rotate-mobile
Attualità

Per Wwf ed Enpa la morte di Juan Carrito dimostra che la sicurezza è una priorità ed è su questa che si deve investire

Le associazioni si stringono al dolore del Parco nazionale per la perdita dell'amato orso marsicano, ma aprono una riflessione su cosa andrebbe fatto e non è stato fatto: si torna a parlare di controlli serrati sui limiti di velocità e corridoi faunistici

Ha scosso tutti la tragica morte dell'orso Juan Carrito invesito ieri sulla statale 17 di Castel di Sangro, ma il giorno dopo il dolore lascia spazio alla riflessione e tra le tante associazioni ad intervenire nel dibattito ci sono anche le sezioni nazionali del Wwf e dell'Enpa.

Sicurezza sulle strade, ma anche investimenti per realizzare i famosi “corrodoi faunistici” che consentono agli animali selvatici di attraversarle in sicurezza i tempi su cui, rispettivamente, spingono le due associazioni. Temi che ieri, subito dopo quanto avvenuto, sul tavolo aveva messo il presidente del Parco nazionale della Majella Lucio Zazzara parlando con IlPescara.

“Ieri è stata una triste giornata per la natura italiana ed europea”, esordisce il Wwf ricordando che su quella stessa strada nel 2019 un'altra orsa di questa specie protetta e di cui si contano una cinquantina di esemplari, è morta esattamente nello stesso modo. “Una tragedia annunciata” per l'associazione che ricorda come proprio sulla statale 17 grazie ad un investimento fatto dal Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, il Wwf Italia e Salviamo l'orso, sia stata costruita una recinzione metallica lunga 600 metri con lo scopo di “indirizzare” gli animali verso un sottopasso adiacente, mitigando in questo modo il rischio di incidenti e aumentando la sicurezza di orsi e automobilisti.

“Eidentemente questo non è stato sufficiente”, aggiunge sottolineando quali sono le cose che dalla storia di Juan Carrito dovremmo imparare. “ La sua confidenza e problematicità ci hanno mostrato quanto sia importante prevenire tali fenomeni, tramite l’adozione di corretti comportamenti per i singoli cittadini e giuste misure di gestione del territorio da parte delle Istituzioni a cui spetta la corretta gestione delle risorse alimentari di origine umana, che è alla base dell’insorgenza di tali comportamenti. E la sua morte sottolinea ancor più quanto siano necessari interventi strutturali su strade, autostrade e ferrovie per mettere in sicurezza la residua popolazione di orso bruno marsicano, troppe volte vittima di investimenti”, prosegue il Wwf.

“In buona parte del nostro Appennino, le strade attraversano aree naturali ricche di biodiversità. Vivere in un territorio dove la Natura è predominante, considerato che quella stessa ricchezza è utilizzata in slogan per attirare flussi turistici, dovrebbe obbligarci a investire nella sua salvaguardia. Troppo spesso invece mancano politiche (locali, regionali e nazionali) che prevedano azioni concrete per mitigare il nostro impatto sulla preziosa e unica biodiversità che ci circonda”, incalza rimarcando il fatt che ad investire sono proprio le associazioni, ma quanto pesi il fatto che quelle politiche manchino. A dimostrarlo il fatto che “ogni anno in media due orsi bruni marsicani muoiono per cause umane, accidentali o illegali. E Juan Carrito è l’ultimo triste caso che ci ricorda come per conservare l’orso più raro d’Europa è necessario un cambio di marcia reale. Da parte di tutti gli attori in gioco, all’interno e, soprattutto, all’esterno delle aree naturali protette. Questo l’ultimo monito che ci ha donato la storia travagliata di questo giovane orso”. L'associazione non ha molto apprezzato la contrizione delle istituzioni ree, sostiene il Wwf, “di aver “agito per tagliare aree naturali protette o per continuare a pianificare interventi invasivi nell’areale dell’orso. È veramente arrivato il momento di ipotizzare e realizzare per l’Appennino centrale uno sviluppo sostenibile attraverso la conservazione della sua straordinaria biodiversità”. Uno svilupop che per l'associazione deve necessariamente passare anche per limiti di velocità più severi, controlli maggiori sulle strade che attraversano o comunque sono vicine alel aree protette e l'installazione sulle stesse di dissuasori della velcità perché proprio questa, spesso, è la causa della morte degli animali che vivono nelle aree naturali. 

Una posizione chiara quanto quella dell'Enpa che nell'esprimere il cordoglio al Pnal chiede a sua volta che si realizzino i cosiddetti corridoi faunistici oltre a ribadire l'importanza di mettere i dissuasori sulle carreggiate. Amatissimo sì Juna Carrito, sottolinea l'associazione, ma la sua morte ne ha fatto ora anche “il simbolo di un fallimento. Quello del governo e della maggioranza che si affretta ad approvare fantomatici piani di contenimento della fauna (vale a dire: uccisioni a fucilate) mentre è del tutto incapace di varare serie ed efficaci misure a tutela della biodiversità. Un fallimento che passa, soprattutto, per la bocciatura, avvenuta lo scorso dicembre, durante l’approvazione della legge di bilancio, di un emendamento che dava vita un piano triennale per complessivi 12 milioni di euro, finalizzato alla creazione di corridoi faunistici. Corridoi che avrebbero permesso di migliorare la sicurezza stradale, creando degli attraversamenti sicuri per gli animali. Una soluzione efficace, questa, già adottata da molti Paesi europei”, incalza L'Enpa.

“Oltre ai passaggi faunistici, sono molti anni che Enpa chiede che vengano applicati i sistemi di dissuasione previsti dal progetto 'Life Strade', i quali consentono di allontanare gli esemplari selvatici dalla carreggiata, avvisando in tempo reale gli automobilisti circa la presenza degli animali sulla sede stradale. Dossi e bande su asfalto, poi, sono strumenti efficacissimi (peraltro dal costo limitato) per limitare la velocità delle autovetture, prima causa di incidenti, secondo l’Istituto Superiore di Sanità e di conseguenza, per prevenire sinistri stradali, salvando così vite umane e animali. Ma anche su questo tema la politica è drammaticamente assente.

L'associazione chiede quindi “un piano straordinario di tutela e protezione degli animali selvatici, vero patrimonio collettivo. Il nostro auspicio è che la morte dell’orso marsicano possa rappresentare il primo passo verso lo studio e l’adozione di queste misure”, conclude.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Per Wwf ed Enpa la morte di Juan Carrito dimostra che la sicurezza è una priorità ed è su questa che si deve investire

IlPescara è in caricamento