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Nel carcere di San Donato 76 detenuti più della capienza e una carenza organica di 54 poliziotti penitenziari

A fornire i numeri della casa circondariale di Pescara sono le organizzazioni sindacali dopo l'incontro con il prefetto Giancarlo Di Vincenzo

I numeri non sempre sono esemplificativi delle situazioni ma nel caso del carcere di Pescara possono far comprendere quali siano le criticità.
A fornire i dati sono le organizzazioni sindacali Sappe, Osapp, Uil Pa/Pp, Ussp, Fns Cisl e Fp Cgil.

Numeri, che secondo i sindacati evidenziano le criticità operative del carcere.

Capienza regolamentare detenuti 278, detenuti presenti 354; circuiti penitenziari 3 (media sicurezza, psichiatrici e collaboratori); Polizia penitenziaria: personale previsto 167, personale amministrato 130, forza operativa 113, carenza organica -54; pensionamenti 2023: 6, straordinario anno 2022: 29.578 ore; straordinario procapite 2022: 280 ore; congedo ordinario residuo 17829 giorni; congedo residuo procapite medio 137 giorni; congedo annuale procapite 45 giorni. 

«Vale la pena, inoltre, evidenziare», sottolineano dalle organizzazioni sindacali, «come uno studio del Dap (dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) nel 2019 individuava in 247 le unità realmente necessarie al funzionamento della casa circondariale di Pescara. I risultati del disinteresse dell’amministrazione penitenziaria sono sotto gli occhi di tutti, ricorso ordinario allo straordinario per garantire una parvenza di funzionalità e una media 3 anni di ferie residue per ogni agente nel carcere di Pescara. In pratica allo stress dei turni di lavoro prolungati l’amministrazione penitenziaria aggiunge una sorta di pena accessoria che si concretizza nel diniego sistematico alla fruizione del congedo ordinario; e, come se ciò non bastasse, registriamo a Pescara 3 circuiti penitenziari totalmente incompatibili tra loro, ovvero la media sicurezza (che rappresenta la maggioranza assoluta dei detenuti), una sezione collaboratori e perfino una sezione psichiatrica con 7 posti ed 8 detenuti presenti. Tra i detenuti cosiddetti comuni vi è anche una massiccia presenza di tossicodipendenti, che porta
con sé una serie infinita di problemi di gestione; a questo va aggiunta la preoccupante presenza nelle sezioni detentive ordinarie di un’alta percentuale di detenuti psichiatrici che, non trovando posto nelle sezioni psichiatriche o nelle Rems (residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza), sono rinchiusi insieme ai detenuti media sicurezza e che, in assenza della dovuta assistenza sanitaria, restano in balia di un sistema che non è nato per gestire le patologie mentali, con il risultato primario di creare una serie infinita di aggressioni, fisiche e verbali, in danno dei rappresentati dello stato all’interno del carcere, i
poliziotti penitenziari».

«Le scriventi segreterie regionali maggiormente rappresentative della polizia penitenziaria», si legge ancora nella nota, «nel denunciare il grave stato in cui versa la casa circondariale di Pescara si dichiarano preoccupate anche per le possibili ricadute sul territorio Pescarese della disastrosa situazione del carcere, non a caso l’istituto di pena è balzato più volte agli onori delle cronache per le evasioni, fin troppo facili. È oltremodo evidente che nonostante l’ultima tornata di assegnazioni, che ha visto l’arrivo di 28 agenti nel carcere (dato non reale in quanto a oggi quasi la metà dei rinforzi è stata assorbita dai trasferimenti o dai pensionamenti), il carico di lavoro della Polizia penitenziaria è superiore alle possibilità oggettive e l’età media dei poliziotti ivi in servizio certamente non aiuta.
Tuttora risulta assente anche un comandante di reparto titolare, il precedente è stato destinato ad altri incarichi e mai rimpiazzato».

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