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Sedici alberi caduti o da rimuovere, i pini quelli più a rischio: tracciato il bilancio dei danni al verde causato dal maltempo

Il presidente della commissione ambiente fa il punto sulle conseguenze dei venti di burrasca che il 17 settembre hanno creato non pochi disagi in città: paradossalmente a reggere meglio l'urto è stata proprio la zona della pineta dannunziana

Otto alberi caduti o già abbattuti e altri otto pini ancora da rimuovere per un totale di 16: è questo il bilancio dei danni causati dall'ondata di maltempo che il 17 settembre a colpito la città. L'evento più violento degli ultimi sessant'anni. A sottolinearlo è il presidente della commissione comunale ambiente Ivo Petrelli tracciando il bilancio dei danni registrati.

“L’ultima avversità meteorologica ha avuto caratteristiche di eccezionalità, non tanto per le precipitazioni questa volta, quanto per la violenza del vento che si è abbattuto sulla città e che ha colpito in maniera specifica la fascia costiera più che le zone interne – sottolinea Petrelli al termine della commissione -. A fronte di tale situazione, l’amministrazione comunale, ben consapevole dei possibili pericoli, ha subito disposto la chiusura al pubblico delle aree più a rischio, ossia parchi, riserve naturali e cimiteri, per dare il tempo agli uffici di verificare eventuali schianti delle alberature, provvedere alla rimozione delle condizioni di pericolo e riaprire al pubblico le stesse aree. Oggi abbiamo ritenuto importante fare un punto della situazione e, dalla relazione di Mario Caudullo (responsabile del servizio verde pubblico e parchi del Comune), è emerso che le maggiori criticità si sono verificate sui pini”. “In particolare – spiega - sul territorio urbano si sono verificati lo schianto di un pino, abbattuto dal vento, e tre abbattimenti effettuati dal Comune dopo aver verificato il sollevamento dell’apparato radicale delle piante piegate dal vento. In via Corridoni è invece crollato un eucalipto e gli uffici stanno valutando la necessità di rimuovere altri tre alberi della stessa specie, perché la caduta del primo ha consentito ai tecnici di verificare che in realtà sotto le radici dell’albero c’era una soletta di cemento, ovvero quegli alberi sono cresciuti sulla superficie e le radici non sono ancorate nella profondità del terreno, condizione che le rende assolutamente prive di stabilità”.

“Paradossalmente – sottolinea Petrelli - è andata meglio nella zona della pineta dannunziana, sulla quale pure si concentravano le nostre preoccupazioni:tre pini secchi si sono completamente ribaltati, tutti concentrati nell’area del comparto 4 devastata dall’incendio dello scorso anno e ancora chiusa al pubblico. In realtà tutti i pini presenti nell’area continuano a essere sotto osservazione, per ora seppur toccati dal fuoco non sono stati rimossi su indicazione degli agronomi che, a fronte di un incendio, suggeriscono di non toccare le piante per almeno due anni per dare loro modo di seminare nel terreno, ma è chiaro che quando quelle piante crollano a ridosso di strade e recinzioni occorre intervenire come in questo caso visto che i tre pini si trovavano a ridosso della recinzione sul lato di via Ignazio Silone e via Scarfoglio. Lo schianto dei tre alberi ha consentito di verificare la possibile necessità di rimuovere altri 8 alberi nella stessa zona”. “Tirando le somme – precisa – il bilancio non è stato completamente negativo da un lato perché la particolare criticità meteoclimatica lasciava presagire una situazione molto più complessa e con conseguenze molto più nefaste sul territorio, dall’altra perché la violenza del vento ci ha permesso di constatare la bontà delle verifiche di staticità eseguite negli anni dall’ufficio verde del Comune. In particolare il vento ha confermato l’elasticità di alberi che, seppur piegati, non sono a rischio crollo, come nel caso di via Regina Margherita dov’era scattato l’allarme per un pino adagiato sul tetto della scuola secondaria di primo grado. In realtà gli agronomi hanno disposto di non abbattere la pianta perché, a loro giudizio, bastava alleggerire la chioma e la pianta elastica avrebbe riacquistato la sua posizione verticale, come infatti accaduto. Ovviamente la situazione del nostro patrimonio verde resta fortemente attenzionata – conclude Petrelli -, anche in vista dell’arrivo dell’inverno, pronti a intervenire con misure di tutela del territorio ove ne riscontrassimo la necessità”.

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