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Multe da autovelox, l'avvocato Baroni: "Dalla data di taratura alla segnalazione dell'impianto, così si vince ricorso"

Il legale parla anche di uno degli impianti installati a Pescara con il quale sono stati elevati 35 mila verbali in 3 mesi

Dalla data di taratura alla segnalazione dell'autovelox, così si vince il ricorso contro le multe.
A spiegare alcuni passaggi fondamentali per chi intende fare ricorso contro le contravvenzioni è l'avvocato Massimiliano Baroni all'Adnkronos.

«I motivi principali di ricorso sono innanzitutto la taratura», spiega Baroni, «nel verbale deve essere indicata la data di effettuazione dell'ultima taratura che non può essere stata effettuata da più di un anno rispetto alla data del rilevamento. Se, quindi, nel verbale non c'é scritta la data di taratura o è scaduta è un motivo fondatissimo di ricorso, così come si è pronunciata la Corte di Cassazione a sezioni unite. Non solo. Il codice della strada e diverse leggi stabilite hanno stabilito che la presenza del sistema di rilevazione della velocità debba essere ben segnalato e ben visibile. Addirittura la legge consiglia anche segnali luminosi, pannelli elettronici che indichino la presenza dell'apparecchio proprio per evitare che ci si accorga all'ultimo momento dell'autovelox e con una brusca frenata si rischi il tamponamento».

Baroni commenta l'accoglimento di una sentenza di ricorso di un automobilista di Vicenza da parte della Corte di Cassazione che potrebbe aprire la strada a una lunga serie di ricorsi in tutta Italia. «C'è inoltre la questione segnaletica», spiega ancora all'Adnkronos, «che non può essere messa a immediato ridosso del sistema, che non avrebbe alcun effetto di presegnalazione ma anzi deve trovarsi a non meno di 500 metri dall'apparecchio che rileva la velocità. Nel verbale deve essere indicato tutto il procedimento adottato per arrivare poi alla sanzione, quindi anche l'esatto posizionamento della segnaletica verticale. Nascondere l'apparecchio è un atto illegittimo, non esistendo più la prevenzione ma solo la volontà di fare multe».

Ma le multe, e i relativi ricorsi,  sono aumentati o "viaggiano" sempre alla stessa velocità?, chiede Silvia Mancinelli dell'Adnkronos: «Il trend è costante, adesso ad esempio sono a Pescara dove prima dell'estate hanno messo un autovelox su un tratto di strada cittadino e molto scorrevole con il limite di 30 km/h. In tre mesi sono stati elevati 35mila verbali solo su quella via. Ho clienti che abitano lì e hanno preso 35, 40 multe almeno da 100 euro l'una: un caso particolare per cui mi sono mosso, ho fatto ricorsi al prefetto che li ha respinti tutti e ora andiamo dal giudice di pace. La tendenza è quella, quando un Comune ha le casse vuote mette un autovelox strategico e il problema si risolve. La legge prevede che l'istallazione di un autovelox fisso in un centro abitato debba essere autorizzata dal prefetto quando ricorrano presupposti tassativi, tra i quali un alto tasso di incidentalità in quel punto. Ho verificato, con un accesso agli atti al Comune di Pescara, l'inesistenza di qualsiasi presupposto obbligatorio perché l'autovelox possa essere autorizzato. Ho quindi contestato l'illegittimità del decreto del prefetto, nemmeno entrando nel merito delle multe».

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