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La Asl vicina alle neo-mamme in difficoltà: in ospedale c'è la "culla per la vita" e a tutte le donne è garantito il parto in anonimato

Dopo la storia del piccolo Enea che ha commosso l'Italia, l'Azienda sanitaria ricorda i servizi garantiti e attivati che tutelano le donne che non possono crescere il loro bambino

La storia del piccolo Enea, lasciato dalla mamma nella “culla per la vita” della clinica Mangiagalli di Milano ha riportato all'onore delle cronache la loro esistenza ed è l'occasione anche per l'ospedale della nostra città per ricordare che la “culla per la vita” c'è da nove anni e cioè dal 12 giugno 2013 e che di recente è stata anche ristrutturata dall'associazione “Soroptimist International” che al tempo l'aveva anche donata.

La storia del piccolo lasciato a Milano con quel biglietto della madre in cui diceva di volergli bene, ma di non potersi occupare di lui ricorda quanto dolorosa sia questa scelta, ma anche che esiste questa possibilità per assicurargli comunque un futuro. Si tratta di fatto della versione moderna della medievale “Ruota degli esposti” dove le madri in difficoltà abbandonavano i bambini appena nati, vuole dunque essere ancora uno strumento di aiuto.

La “culla per la vita” si trova in via Renato Paolini, al piano terra della palazzina rossa ricorda la Asl. Un'area facilmente accessibile, tale da garantire la massima riservatezza. Nell’area di accesso infatti non ci sono videocamere, la porta può essere aperta con una semplice pressione che, tramite dei sensori, allerta semplicemente la vigilanza dell’ingresso nel locale. Attraverso un pulsante si apre la finestra dell’ambiente protetto in cui è installata la culla; una volta collocato il neonato, la porta della culla si richiude dopo pochi secondi e non può più essere riaperta fino alla presa in carico del bambino da parte del personale sanitario. Il piccolo viene poi accolto in neonatologia ed accudito, sia dal personale sanitario che dalle volontarie dell’Abbraccio dei prematuri per le coccole, informando subito il servizio sociale ospedaliero per la presa in carico del piccolo.

Una possibilità per cui ad essere grata è la dottoressa Susanna Di Valerio, direttore della Uoc (Unità operativa complessa) terapia intensiva neonatale, neonatologia e nido. “Si tratta di una struttura concepita appositamente per permettere ai genitori in difficoltà di lasciare, in condizioni di totale sicurezza il proprio bambino – dichiara -. La culla è infatti dotata di specifici dispositivi che accolgono il neonato, allertano il personale che si recherà rapidamente dal bambino e nel frattempo regolano la temperatura per garantire al piccolo una condizione ambientale adeguata. Il dispositivo che allerta il personale sanitario è attivo 24 ore su 24 tutelando la salute del neonato e la privacy dei genitori. L’ospedale è altresì attivo per sostenere, accompagnare e rispettare la donna che effettua il parto in anonimato”.

L'occasione per la Asl anche per ricordare che la normativa vigente prevede per le donne incinte il diritto, senza vincoli di residenza e nazionalità, comprese quindi le donne migranti e quelle sono in Italia clandestinamente, di partorire in anonimato (dpr 396/2000 art.20, comma2), ossia senza riconoscere il neonato. Il percorso del parto in anonimato consente di garantire il diritto alla salute sia della donna che del nascituro.

Da inizio 2016 al dicembre 2022 nel presidio ospedaliero di Pescara sono stati nove i parti di donne che non hanno acconsentito ad essere nominate al momento della nascita del figlio. In tale situazioni in assoluta protezione della donna, alle volte presa in carico ancora durante la gestazione e, tutela del bambino, gli assistenti sociali del servizio sociale ospedaliero hanno avviato interventi di protezione e tutela tramite le autorità giudiziarie competenti.

Per approfondimenti è possibile contattare i seguenti riferimenti 085.4252644 - 331.6868202 email: serviziosociale.ospedalepescara@asl.pe.it

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