rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Attualità

La Cgil manifesta davanti al pronto soccorso: "Non si può privatizzare, la sanità è pubblica e tale deve rimanere"

Il segretario cittadino Luca Ondifero e Massimo Di Giovani della Fp-Cgil spiegano le ragioni del presidio che si terrà lunedì 14 novembre davanti all'ospedale: dalle liste d'attesa, alla medicina territoriale passando per la stabilizzazione dei precari è alla Regione che si rivolgono perché vi sia una programmazione e si proceda con scelte condivise

Un presidio per chiedere a gran voce alla Regione Abruzzo di cambiare marcia sulla sanità e di farlo in fretta a partire da quella programmazione che, denuncia la Cgil, ancora manca. Ad organizzarlo è proprio il sindacato che dà appuntamento alle 10 di lunedì 14 novembre davanti all'ospedale di Pescara per protestare, ma soprattutto per avanzare richieste chiare su come intervenire a tutela di quello che è un diritto di tutti, ma che non a tutti sarebbe garantito: curarsi.

Il pronto soccorso diventa così il simbolo dell'iniziativa perché è da qui sottolinea la Cgil, che rischia di partire il processo di privatizzazione qualora si attuasse la delibera Asl di agosto che prevede di appaltare ad un servizio esterno la gestione dei codici bianchi e verdi. Nel ribadire il “no” a questa possibilità il segretario della Cgil Pescara Luca Ondifero sottolinea come il presidio di lunedì voglia essere un grido d'allarme sulla gestione complessiva della sanità, ma sopratutto un modo per portare ancora una volta all'attenzione della Regione gli altri temi che la riguardano. Temi che da anni tengono banco e su cui ad oggi poco o niente si è fatto per dare risposte, tuona la Cgil. Argomenti interconnessi l'uno con l'altro: dal pronto soccorso alle lunghe liste d'attesa, dalla necessità di potenziare la medicina territoriale alla stabilizzazione dei precari. Aspetti che, incalza il sindacato, vanno trattati, programmati e messi a sistema alla luce dell'unica certezza che si ha. Quella dettata dall'articolo 32 della Costituzione, sottolinea Ondifero e che non può essere in alcun modo scalfita: la sanità è pubblica e gratuita, deve quindi assicurare assistena a tutti e così le cose devono rimanere.

Andiamo con ordine e partiamo proprio dal problema pronto soccorso su cui parole chiare ne spende Massimo Di Giovanni della Fp-Cgil. Esternalizzare il servizio comporterebbe una serie di problematicità spiega, a cominciare da quella delle responsabilità. “A parte che un paziente non saprebbe neanche se chi lo sta curando è un medico della Asl o un medico di una delle società che ha preso in carico il servizio, ma in caso di errata diagnosi di chi sarebbe la responsabilità? - si chiede -. A questo si aggiunge il fatto che per questi medici, essendo pagati a prestazione, si prevede un compenso maggiorato rispetto a quelli interni e questo non ci sembra corretto nei loro confronti”. Se da una parte ammette che la decisione di esternalizzare è stata presa, così come in altre regioni del nord, perché i bandi fatti per reclutare il personale di prima linea sono tutti andati deserti, dall'altra proprio sul bando Di Giovanni chiede di far leva facendone uno diverso che preveda innanzitutto non l'assunzione a tempo determinato, ma indeterminato e che non chieda di presentare le domande entro una settimana, ma almeno in un lasso temporale di un mese. “Nel frattempo - aggiunge – si potrebbe pensare alla possibilità di utilizzare anche turni aggiuntivi per i medici che lavorano nelle unità operative equipollenti tipo medicine, chirurgia e cardiologia senza andare a sovraccaricarli, ma prevedendo un aumento del compenso orario per i turni aggiuntivi in pronto soccorso”. Un decongestionamento che dovrebbe far leva anche, precisa, sui medici di medicina generale di base evitando così di andare ad esternalizzare i servizi.

Proprio la medicina territoriale e il suo potenziamento è uno degli altri grandi temi che solleva Ondifero che si appella al senso di responsabilità anche per l'utilizzo dei fondi del pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza). “Bisogna intervenire sulla rete territoriale sanitaria. Se abbiamo un sistema ospedalocentrico è chiaro che tutti si riversano nel pronto soccorso di Pescara creando sovraffollamento e problemi ai medici costretti anche a prendere insulti se non peggio. Potenziare la medicina territoriale – prosegue il segretario della Cgil – vuol dire creare un sistema sanitario sul territorio che faccia in modo che le cose meno impattanti si possano gestire direttamente nei piccoli comuni grazie ad esempio alle case di comunità che saranno realizzate con il pnrr. Non accada come accaduto con Popoli quando con il decreto Lorenzin si disse che l'ospedale doveva essere declassato per diventare un centro riabilitativo d'eccellenza. Si è fatto il primo pezzo spogliandolo, ma poi il centro di eccellenza non è stato realizzato. Il pnrr va proprio in questa direzione”, aggiunge, ma se si realizzano le strutture non si può pensarle senza personale: il terzo grande tema sul tavolo di confronto.

“Il pnrr – incalza Ondifero – permette sì di investire dal punto di vista infrastrutturale, ma non garantisce la copertura dell'occupazione perché il grande problema continua ad essere quello del costo del personale. Negli ultimi 20 anni i governo hanno abbassato sempre di più questo tetto di spesa ed è per questo che abbiamo il timore che una volta create le Case della comunità e le Case della salute, non ci siano sufficienti risorse per stare dentro quel tetto di spesa e che si finisca per privatizzarle andando ad appaltare i servizi”.

Un timore per il quale già da ora il sindacato chiede risposte chiare così come sulle liste d'attesa infinte che oggi il diritto alle cure, denuncia ancora la Cgil, non lo assicura a tutti. “Non può esserci libero arbitrio rispetto a quando una persona deve fare una tac o un'esame diagnostico particolarmente complesso o impattante - prosegue il segretario della Cigl -. Ci sono dei tempi da rispettare sulla base della gravità che viene rilevata da chi è deputato a farlo. Qui accade invece che esami, anche i più banali per cui l'attesa massima dovrebbe essere di 120 giorni vengono rinviati ad un anno penalizzando chi non può permettersi una visita privata che viene fatta nell'arco di 24, o in intramenia”. Un sistema che penalizza dunque quelli che già vivono condizioni economiche difficili e per i quali l'accesso alle cure diventa sempre più complicato senza dimenticare che anche la mobilità passiva al sistema sanitario abruzzese costa e molto: 94 milioni specifica Di Giovanni. “E' come – sottolinea Ondifero – se chi nasce qui sia destinato per formazione culturale a pensare che se ti vuoi curar bene devi andare fuori. Ma perché siamo peggiori degli altri? Forse – chiosa – non abbiamo adeguatamente affrontato il tema delle specializzazioni e della valorizzazione del personale”.

Il personale è, di fatto, un po' la chiave di tutto. Sia Ondifero che Di Giovanni sottolineano come ad oggi un precario su sei nella sanità sia precario e questo vuol dire non valorizzato nelle sue competenze con un effetto cascata che ricade in ultimo, non per importanza, sui pazienti. A dare i numeri in questo caso è Di Giovanni che spiega come la preoccupazione più grande sia per i contratti in scadenza: quelli dei 332 sanitari assunti per l'emergenza covid e altri 169 già in forze alla Asl di Pescara. “Il personale in questione – spiega – non ha avuto e ad oggi non ha soltanto il compito di fronteggiare l'emergenza, ma è indispensabile al minimo sostegno dei servizi”. Va insomma a coprire le mancanze lì dove si registrano di volta in volta. “Un mancato rinnovo o una mancata proroga dei contatti impatterebbe in maniera importante sui servizi, impattando sia sulla qualità degli stessi che sui lavoratori. E' evidente – aggiunge il segretario della Cigl Pescara – che molta precarietà non dà tranquillità né a chi lo è né a chi deve essere curato”. In ultimo il sindacato chiede che si lavori ad un sistema di digitalizzazione ed efficientamento dei servizi almeno per i più semplici come il ricevere le analisi del sangue via mail o avere la possibilità di fare una prenotazione da remoto. Sburcratizzare è dunque un altro elementoVolantino presidio pronto soccorso cgil cui dare risposte, ma ad oggi le priorità restano quelle di decongestionare il pronto soccorso e smaltire le liste d'attesa e per farlo, ribadiscono, serve una vera programmazione che guardi alla medicina territoriale e alla stabilizzazione del personale perché tutti possano, nei tempi giusti, curarsi.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La Cgil manifesta davanti al pronto soccorso: "Non si può privatizzare, la sanità è pubblica e tale deve rimanere"

IlPescara è in caricamento