazione non dovesse sbloccarsi siamo pronti a uno sciopero della fame sotto al ministero della Salute a Roma, saremo almeno una decina di medici convenzionati».

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