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Sabato, 20 Aprile 2024
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Per gli italiani il pranzo di Natale è a casa: circa tre le ore che si passeranno in cucina e in Abruzzo a trionfare è "lu rintrocilo"

L'indagine Coldiretti dice che il 91 per cento delle persone mangerà a casa sua o di amici e parenti e che quasi tutti cucineranno (l'89 per cento): bene i prodotti locali dolci inclusi, ma nella nostra regione è la tipica pasta frentana ad essere tra le più gettonate

Gli italiani il pranzo di Natale lo trascorreranno in casa e in famiglia dopo aver passato circa tre ore in cucina per preparare gustosi manicaretti con la tradizione a farla da padrone. L'Abruzzo non è da meno e nella nostra regione a trionfare è “lu rintrocilo” e cioè quel tipo di pasta di antica memoria (soprattutto lancianese) che il nome lo prende dal particolare mattarello dentellato che si usa per prepararla.

A scattare la fotografia della corsa ai fornelli degli italiani è Coldiretti-Ixè che stima in 2,8 le ore che si passeranno in cucina per imbandire quelle tavole che ospiteranno nove italiani su dieci (il 91 per cento) che il pranzo lo faranno a casa propria o di parenti e amici. Solo il 9 per cento delle persone hanno deciso di trascorrere la festività al ristorante o in un agriturismo.

A passare tante ore ai fornelli saranno l'89 per cento degli italiani e cioè quelli che le leccornie le preparano e non le ordinano. Un vero ritorno al “fai da te”, sottolinea Coldiretti, spinto da motivazioni diverse inclusa quella, ancor più per i più giovani, di sentirsi gratificati nello stare ai fornelli e preparare cose buone per gli altri. Per le nuove generazioni sarebbe addirittura una primaria attività di svago, relax e affermazione personale. Ad ordinare tutto da asporto sarà il 6 per cento degli italiani con il 5 per cento che si rimpinzerà delle pietanze preparate da amici o parenti.

La paura della pandemia, ma anche dell'influenza australiana non sembra costituire un limite. La voglia di ritorno alla socialità in queste festività è tanta tanto è vero che saranno almeno otto le persone che siederanno intorno all'imbandita tavolata di Natale: una in più rispetto allo scorso anno e ben quattro rispetto al Natale 2020 quando il lockdown e le misure restrittive avevano imposto precisi limiti anche nell’ospitalità e nelle presenze.

Alla fine a spese non si è poi tanto badato rispetto all'anno scorso: il calo è del 6 per cento con le famiglie che mediamente hanno speso 106 euro l'una per l'occasione. Se il cibo si prepara in cucina nei calici a trionfare è lo spumante scelto da otto italiani su dieci ('84 per cento) così come in grande spolvero si presenta la frutta di stagione che conquisterà il 90 per cento dei pranzi. Il panettone vince (di poco) sul pandono: lo sceglierà il 78 per cento degli italiani contro il 74 per cento di coloro che opteranno per il tipico dolce veronese. Bei numeri li fanno anche i dolci della tradizione locale che sono stati scelti nel 51 per cento dei casi.Particolare attenzione, precisa Coldiretti, è riposta nella ricerca degli ingredienti come dimostrano le presenze nei mercati contadini di Campagna Amica per la preparazione di menu a chilometri zero.

A proposito di tradizioni in Abruzzo tra i piatti più gettonati c'è proprio “lu rintrocilo”. In Emilia Romagna si punta soprattutto sul “panone”, in Basilicata su “u piccilatiedd” in Basilicata, in Umbria il “panpepato”, la pizza di Franz nel Molise, le “pabassinas con sa sapa” in Sardegna, la “carbonata con polenta” in Valle D'Aosta, il “pangiallo” nel Lazio, “le carteddate” in Puglia, “i canederli” in Trentino, “la brovada e muset con polenta” in Friuli, i “quazunìelli” in Calabria, il “pandolce” in Liguria, la “pizza de Nata'” nelle Marche, i “buccellati” in Sicilia, il “brodo di cappone” in tazza in Toscana e “l'insalata di rinforzo” in Campania.

Le differenze territoriali ed economiche dividono gli italiani nella spesa ma le scelte a tavola contribuiscono però a riunirli, secondo Coldiretti/Ixe’. Il 92 per cento dei cittadini acquisterà infatti per le feste soprattutto prodotti italiani, tra un 53 per cento che lo farà soprattutto perché sono più buoni e il 39 per cento che vede come priorità sostenere l’economia e il lavoro del proprio Paese.

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