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Sul piano di risanamento acustico le rassicurazioni non convincono, le associazioni di categoria insistono: "Va ritirato"

Il 26 aprile il documento torna in consiglio comunale, ma le modifiche annunciate sono "ininfluenti" per Confartigianato, Cna, Confcommercio e Confesercenti che chiedono ancora una volta all'amministrazione di fare un passo indietro

“Tutte le associazioni imprenditoriali sono concordi nel confermare la massima preoccupazione di fronte alle notizie riguardanti il Piano di risanamento acustico, che non è un obbligo di legge, nasce da rilevazioni vecchie, impone misure mai concertate con le imprese della ristorazione, del tempo libero, del food and bevrage e si propone di raggiungere un obiettivo inaccettabile per chi fa impresa, ovvero ridurre il numero di presenze. Non c'è alcuna alternativa al suo ritiro”.

Niente da fare. Le associazioni di categoria il piano di risanamento acustico non lo vogliono e nonostante gli annunciati emendamenti di modifica che in consiglio comunale il 26 aprile porterà il gruppo consiliare di Forza Italia la posizione non cambia e i timori permangono.

La dichiarazione congiunta infatti è delle associazioni provinciali di categoria per voce di Giancarlo Di Blasio (Confartigianato Imprese), di Cristian Ordoardi (Cna), di Riccardo Padovano (Confcommercio) e di Marina Dolci (Confesercenti).

“Non comprendiamo l'insistenza nel voler portare all'approvazione del consiglio comunale un provvedimento che si ritiene da più parti pericoloso e controproducente - dicono i vertici delle associazioni di categoria -, mentre si continua a non tenere in considerazione l'ipotesi del ritiro di un documento sbagliato per iniziare, con atteggiamento diverso, la redazione di un patto di convivenza condiviso fra residenti ed esercenti. Andando avanti con l'approvazione del piano, con correzioni del tutto ininfluenti rispetto al contenuto, si dà la possibilità a chiunque di chiederne l'applicazione in ogni zona della città, partendo dal lungomare, proprio alla vigilia della stagione estiva. In questo modo il rischio è a senso unico: i clienti, e con loro le imprese, andrebbero verso le città limitrofe dove, nonostante i governi cittadini siano contraddistinti da colori politici diversi, il buonsenso ha maggior cittadinanza e l'ideologia di certe posizioni viene messa in secondo piano”.

“L'appello resta dunque univoco – concludono le sigle -: le modifiche annunciate sono assolutamente insufficienti, la giunta ritiri il provvedimento e apra la redazione di un nuovo strumento operativo e post-ideologico".

Nei giorni scorsi le stesse associazioni con una conferenza stampa avevano annunciato che se alla fine il piaon sarà approvato valuteranno un ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale).

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