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Tra i capoluoghi abruzzesi Pescara quella con il maggior numero di chilometri di piste ciclabili, ma per la fruibilità la strada è lunga

Pubblicata l'indagine “L'Italia non è un paese per bici” cui partecipa anche la Fiab. Per la nostra città il Pums porterà ad un miglioramento sull'estensione, ma nonostante i passi avanti fatti dall'amministrazione sottolinea Catania presidente della sezione locale della federazione, è l'intero sistema di mobilità che va rivisto per disincentivare l'uso delle automobili

Pescara capoluogo migliore in quanto a chilometri di pista ciclabili sebbene in una fascia ancora piuttosto bassa che però con l'attuale Pums (Piano urbano per la mobilità sostenibile) potrebbe salire di ben due posizioni piazzandosi nella categoria C in termini di infrastrutture capaci di favorire l'uso quotidiano della bicicletta.

Un passo in avanti sicuramente importante, ma che deve muoversi di pari passo con “un ripensamento complessivo della città nell'ottica della fruibilità della mobilità sostenibile”. L'ultima dichiarazione è del presidente Fiab Pescarabici Filippo Catania, mentre il dato è quello che emerge dal dossier “L'Italia non è un paese per bici” redatto da Clean Cities, Fiab, Kyoto Club e Legambiente da cui emerge come a livello nazionale si investa sulle auto 100 volte in più che nelle bici facendo del Paese il fanalino di coda a livello europeo con una media di 2,8 chilometri di piste ciclabili per diecimila abitanti. Facile capire la differenza se si pensa che, tanto per fare un esempio, ad Helsinki le piste ciclabili sono pari a 20 chilometri per 10mila abitanti.

Per colmare il gap con il resto d’Europa, alle città italiane servono 16 mila chilometri di ciclabili in più rispetto al 2020, per un totale di 21 mila al 2030 emerge dal report. Cosa per la quale servirebbe un investimento di 500 milioni di euro l'anno per i prossimi sette anni e per far sì che si lavori allo stanziamento le associazioni che hanno condotto l'indagine, hanno lanciato una petizione.

Tornando a Pescara il punto lo abbiamo fatto con Catania. “Nel Pums si indica come obiettivo un metro di pista ciclabile ad abitante e l'assessore Mascia afferma che presto arriveremo a 41-42 chilometri di estensione totale delle ciclabili”. L'obiettivo è arrivare a 120 e per Catania un cambiamento reale è possibile anche perché, sottolinea, i tempi per ripensare la mobilità sostenibile stringono non solo per quelli che sono gli obiettivi europei, ma anche per contrastare i cambiamenti climatici che senza un'argine potrebbero avere conseguenze gravissime sul nostro pianeta. “Il Comune sta lavorando per aumentare i chilometri di piste ciclabili in città e anche per collegarle. Le criticità ci sono , ma l'obiettivo comune è quello di rendere più vivibile Pescara così come le altre città italiane disincentivando l'utilizzo dell'automobile”, aggiunge. Al di là dei numeri dunque è il ripensamento complessivo quello che va portato avanti per cui anche la nostra di città di strada da fare ne ha tanto.

Per Catania se si modifica la viabilità disincentivando l'utilizzo dell'automobile privata l'ovvia conseguenza sarà un potenziamento del trasporto pubblico e dei servizi di sharing. Tema quest'ultimo su cui Pescara ha investito, sottolinea, ma la micromobilità non può non procedere in parallelo con la sicurezza delle strade. La Fiab testa spesso le strade cittadine rilevando spesso le difficoltà e i rischi che corrono gli amanti della bicicletta soprattutto in alcune zone della città. Di quest'estate il bilancio sulla tanto discussa viale Marconi e altre due strade: via Tibullo e via Tommaso da Celano. Lavori per il miglioramento della viabilità saranno fatti anche in via Benedetto Croce, strada parallela proprio a viale Marconi, ricorda Catani, “ma parliamo sempre di miglioramenti per la mobilità veicolari. Ad oggi a Pescara siamo ostaggio delle automobili – conclude -, tuttavia le cose possono cambiare e anche in tempi brevi”. Un appello che è rivolto in realtà anche a chi si muove in automobile che troppo spesso usa le corsie ciclabili per parcheggiare o che le occupa anche passandoci sopra, torna a denunciare, nella totale indifferenza del problema che va a creare.

Andando a guardare gli altri capoluoghi abruzzesi il peggiore è Chieti che si trova in classe G, l'ultima, e che non ha alcun Pums. Leggermente meglio Teramo che è comunque in bassa classifica (classe F), città anch'essa però senza un Pums approvato. Infine L'Aquila che attualmente anch'essa in fondo alla classifica posizionandosi nella stessa classe di Chieti (la classe G), ma che si è dotata di un Pums, emerge dall'indagine, tale da poterla portare addirittura in vetta alla classifica e cioè nella classe A+.

Si parla sempre, va puntualizzato, di chilometri di piste ciclabili e dunque di un dato Istat che non tiene conto, ha sottolineato nell'ambito dell'indagine Raffaele Di Marcello del Centro studi nazionale Fiab – di altri elementi quali la moderazione del traffico, le corsie ciclabili, Ma le piste ciclabili sono comunque un elemento importante per la crescita di una ciclabilità diffusa in ambito urbano ed il report vuole essere da sprono, sia per le amministrazioni che per i governi regionali e centrale, affinché vengano destinate adeguate risorse alla realizzazione di reti di percorsi, integrate con altre azioni di sostegno alla mobilità sostenibile”.

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