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Venne ucciso nel parco Villa De Riseis, i familiari di Mario Pagliari dovranno essere risarciti dal ministero dell'Interno

L'avvocato della famiglia, Giuseppina D'Angelo, fa sapere della sentenza emessa dal tribunale civile di Roma che accerta la responsabilità del ministero dell'Interno nella causazione dell'evento

I familiari di Mario Pagliari dovranno essere risarciti dal ministero dell'Interno per l'omicidio dello stesso nel parco comunale Villa de Riseis il 6 luglio del 2008.
È stata infatti accertata la responsabilità del ministero dell'Interno nella causazione dell'evento.

Il tribunale civile di Roma, con sentenza numero 5482/2021 resa lo scorso 30 marzo. accogliendo la domanda formulata dai familiari della vittima ha riconosciuto che il Ministero dell'Interno deve rispondere dei danni da questi subiti per non aver impedito l'evento che aveva l'obbligo di giuridico di impedire.

L'avvocato della famiglia ricorda che l'autore del crimine, Michelangelo D'Agostino, all'epoca incaricato dalla Cooperativa “la Cometa” di svolgere le funzioni di custode del parco comunale, il pomeriggio del 6 luglio 2008, aveva commesso l'omicidio per futili motivi, intervenendo, durante una partita a carte, in una conversazione tra alcuni partecipanti dell’associazione ricreativa per anziani operante all’interno del parco. D’Agostino, all'epoca, era internato nella casa di reclusione di Castelfranco Emilia e si trovava in Pescara poichè, con provvedimento del 6 marzo 2008, gli era stata concessa dal magistrato di sorveglianza di Modena una licenza trattamentale da trascorrere nella Caritas di Pescara e nel provvedimento erano state impartite diverse prescrizioni tra le quali: l’obbligo di non trasferirsi in altra località senza l’autorizzazione del magistrato e l’obbligo di non portare armi. La vigilanza sulla osservanza delle predette prescrizioni era stata espressamente affidata alla questura di Pescara - Divisione Polizia Anticrimine Ufficio Misure Alternative.

«Solo a seguito del grave reato era stato accertato che il D’Agostino era in possesso di una pistola», scrive l'avvocato Giuseppina D'Angelo, «arma che portava evidentemente con sé quando circolava nel parco aperto al pubblico e che custodiva all’interno della struttura ricreativa, nella stanza dove dormiva, in violazione delle prescrizioni imposte dal provvedimento del magistrato di sorveglianza (che gli imponeva anche di trascorrere la licenza alla Caritas). Dal verbale di sequestro eseguito il giorno dell’omicidio dagli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria della questura di Pescara erano stati rinvenuti all’interno della federa di un cuscino una scatola contenente 25 munizioni di marca Browniing calibro 7,65, proiettili inesplosi dello stesso calibro di quelli utilizzati per l’omicidio. Come rilevato in sentenza, è risultato omesso lo svolgimento di alcuna, pur minima, attività di controllo e sorveglianza da parte della Questura dalla data di concessione della licenza (marzo 2008) alla data di commissione del delitto (nel luglio 2008)».

Il giudice Assunta Canonaco ha ritenuto che l’omissione posta in essere dalla autorità di pubblica sicurezza del comportamento impostole da una norma giuridica specifica e da un provvedimento del magistrato, oltreché dalla posizione di garanzia rivestita a tutela della sicurezza pubblica (implicante l’esistenza a suo carico anche di un generico dovere di intervento in funzione dell’impedimento dell’evento) debba considerarsi quale condizione determinativa del processo causale dell'evento dannoso. Dunque, il tribunale di Roma, accertata la sussistenza a carico del ministero dell’Interno di un obbligo di controllo e di vigilanza nei confronti del D'Agostino e la totale omissione di tali attività, ha ritenuto che la condotta doverosa, se fosse stata tenuta, avrebbe ragionevolmente impedito il verificarsi del crimine. Pertanto, ha condannato il ministero dell'Interno a provvedere al risarcimento dei danni subiti dai familiari della vittima, i quali non hanno potuto ottenere alcunché dall'autore del crimine che sta scontando la pena dell'ergastolo.

«Tale provvedimento di primo grado si inserisce», come ricorda la legale D'Angelo, «e si spera lo completi in via definita - nel lungo percorso giudiziario intrapreso dai familiari del signor Mario Pagliari. In particolare il figlio Domenico, unitamente alla sottoscritta, ha sempre avuto la ferma convinzione che la responsabilità dell'accaduto non potesse essere ascritta solo al D'Agostino, visto che tale criminale, con numerosi precedenti penali per gravissimi reati contro la persona, si trovava in Pescara per aver ottenuto una licenza trattamentale dal Magistrato di Sorveglianza di Modena ed era stato sottoposto alla vigilanza della questura di Pescara».

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