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Raddoppio ferroviario Pescara-Roma, Italia Nostra: "A rischio le sorgenti Giardino"

"Nessun traforo nel Morrone: Rfi applichi il principio di 'precauzione' o tutti i Comuni del pescarese e non solo, potrebbero restare a secco: non sia un nuovo Gran Sasso"

Sì al raddoppio ferroviario Pescara-Roma, ma un secco “no” alla realizzazione delle due gallerie di 9,8 chilometri e 1,4 chilometri, che Rfi prevede realizzare a Scafa e Pratola Peligna, nell'ambito del progetto.
Un traforo che entrerebbe nel cuore del Morrone interessando “completamente le sorgenti del Giardino, site solo a dieci metri al di sotto del piano della galleria, col rischio che in presenza di drenaggi le stesse possano addirittura seccarsi”.

A denunciarlo, chiedendo di rivedere il progetto così come fatto anche dal Wwf che aveva già parlato di rischi per le risorse idriche, è la sezione abruzzese di Italia Nostra che si appella all'applicazione del cosiddetto “principio di precauzione”, annunciando di avere intenzione di portare la questione nel dibattito nazionale.

Modiche necessarie quelle al tracciato, sostiene l'associazione, sia per ragioni ambientali che sociali. Le prime risiedono proprio nella previsione di realizzazione di un traforo da 930 milioni di euro i cui tempi di realizzazione sono stimati in oltre 7 anni e che, soprattutto, “intercetta trasversalmente il flusso della grande falda idrica del Monte Morrone che alimenta 37 sorgenti tra cui quelle del Giardino, con acque di eccezionale qualità chimico-fisica, captate fin dal 1958 ad uso potabile e distribuite tramite il principale acquedotto d’Abruzzo”. A rischio, dunque, sarebbero le sorgenti del Giardino che, con gli 88 milioni di metri cubi di acqua immessi ogni anno, forniscono complessivamente 450 mila abitanti, anche nel Comune di Pescara, con punte di oltre 650 mila nei periodi estivi. Quel traforo, dunque, sostiene l'associazione, metterebbe a rischio non solo le sorgenti stesse con gravi danni ambientali, ma anche “tutti i centri abitati della Valle del Pescara e con le interconnessioni acquedottistiche, i 64 Comuni dell’Ambito Ottimale gestito dall’Aca”, toccando quindi non solo tutti quelli del pescarese, ma anche Comuni costieri come Francavilla Al Mare e dell'interno come Bucchianico, ma anche parte di quelli di Teramo (Silvi e Atri).

L'appello di Italia Nostra è quello di non ripetere l'errore fatto con il Gran Sasso la cui esperienza “dimostra - incalza - che quando si interviene con trafori su un massiccio carsico di grande dimensione e di estrema complessità, grande serbatoio di preziosa acqua, é necessario realizzare drenaggi permanenti. Come conseguenza si produce svuotamento della montagna, seccagione di sorgenti, scomparsa habitat con la loro biodiversità, diminuzione drastica delle portate idriche fluviali (com’è avvenuto per il fiume Tirino che ha dimezzato le sue acque), e neppure le acque drenate e 'recuperate' sono immuni da impatti perché soggette a episodi d’inquinamento”.

Quello di cui si chiede l'applicazione è dunque il “principio di precauzione”. A dimostarlo altre esperienze negative che hanno ferito il territorio italiano. Tra queste la “devastazione”, come viene definita, dell'equilibrio idrogeologico del Mugello, causata dai tunnel ferroviari realizzati nella tratta Firenze-Bologna tanto che i corsi d'acqua “sono stati dichiarati biologicamente morti, a causa della perdita totale del deflusso estivo”, con la falda che “si è abbassata di almeno 200 metri (600 metri quella del Gran Sasso) e grandissimi volumi di acqua sono andati perduti per sempre”. Altro esempio quello delle gallerie principali del Tav (Vaglia Fiorenzuola e Raticosa) che “hanno svuotato la montagna drenando l'acqua, come avviene nel Gran Sasso, con conseguenti scomparse di sorgenti, pozzi e torrenti”. Sull'argomento Italia Nostra ha convocato per domani una conferenza stampa.

Tutte esperienze che impongono, ribadisce Italia Nostra, l'applicazione del “principio di prevenzione” laddove la Via (Valutazione di Impatto Ambientale), pur presente, non si è dimostrata capace di “prefigurare compiutamente o semplicemente con sufficienza, l'impatto ambientale effettivo” che opere che intervengono su sistemi naturali complessi possono avere. “Nello spirito e nella lettera della procedura di Valutazione dell’impatto ambientale – spiega ancora Italia Nostra - si richiede di verificare opzioni alternative e che venga garantita un’effettiva partecipazione dei cittadini, attraverso le loro rappresentanze associative, al processo decisionale, prendendo in seria considerazione tutte le osservazioni e motivarne la valutazione, sia in caso di accettazione che di rigetto”.

Ai danni ambientali si aggiungono poi quelli sociali dato che il collegamento esclude, spiega ancora l'associazione, “i Comuni di Tocco da Casauria, Bussi sul Tirino e di Popoli coi loro centri limitrofi. Per i cittadini di quest’area è una disincentivazione all’utilizzo del treno e la preclusione futura all’utilizzo del sedime ferroviario in funzione integrativa metropolitana per contenere il trasporto privato e le emissioni clima alteranti”. Tutte situazione dalle conseguenze “imprevedibili” per le quali Italia Nostra chiede a Rfi di rivedere il progetto del raddoppio ferroviario Pescara-Roma "e di valutare opzioni alternative meno impattanti sull’ambiente e sul paesaggio”.

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