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Processo per la tragedia di Rigopiano, l'esito dell'udienza in tribunale

Si è tenuta nella giornata di ieri, venerdì 23 luglio, l'udienza del processo relativo al disastro dell'hotel Rigopiano di Farindola nel quale morirono 29 persone

L'udienza di ieri, venerdì 23 luglio, del processo relativo alla tragedia dell'hotel Rigopiano di Farindola, è iniziata con il timore da parte dei familiari delle 29 vittime di un nuovo rinvio dopo quelli per la pandemia da Covid e per gli scioperi.
«Il timore», spiegano all'Adnkronos mentre già si dispongono in aula le magliette con i volti dei loro figli e fratelli, «è che anche oggi ci rimandino a casa senza averci nemmeno fatto respirare una boccata di giustizia».

Il processo per la strage di Rigopiano, recentemente ricongiunto nei suoi due filoni, quello principale e quello sui depistaggi, è in fase preliminare. A quattro anni e mezzo dai fatti. Quella di ieri ha rischiato di essere l'ennesima udienza senza decisioni. 

Nuove produzioni documentali da parte della difesa hanno rischiato di rimandare ancora una volta la pronuncia da parte del gup Gianluca Sarandrea sui riti alternativi per gli imputati. Concitati gli interventi delle parti, civili e della difesa, che al giudice hanno chiesto da una parte l'accelerazione di un processo «che rischia di essere snaturato da consulenze e nuove perizie» e dall'altra il diritto dell'imputato a conoscere il compendio probatorio. «Il tema è l'acquisibilità o meno di alcune consulenze tecniche che abbiamo depositato la scorsa udienza. Le parti civili si sono opposte, mentre noi riteniamo siano assolutamente producibili e ammissibili. Il principio dell'udienza preliminare è che le consulenze siano acquisite e ammissibili almeno fino alla discussione: il pubblico ministero ha introdotto una nuova consulenza tecnica, ovvero osservazioni sulla nostre depositate. Avendo noi intenzione di richiedere un giudizio abbreviato, chiediamo di avere il diritto di conoscere per intero il contenuto del fascicolo dell'udienza preliminare».
L'avvocato Massimo Galasso, difensore della coordinatrice della sala operativa, la dirigente Ida De Cesaris (sua la famosa telefonata «Stanno al caldo, aspettano» riferita alle persone intrappolate nell'hotel Rigopiano dopo la valanga, ndr) e l'allora prefetto di Pescara, Francesco Provolo, commenta così all'Adnkronos le rimostranze rappresentate dagli avvocati delle parti civili e dei parenti delle vittime in merito alle nuove produzioni documentali che dovranno essere acquisite e che rischiano, ancora una volta, di rallentare il processo per la strage di Farindola, in provincia di Pescara.  A quattro anni e mezzo di distanza dalla slavina che inghiottì l'albergo portandosi via con sé 29 persone, la giustizia è ancora in fase preliminare e lo sconforto dei parenti ormai evidente. «Le polemiche non hanno ragione di esistere, sono  da social, non possono entrare in un'aula di giustizia. Chi sceglie il ritmo delle udienze è il giudice. Questo tribunale credo abbia fatto tanto, e farà tanto, perché questo processo si concluda in tempi ragionevoli, come gli stessi imputati vogliono».

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