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La rete di emergenza-urgenza rischia il collasso: parlano i sindaci di Penne e Popoli

Bene per i due primi cittadini la creazione di un distretto unico, ma se a Penne non arriveranno sostituti per i due medici del pronto soccorso che a che a luglio andranno in pensione, si rischia il congestionamento, mentre per Popoli è di anestesisti che c'è bisogno

Il sistema di assistenza di emergenza-urgenza del territorio di Pescara rischia di collassare. E' l'allarme che due settimane fa il sindaco di Penne Gilberto Petrucci ha lanciato nel corso dell'ultimo incontro, da lui richiesto, che il comitato ristretto dei sindaci ha avuto con i vertici della Asl. E' lui stesso a raccontarlo a IlPescara quando lo contattiamo, e con lui anche il sindaco di Popoli Moriondo Santoro, per chiedergli se come chiesto questa mattina dal Nursind provinciale, aumentare i posti letto nei due presidi per decongestionare il pronto soccorso di Pescara sia un'ipotesi praticabile.

Potrebbe esserlo sì, se ci fosse personale sufficiente per garantire poi l'assistenza: questa la risposta che riceviamo da entrambi. A rischiare di andare nel giro di poche settimane al collasso è infatti anche il pronto soccorso di Penne, spiega Petrucci. Se l'arrivo dell'estate già di per sé rappresenta un maggiore afflusso di utenti nei pronto soccorso, quello di Pescara in primis, a Penne da luglio si potrebbe non essere più in grado di garantire i turni per l'emergenza: “ci sono cinque medici in pronto soccorso – afferma il sindaco -. A luglio due andranno in pensione e se non saranno sostituiti non si potranno mantenere i turni con gravi ripercussioni su tutto il territorio”. E' così che scopriamo che c'è già una sorta di "controesodo" verso la città vestina da quando a Pescara le attese durano ore se non giorni. “Riceviamo molti pazienti dalla costa. Il problema della carenza di personale l'ho fatto presente al direttore generale e il direttore sanitario in occasione dell'ultimo incontro: mi auguro che in tempo brevissimo si assuma perché rischiamo il collasso sul reparto emergenza-urgenza nella rete Pescara-Penne-Popoli. Rischiamo anche qui il congestionamento – ribadisce -. Il nostro presidio non dà risposte solo agli utenti dell'area vestina che sono circa 40mila cui si aggiunge una parte di quelli che arrivano dai Comuni del teramano limitrofi, ma anche a chi da Pescara arriva con codici verdi e gialli. Quando parliamo della Nuova Pescara non si può non tener conto dell'entroterra. Si deve fare un discorso di vocazione complessiva”.

Anche per Santoro il problema non è nell'aumentare i posti letto: quello si può anche fare, “ma servono i medici per garantire l'assistenza. La Asl deve capire che gli ospedali di Popoli e Penne devono avere una funzione”. Nel sottolineare l'importanza del pronto soccorso del presidio che in più di un'occasione è riuscito ad intervenire in situazioni gravi salvando la vita dei pazienti che da lì hanno poi raggiunto l'ospedale di Pescara, il problema più grande che si vive in questo ospedale riguarda la carenza di anestesisti,. “Abbiamo un primario che non riesce a fare i turni. Ne servirebbero almeno due. Siamo in grossa difficoltà, non si riesce a portare a termine il programma settimanale, molte operazioni slittano e le sale operatorie sono ferme. Il nostro ospedale potrebbe essere una Ferrari e invece è un Cinquecento. Ci si deve mettere in mente che serve personale per poter sfruttare tutte le potenzialità che ci sono. Bisogna agire per incrementare il personale nei presidi periferici così si riesce a lavorare meglio, decongesionare Pescara aumentando posti letto, ma con la garanzia dell'assistenza. Non è una competizione tra presidi: è sempre il cittadino al primo posto e gli va garantito un servizio adeguato”.

Sia Petrucci che Santoro sottolineano il buon lavoro che in accordo con la Asl si sta facendo per fare dei due ospedali un distretto unico capace di avere una sua autonomia e dunque di trattenere risorse e personale, il problema dell'aumentare quest'ultimo resta e senza anche il buono rischia di diventare vano.

E' però noto che per quanto riguarda l'emergenza-urgenza reperirne non è semplice perché i bandi che anche la Asl ha indetto, vanno deserti: nessun medico vuole andare a lavorare in pronto soccorso. “Ci sono meno incentivi, meno possibilità di carriera ed è più rischioso. Basta sbagliare una diagnosi per ritrovarsi in situazioni difficili”, sottolinea il sindaco di Penne cui chiediamo se dunque una soluzione potrebbe essere quella di garantire incentivi economici, cosa di cui si è parlato anche riguardo gli infermieri che, come i medici, sono sempre più difficili da reperire per i presidi di prima linea. “Bisogna sempre fare le cose nel rispetto delle normative regionali e i contratti collettivi nazionali – conclude Petrucci -, ma è chiaro che bisogna individuare un meccanismo o sarà il collasso. Per quanto ci riguarda la carenza di medici in pronto soccorso e in medicina è un grave problema anche perché il primo è strettamente legato al secondo: è a medicina che va chi ha delle criticità e necessità di approfondimenti diagnostici”. Dunque, alla luce di quanto dichiarato, pensare di decongesionare Pescara aumentando solo i posti letto non sarebbe che un palliativo: è il personale il nodo da sbrogliare e in fretta.

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