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Le minacce all'associazione Amici della Russia: "Popolo di animali e sotto la media"

Il presidente Lorenzo Valloreja ha già fatto denuncia ai carabinieri: "Avevamo chiesto di abbassare i toni, andiamo avanti con convinzione, ma la narrazione va cambiata e le sanzioni fanno male solo a noi"

“Avviso: chiudete immediatamente la vostra sede e sparite dalla circolazione! Anche dal web! Grazie al criminale Putin e l'idiota popolo russo che lo segue, tutto il mondo odia ciò che è russo! Ringraziate Putin e il popolo russo! Il nostro gruppo è molto deciso a proteggere gli italiani dal pericolo alimentato dagli animali russi, gente senza dignità e valori. Il ristretto numero di persone che emersero in passato per valore culturale non cancella la constatazione che il popolo russo è pericoloso e inoltre, nel complesso, che è di livello intellettivo sotto la media degli altri popoli”. E' solo una parte della lunga mail arrivata ieri alle 23.13 nella casella postale dell'associazione Amici della Russia. Una mail dai toni a dir poco discriminatori in cui all'associazione presieduta da Lorenzo Valloreja che prosegue così: “questo spiega l'atto animale e criminale contro il popolo pacifico e innocuo dell'Ukraina e anche perché il popolo russo è diventato un grande gregge di pecore che si fa stupidamente guidare dal nuovo Hitler Putin. Il popolo russo è talmente idiota che ha dimenticato Hitler, che nel 1939 invase la pacifica e innocua Polonia! Comunicate anche ai vostri associati di nascondere che sono russi o filorussi poiché grazie a Putin sta nascendo in Italia e negli altri Paesi un movimento simile a quello che fu contro gli ebrei al tempo del nazismo. Uomo russo uguale pericolo animale. Ringraziate Putin e il popolo russo assassini di civili inermi”. La denuncia ai carabinieri è già stata fatta e Valloreja ricorda come quanto accaduto era quanto purtroppo temeva prima o poi si verificasse. Qualche giorno fa era stato lui stesso a chiedere di abbassare i toni e a Il Pescara aveva raccontato di bambini additati come “assassini russi” dai compagni di scuola. Ieri sera la mail di minaccia che, però, non spaventa Valloreja.

Non è l'unica associazione ad aver ricevuti messaggi dai toni razzisti e aggressivi, ma proprio per questo, dichiara oggi, “siamo ancora più convinti e determinati riguardo il nostro modus operandi che, ricordiamolo, si basa rispetto a ciò che sta accadendo ad est, esclusivamente sulla buona volontà, la mediazione e la ricerca della pace. Costi quel che costi, per il bene degli ucraini, dei russi, ma soprattutto degli italiani. Giacché non siamo 'filorussi' o non so cosa peggio, ma italiani patriottici e propositori di certe visioni, anche e soprattutto geopolitiche. Certo, ora soprattutto, non cantiamo nel coro o non impariamo il copione. Gli amanti del bel recitare e declamare possono scegliere altri teatri”, chiosa Valloreja. “Farneticazioni” quelle arrivate via mail di cui “non abbiamo paura” perché, ribadisce ancora, resta la convinzione che “la convivenza civile è l’unico vero bene che deve essere tutelato dalle istituzioni”. Per questo, incalza, “è fuor di dubbio che il coverno dovrebbe rivedere, unitamente a tutti gli organi d’informazione, la narrazione di questa crisi diplomatico-militare. Non può esistere, infatti, a rigor di logica, in una qualsiasi discussione, ed a maggior ragione in una guerra, un senso unidirezionale della verità e quindi delle responsabilità su ciò che sta accadendo. Quando ciò accade si passa inevitabilmente dalla civiltà al campo dell’arbitrarietà e dell’irrazionalità: insomma dell’ormai ben noto e analizzato pensiero unico”.

Il presidente dell'associazione Amici della Russia riferisce quella “irrazionalità”, come già fatto, alla scelta di sanzionare la Russia perché quelle sanzioni, torna a dire, “non lederanno come auspicato l’economia di Mosca, già organizzata per simili tempeste e proiettata verso la Cina e gli altri colossi del Bric, ma, semmai, le economie occidentali, e in particolar modo quella italiana.Stiamo seriamente soffiando sul fuoco, non solo in ambito internazionale ma anche sul fronte interno rispetto alla coesione sociale del Paese”. “La gravissima situazione dei pescatori e degli autotrasportatori, legata al caro carburanti, non è che la punta dell’iceberg: è umanamente impossibile pensare di poter fare a meno, dalla sera alla mattina, del 46% del gas russo, quando la realizzazione e l’attuazione di un serio piano B in ambito energetico richiederebbe, almeno, una decina d’anni: nel frattempo, la nostra economia e la convivenza civile che fine farebbero? Suvvia, siamo seri”, asserisce. “O ci piaccia o non ci piaccia, dobbiamo necessariamente riconoscere che esistono ancora dei blocchi con le relative sfere d’influenza, e 'cortili di casa' soprattutto (questi ultimi in primis il buon senso e un genuino anelito alla pace suggerirebbero di non insidiare). L’Ucraina, al di là di quello che possano pensare a Kiev e Bruxelles, ricade, di fatto, nel 'cortile di casa' di Mosca. D'altronde il segnale lanciato da Lavrov in quel di Turchia ci sembra abbastanza evidente”, aggiunge riferendosi alla dichiarazione con cui ha affermato di non aver più fiducia nei partner occidentali e di volere un incontro con gli Stati Uniti per avere, “in fase di trattativa, la certezza che, in futuro, non vi siano atti antirussi in Ucraina”.

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