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In Italia sul lavoro muoiono 88 persone al mese: l'Abruzzo è in "zona gialla"

La regione è sestultima con la provincia di Pescara dove, nei primi 9 mesi dell'anno, si è registrato un decesso: 790 i morti nel Paese e una "media tragica" come la definisce l'osservatorio Vega di Mestre

In Italia tra gennaio e settembre 2022 sono state 790 le morti sul lavoro pari a 88 vittime al mese con tre decessi registrati solo tra agosto e settembre. Muoiono soprattutto gli stranieri che sono il doppio degli italiani: 105 quelli che hanno perso la vita sul posto di lavoro, cioè il 18 per cento del totale. Si muore soprattutto nel settore costruzioni con 92 morti da inizio anno, poi nel settore trasporti e magazzinaggio (85 i decessi registrati) e infine nel settore manifatturiero (62 i morti).

La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (218 su un totale di 574). Ma l’indice di incidenza più alto di mortalità rispetto agli occupati viene rilevato ancora tra i lavoratori più anziani, gli ultrasessantacinquenni, che registrano 73,8 infortuni mortali ogni milione di occupati. L’incidenza di mortalità minima rimane, invece, ancora nella fascia di età tra 25 e 34 anni, (pari a 13,5), mentre nella fascia dei più giovani, ossia tra 15 e 24 anni, l’incidenza risale a 20,8 infortuni mortali ogni milione di occupati.

Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio a settembre del 2022 sono 41 su 574. In 40, invece, sono porte andando a lavoro. Alla fine dei primi nove mesi 2022 è il lunedì il giorno della settimana in cui si è verificato il maggior numero di infortuni mortali (più precisamente il 19 per cento del totale degli infortuni mortali in occasione di lavoro).

Una “media tragica” quella delle morti bianche, come la definisce l'osservatorio di sicurezza sul lavoro Vega engineering di Mestre che ha elaborato i dati Inail che vedono l'Abruzzo in “zona gialla” con 10 incidenti mortali. Numeri che la collocano in bassa classifica e cioè al sestultimo posto con la provincia di Pescara dove il decesso è stato uno (ad agosto 2022) a fronte di Chieti, L'Aquila e Teramo che ne hanno registrati due in ogni provincia.

Tirando le somme quello che emerge è una media italiana di oltre 20 decessi a settimana e una media di tre al giorno. Se è vero che nel 2021 sono stati 910 e che si registra un calo del 13 per cento delle cosiddette “morti bianche”, l'osservatorio sottolinea “come quest’anno siano quasi sparite le vittime covid (14 su 677 secondo gli ultimi dati disponibili di fine agosto 2022) che, invece, lo scorso anno costituivano tragicamente più di un terzo dei decessi sul lavoro (271 su 772). E questo significa solo una cosa: passata l’emergenza pandemica, rimane quella dell’insicurezza sul lavoro”. Sul fronte dei decessi, dunque, l'indice di incidenza di mortalità registrato e cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa regionale e provinciale, è nel Paese di 25,5 decessi ogni milione di occupati.

Le regioni in cui si muore di più e i dati sulle denunce per gli infortuni

Si muore di più nella regione a maggior densità lavorativa e cioè la Lombardia dove i decessi da inizio anno sono stati 93 che, comunque, presenta un'incidenza di infortuni mortali che la collocano in “zona gialla” la stessa in cui si trova l'Abruzzo e cioè tra quelle regioni con un'incidenza infortunistica compresa tra il 75 per cento dell'incidenza media nazionale e il valore medio nazionale. Seguono, per numero di decessi Lazio (53), Veneto (52), Campania e Piemonte (46), Emilia Romagna (44), Toscana (43), Sicilia (41), Puglia (37), Trentino Alto Adige (25), Calabria (18), Marche (17), Umbria (12), Sardegna (11), Abruzzo (10), Liguria (9), Valle D’Aosta e Basilicata (6), Molise (3) e Friuli Venezia Giulia (2).

A finire in zona rossa (dove sono collocate le regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale) alla fine dei primi nove mesi del 2022 con un’incidenza superiore a più 25 per cento rispetto alla media nazionale sono Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Calabria e Umbria. In zona arancione (regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale ed il 125 per cento dell’incidenza media nazionale) Basilicata, Sicilia, Puglia, Molise, Campania, Toscana, Marche e Piemonte. In zona gialla oltre ad Abruzzo e Lombardia ci sono Veneto, Lazio, Emilia Romagna e Sardegna. In zona bianca, ossia la zona in cui l’incidenza delle morti sul lavoro è la più bassa: Liguria e Friuli Venezia Giulia.

Numeri con i quali, sottolinea il presidente dell'osservatorio Vega Mauro Rossato, si vuole spingere ad una riflessione riguardo un problema che purtroppo c'è e si fa sentire non solo per i decessi, ma anche per gli infortuni sul lavoro aumentati del 35 per cento rispetto al 2021: erano 396 mila 372 a fine settembre 2021 e sono state 536 mila 002 a fine settembre 2022. E' il settore sanità quello che ne registra di più con 69 mila 874 denunce. Seguono il settore manifatturiero con 56 mila denunce e quello dei trasporti sopra le 45 mila.

Le denunce di infortunio delle lavoratrici italiane nei primi nove mesi del 2022 sono state 222.638, quelle dei colleghi uomini 313.364.

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