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Giovedì, 25 Aprile 2024
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La Fiab promuove la ciclabile del Ponte delle Libertà, ma sulla strada Pendolo è un disastro: la corsia riservata è un parcheggio [FOTO]

La sezione pescarese della Federazione italiana ambiente e bicicletta traccia un bilancio dopo i lavori appena fatti per parte della ciclabile che attraversa il ponte, ma sulla pista adiacente la sede Tua chiede l'intervento della polizia locale e verifiche su chi la usi come un parcheggio

Bene ma non benissimo seppur con la segnaletica ancora da completare, la viabilità ciclabile sul ponte delle Libertà; decisamente male invece quella rilevata nell'adiacente strada Pendolo. A tracciare il bilancio delle due piste ciclabili è la sezione pescarese della Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta) che andata a verificare l'esito dei primi lavori fatti in prossimità delle due rampe di ingresso dell'asse attrezzato rimaste chiuse nei giorni scorsi proprio per consentire di realizzare i percorsi ciclabili. Lavori fatti per ora lungo il perimetro della rotatoria di collegamento del ponte stesso con via Aterno e che si completeranno con quelli previsti dalla parte opposta.

“La pista, separata da un cordolo dal flusso veicolare che si svolge sulla corsia adiacente e che quindi consente alle bici un uso riservato, è ampia 2,50 metri, cioè il limite minimo previsto dalla normativa vigente (regolamento 557/99). L’auspicio è che questo indispensabile tracciato, portato a compimento da questa Aministrazione ma non previsto in fase di progettazione del ponte che, ricordiamo, collega due popolosi quartieri della città, venga preferenzialmente usato dai ciclisti che, per adesso solo lato sud, trovano una continuità di percorso lungo la richiamata rotatoria di via Aterno”, scrive la Fiab.

Viabilità sulle ciclabili del Ponte delle LIbertà e sulla strada Pendolo: il bilancio della Fiab

“In attesa che si intervenga anche sul lato opposto, alla intersezione con via del Circuito, al fine di dare completezza all’opera, non possiamo però non segnalare alcune possibili criticità: viste le dimensioni, con un raggio di 20 metri e 7 di carreggiata, la rotatoria mal si presta a essere percorsa da una bicicletta lungo il perimetro esterno senza alcuna protezione se non la linea gialla e il cromatismo di fondo, che presto potrebbero venire meno. L'ipotesi è che sia in entrata che in uscita e dovendo percorrere verso sinistra almeno metà del percorso, il ciclista esca dalla corsia e scelga di stare, per una presunta maggiore sicurezza, verso l’interno della rotatoria – spiga la Fiab -. Diversamente, restando in corsia c’è il rischio che alle intersezioni se la debba vedere con automobilisti che escono o entrano nella rotatoria senza dare la precedenza alle due ruote.

La federazione auspicando un consolidamento dell'uso corretto del nuovo tracciato da parte di tutti gli utenti, rimarca però “con severità e disappunto ciò che invece avviene a poca distanza, sulla pista ciclabile posta lungo il Pendolo, all’altezza del deposito bus di Tua. La pista, situata sul lato monte dell’asse stradale e comunque fuori da questo, è perennemente occupata da automobili che ne hanno sancito nel tempo il cambio d’uso: da pista ciclabile a parcheggio”, afferma con tanto di fotografie. Una situazione, in realtà, segnalata più volte anche dagli utenti a IlPescara. “Ovviamente anche senza auto – precisa però la Fiab -, ormai la pista è irriconoscibile, e anche se lo fosse soffre di un difetto di fruizione presentando soluzioni di continuità sia a nord che a sud, non essendovi elementi che la rendano individuabile e intercettabile (come d’altronde tutti gli altri segmenti, che costeggiano l’asse stradale del Pendolo da via Aterno fino a via Tiburtina)”.

“Ci chiediamo di chi siano quelle auto, nella foto ben 8, parcheggiate sulla pista”, incalza la federazione annunciando di avanzare richiesta di controlli alla polizia locale invitando anche “a fare una visita a Tua e al contempo ai referenti dell’azienda di fare una ricognizione interna. Al Comune chiediamo di ripristinare le condizioni d’uso di quel tracciato, con un minimo di segnaletica orizzontale e verticale – conclude la Fiab -, magari rifacendo il fondo se non addirittura, e sarebbe molto meglio, spostando l’asse cicloviario sulla carreggiata adiacente, ovviamente in modalità monodirezionale su entrambe le corsie di marcia”.

Si sono resi tutti protagonisti di una rissa davanti ad un noto locale della riviera di Pescara e oggi, giovedì 19 gennaio, sono comparsi davanti ai giudici per la prima udienza collegiale dopo il rinvio a giudizio. In totale sono cinque, ma per tre di loro le accuse sono ben più pesanti. Ai buttafuori del locale infatti, si contestano anche le lesioni gravi e la discriminazione razziale.

Il fatto risale al 21 luglio 2019 e secondo l'accusa i tre addetti alla sicurezza del locale, due dei quali senegalesi e difesi dall'avvocato Daniele D'Ortenzio con il terzo invece di nazionalità italiana, avrebbero impedito a due giovani di etnia rom di accedere al locale “perché zingari”. Questa la ragione, sempre secondo l'accusa, che avrebbe portato alla rissa sedata solo grazie all'intervento delle forze dell'ordine che li ha poi identificati. Rissa a seguito della quale uno dei due rom avrebbe riportato lesioni con una prognosi superiore ai 40 giorni configurando così il reato di lesioni gravi cui si aggiunge di “discriminazione razziale” contestato in sede di processo e riferito al motivo per cui ai due sarebbe stato vietato l'ingresso. Una prima udienza quella svoltasi utile a depositare la documentazione messa insieme nel corso delle indagini, comprese immagini video e certificati medici. In aula si tornerà il 6 luglio quando a parlare saranno i testimoni dell'accusa e quelli della difesa secondo la quale la vicenda sarebbe andata diversamente. Sui fatti a decidere saranno i giudici che se dovessero riconoscere la colpevolezza e le aggravanti contestate, in particolare quella della discriminazione razziale, potrebbero infliggere pene molto severe agli imputati.

Tre di loro, però, devono rispondere di reati ben più gravi e cioè di lesioni aggravate e di discriminazione razziale. Si tratta di tre buttafuori che il 21 luglio del 2019 avrebbero causato le lesioni ad uno degli altri due soggetti coinvolti nella rissa e cioè due giovani di etnia rom. Una rissa sedata dalle forze dell'ordine intervenute sul posto. Secondo l'accusa i tre buttafuori, tra cui due senegalesi difesi dall'avvocato Daniele D'Ortenzio con il terzo invece di nazionalità italiana, avrebbero vietato l'ingresso ai due ragazzi “perché zingari”. Di lì sarebbe scoppiata la rissa a seguito della quale uno dei due giovani rom avrebbe riportato lesioni con una prognosi superiore ai 40 giorni configurando quindi il reato di lesioni gravi. Reato cui si aggiunge, sempre in concorso, quello di discriminazione razziale, un'aggravante che qualora riconosciuta in sede di sentenza potrebbe far notevolmente aumentare le eventuali condanne. In aula si tornerà il 6 luglio quando si tornerà in aula per ascoltare i testimoni di accusa e difesa prima di arrivare a conclusione del procedimento.

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