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Maternità in Abruzzo: i dati di Save the Children evidenziano carenze su (quasi) tutti i fronti

Abruzzo al 15° posto nell’Indice delle Madri sulle regioni più o meno amiche delle mamme, ma al 6° posto nella dimensione della Violenza

Anche quest’anno è stato diffuso il rapporto “Le Equilibriste - La maternità in Italia 2023” stilato da Save The Children, a pochi giorni dalla Festa della Mamma 2023. Sono stati presi in considerazione vari aspetti che riguardano la vita delle madri in Italia e in Abruzzo, dalle strutture sanitarie e di sostegno alla possibilità di trovare un impiego lavorativo.

La nostra regione, purtroppo, si colloca tra le ultime su quasi tutti i fronti, tranne che per la dimensione della violenza, dove si guadagna il sesto posto.

Il 2022 ha sancito il minimo storico delle nascite in Italia, -1,9% per 392.598 registrazioni all’anagrafe in tutta la Penisola. La contrazione riguarda tutte le donne, italiane e straniere, che ormai hanno sempre meno figli o non ne hanno affatto.

I primi figli nati nel 2021 sono il 34,5% in meno di quelli che nascevano nel 2008, con una contrazione anche del numero di figli nati da entrambi i genitori stranieri, che si è fermato a quota 56.926 nel 2021 (era 79.894 nel 2012).

Si diventa madri in Italia sempre più tardi: l’età media al parto è di circa 32 anni, tra le più alte in Europa.

Il 12,1% delle famiglie con minori in Italia (762mila famiglie) sono in condizione di povertà assoluta, e una coppia con figli su 4 è a rischio povertà, in uno scenario generale nel quale il numero di nuovi nati e di neo mamme sono in picchiata.

Il rapporto “Le Equilibriste” di Save the Children, presentato per l’ottavo anno consecutivo, traccia un bilancio aggiornato delle molte sfide che le donne in Italia devono affrontare quando diventano mamme. Come ogni anno, lo studio include anche l’indice delle madri, elaborato dall’Istat per Save the Children, una classifica delle regioni italiane stilata in base alle condizioni più o meno favorevoli per le mamme.

L’indice delle madri in Abruzzo

Sono stati presi in considerazione diversi fattori: demografia, lavoro, servizi, salute, rappresentanza, violenza, soddisfazione soggettiva, per un totale di 14 indicatori.

L’Abruzzo (97,5) si posiziona al 15° posto dell’Indice generale della classifica delle regioni più o meno “amiche delle mamme”.

Per quanto riguarda l’area della Demografia, l’Abruzzo (98,2) si colloca al 14° posto, nella zona bassa dell’Indice e lontana dalle regioni più virtuose che sono la Provincia Autonoma di Bolzano (138,5), nettamente sopra al valore di riferimento fissato a 100.

Sul fronte lavoro, ovvero dove le madri trovano più facilmente un impiego, la nostra regione si guadagna solamente il 14° posto, sotto il valore di riferimento nazionale.

Stessa posizione in classifica per quanto riguarda la presenza delle donne negli organi politici a livello locale per regione.

Inoltre, L’Abruzzo (99,4) si colloca al 13° posto nell’area salute, che riguarda mortalità infantile nel primo anno di vita e consultori attivi per abitante.

Sul fronte servizi la nostra regione si posiziona solamente al 16° posto: pochi i servizi offerti alle mamme e ai loro bambini (asili nido, mense scolastiche, tempo pieno).

14° posto per quanto riguarda la dimensione della soddisfazione soggettiva delle mamme.

Un dato, invece, molto positivo è quello che porta l’Abruzzo al sesto posto, facendo rientrare la regione nella top ten, per quanto riguarda la presenza dei centri antiviolenza e le case rifugio.

Gap di genere sul tempo di cura

In Italia, le donne dedicano 5 ore e 5 minuti al giorno al lavoro non retribuito di cura domestica e della famiglia, contro un’ora e 48 minuti degli uomini. Il 74% di questo carico grava quindi su di loro, e anche quando contribuiscono al reddito e al lavoro tanto quanto gli uomini, dedicano alla cura 2,8 ore in più di loro, che salgono a 4,2 quando ci sono i figli.

Tuttavia, come sottolinea il rapporto Le Equilibriste, in un approfondimento dedicato ai papà, tra le pieghe del ménage familiare si intravede un trend finalmente positivo.

Anche se la maternità interferisce direttamente con l’accesso al mercato del lavoro delle donne, mentre la paternità spinge i padri a lavorare ancora di più, questi ultimi manifestano una crescente esigenza di conciliazione tra lavoro e famiglia.

Se, come dimostrano i dati, il tema del gap lavorativo è cruciale nella vita delle “mamme equilibriste”, anche l’esperienza della maternità in sé mostra tutti i limiti di un Paese, come il nostro, che fatica ad evolversi verso un modello paritario a tutti gli effetti, intorno e dentro alla famiglia. In una indagine realizzata da Ipsos per Save the Children e contenuta nel rapporto “Le Equilibriste”, le mamme di bambine e bambini tra 0 e 2 anni in Italia testimoniano infatti un chiaro vissuto di solitudine e fatica, dall’evento del parto alla ricerca di un nuovo equilibrio nella vita familiare e lavorativa.

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