rotate-mobile
Attualità

Lunghe attese in pronto soccorso e torna l'incubo covid: in 20 attendono il ricovero

Dopo la segnalazione di alcuni lettori che hanno atteso anche 10 ore per essere presi in carico, il punto lo fa il primario Alberto Albani che spiega le difficoltà nel districarsi tra iperafflusso, carenza di posti letto, carenza di personale e il riaffacciarsi della pandemia

Diverse lamentele sulle lunghe attese al pronto soccorso di Pescara sono arrivate dai nostri lettori. Attese estenuanti durate anche più di dieci ore. Sul perché abbiamo interpellato il primario dello stesso, il dottor Alberto Albani che spiega chiaramente l'affanno che si sta vivendo e la difficoltà che si ha ne rispondere soprattuto ai codici bianchi e verdi, i meno gravi. I problemi sono diversi a cominciare da quello che forse ci si aspettava meno: il ritorno del covid. Attualmente, infatti, in attesa di ricovero al covid hospital che, ci spiega Albani è già pieno, ci sono circa 20 persone che vanno tenute ovviamente separate dalle altre. Un problema questo che si sta ripresentando, sottolinea, in tutti i pronto soccorso abruzzesi che lui stesso ha contattato oggi e il timore è che passate due settimane dalle feste di Pasqua il numero possa crescere in modo esponenziale. C'è poi la gestione di quello che è ormai un vero e proprio reparto di ricovero nato dentro gli spazi del pronto soccorso dove attualmente si trovano altre 20 persone, spiega ancora Albani e i posti letto per gli acuti non sono abbastanza. “La media europa – sottolinea – è di 5,3 posti letto per 100mila abitanti, noi abbiamo la media del 2,8 che è una media molto bassa. E' difficoltoso tenere qui le persone più giorni dobbiamo fare il doppio lavoro e rischiamo di farlo anche male visto che noi dovremmo fare attività, appunto, di pronto soccorso mentre i pochi medici che abbiamo devono anche fare più visite al giorno ai ricoverati togliendo tempo al resto del lavoro”.

Quello del personale è il terzo problema. Un problema noto e che riguarda tutto il Paese, tiene a precisare. In ultimo l'iperafflusso dei pazienti dovuto al fatto “che sul territorio non c'è ancora una risposta adeguata, nel senso che ormai si preferisce venire in pronto soccorso perché abbiamo la possibilità di fare accertamenti in maniera più rapida”. Albani spiega infine come comprenda il disagio di chi arriva per codici non urgenti, che è comunque in uno stato di sofferenza e che si trova ad attendere ore prima di essere assistito invitandolo ad evitare, per cose non gravi, a recarsi nel presidio. D'altra parte, conclude, i codici rossi e gialli hanno una priorità e per capirne l'importanza basta pensare al fatto che quando Yelfri Rosado Guzman, il cuoco 23enne ferito a colpi di pistola mentre era a lavoro a Casa Rustì in piazza Salotto, è arrivato in pronto soccorso per stabilizzarlo c'è voluto l'impegno di tutto il personale e sei ore che gli hanno salvato la vita.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Lunghe attese in pronto soccorso e torna l'incubo covid: in 20 attendono il ricovero

IlPescara è in caricamento