In piazza Salotto per dire no al Ddl Zan: "Restiamo liberi di esprimerci e pensare" [FOTO]
Manifestazione di protesta nel tardo pomeriggio di ieri, domenica 25 luglio, organizzata da Pro Vita & Famiglia
Una manifestazione di protesta contro il Ddl Zan, ritenuto liberticida, è stata organizzata in piazza Salotto (piazza della Rinascita) a Pescara ieri pomeriggio, domenica 25 luglio.
È stato srotolato un bandierone di 600 metri quadrati di libertà rappresentativo della manifestazione.
È sttao svolto un flashmob con tutti coloro che hanno partecipato.
«In Abruzzo», segnala la responsabile territoriale Carola Profeta, «sono sempre più numerose le segnalazioni avute dai genitori rispetto a progetti scolastici o comportamenti di insegnanti che ledevano il principio fondamentale sancito in Costituzione e nella Carta dei diritti dell'Uomo (articolo 26) della priorità educativa in capo alla famiglia. Ci sono temi e argomenti sensibili che la scuola non deve affrontare sulla base di ideologie che potrebbero non essere condivise dall'identità morale ed etica dei genitori. Farlo è un abuso di potere e un abuso sui minori. Per quanto ci riguarda, faremo di tutto per non farci tappare la bocca, continuando a batterci per la nostra libertà».
Questo quanto aggiunge la Profeta: «Tanta la gente che si è fermata per conoscere il motivo della nostra manifestazione, tutti, una volta sentite le nostre posizioni, concordavano sul nostro dissenso contro il Ddl Zan. Ho avuto l'onore e il piacere di conversare per venti minuti con Giuseppe, gay, sposato con un uomo che ci ha raccontato la sua storia e ci ha detto che era d'accordo con noi. Soprattutto sull'educazione ai figli. Ci ha raccontato la sua esperienza personale dove alla propria nipotina, la mamma ha aspettato i 10 anni per spiegare la scelta e il matrimonio dello zio. Ogni genitore sa l'età giusta per parlare di certi temi ai propri figli. I genitori sanno, un'insegnante, un dirigente scolastico, un associazione che viene da fuori a parlare ai nostri figli a scuola no. Non lo può e non lo deve fare. Il gender esiste e Papa Francesco lo ha paragonato al nazismo. Non si può normare l'orientamento di genere, non si possono dare 4 milioni di euro alle associazioni Lgbt per parlare di gender nelle scuole dei nostri figli. Non si può pensare di introdurre il reato di opinione».