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Mario Gaspari: cent'anni fa nasceva l'uomo che 'fece' la città

Negli anni '70 realizzò buona parte delle strade della città che oggi percorriamo: il figlio Paolo ricorda l'orgoglio dell'uomo che tanto ha dato alla sua Pescara

Aveva circa 11 anni Paolo quando, con largo anticipo sull'età cui siamo abituati a vedere gente affacciarsi nei cantieri, ironizza lui stesso, si intrufolava tra i macchinari e gli operai intenti a fare, letteralmente, le strade di Pescara.
Erano gli anni '70 e quello che per lui era un gioco per tutti gli altri era la nascita di tante delle strade che oggi siamo abituati a percorrere a piedi, in auto o in bicicletta.

Era una città che guardava, ancora una volta, alla modernità e protagonista di quella trasformzione fu proprio la ditta guidata dal papà di Paolo, Mario Gaspari, che ha oggi una via intestata nella San Silvestro in cui era nato, ma che della città, come lui ci racconta, era innamorato.

Nel centenario della nascita di papà Mario, classe 1922, il figlio vuole ricordarlo e ricordare, con lui, quella città che ha letteralmente “messo a terra” congiungendo ancora una volta, non solo idealmente, ma materialmente, le due città unificatesi nella Pescara del 1927: quella al di qua e al di là del ponte Risorgimento. Una famiglia che alla città, con il nonno Luigi prima della guerra, e con i figli Mario, Armando e Corradino poi, ha dato tanto portandone un po' anche al di là delle Alpi quando Mario fu chiamato, con la sua ditta stradale e di autostrasporti, a costruire anche una 40ina di chilometri del Passo del Brennero lasciando un'impronta tutta abruzzese a due passi da Innsbruck.

“Mio padre – ricorda il figlio Paolo – ha fatto un po' la storia delle strade della città e la mia presenza in cantiere non gli facilitava il lavoro: i pericoli erano tanti”. I pericoli sì, ma anche il fascino di vedere qualcosa che per noi, oggi, è quotidianità. Qualcosa che, invece, al tempo rappresentava una trasformazione vera e propria. In una parola: sviluppo. Di ricordi Paolo ne ha tanti, a cominciare dall'amore che il padre aveva per la città. “Era orgoglioso di quello che faceva” e quella foto in bianco e nero che ritrae un uomo elegante, snello e fiero di quanto stava realizzando, lo racconta. E da buon pescarese, il calcio e la sua squadra l'aveva nel cuore. Un ricordo nitido per Paolo, è quello del 1977 quando Pescara si avvolse nei colori bianco-azzurri per quella prima volta in serie A. C'erno già i primi palazzi di sette-otto piani in città e in quell'occasione, ci racconta, furono bardati con le bandiere e le strade, quelle strade che proprio suo padre aveva realizzato, invase da migliaia di cittadini festanti a bordo di auto, moto e motorini con tanto di banda scesa in strada per le celebrazioni.

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Non era facile per lui trascorrere del tempo con suo padre che il lavoro portava spesso fuori città, ma il ricordo è nitido come lo è il ricordo della Pescara che cambiava. Tra le foto che ama di più, ci racconta mentre le sfoglia, quella del viaggio di nozze a Venezia con la moglie Iolanda: era il luglio del 1966. Un anno dopo sarebbe nato lui. Il matrimonio, il pranzo all'Hotel Promenade di Montesilvano e poi via per qualche giorno al mitico Hotel Danieli di cui, ironia della sorte, ricorre il bicentenario. E mentre uno degli alberghi simbolo del Paese prepara i suoi festeggiamenti, a cominciare dal carnevale, Paolo vuole festeggiare, con tutta la sua città, il ricordo di un padre che tanto ha dato alla sua Pescara. Quella foto in gondola di uno dei pochi momenti lontano dal lavoro, dai cantieri, dalle strade che ancora oggi disegnano la nostra città.

Per lavoro, l'oggi maresciallo in pensione Paolo Gaspari, si trasferì giovane nelle Marche, ma i ricordi di suo padre, della sua famiglia e della sua città gli sono rimasti nel cuore ed è a Pescara che scappa ogni volta che può per rivivere, anche solo con una semplice passeggiata su quelle strade una storia sì personale, ma anche di tutta la città.

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