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Diritto all'oblio per chi ha vinto un tumore, la città ospita la "passeggiata di salute" contro le discriminazioni

Appuntamento in estate: lo annuncia la fondazione Aiom che ha lanciato una raccolta firme perché si arrivi all'approvazione di una norma "di civiltà": nonostante abbiano superato la malattia per molti è difficile adottare, avere un mutuo e persino un lavoro

Per chi è guarito da un tumore e parliamo di milioni di persone, il rischio di subire discriminazioni nell'accesso ai servizi come ottenere un mutuo, un'assicurazione, adottare un bambino e trovare un lavoro, è concreto. Per questo la fonazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) ha avviato tre mesi fa una raccolta firme in favore della legge per il “diritto all'oblio oncologico” che ha già raccolto 60mila firme e la cui campagna, con la “passeggiata di salute” quest'estate farà tappa anche a Pescara. E' la stessa fondazione ad annunciarlo. L'obiettivo è quello di arrivare alle 100mila firme da consegnare al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente del consiglio dei ministri Mario Draghi prima che la bella stagione finisca con l'approvazione della norma che sperano arrivi entro questa legislatura.

“La norma, richiesta da fondazione Aiom – spiega la stessa in una nota - attraverso l'iniziativa 'Io non sono il mio tumore', permetterebbe all'Italia di seguire l'esempio virtuoso di altri Paesi europei (Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo), che già tutelano i propri cittadini ex pazienti oncologici con una legge ad hoc. Il progetto è partito a gennaio con l'avvio della raccolta firme, la distribuzione online della prima guida sul diritto all'oblio oncologico e una forte campagna social, ora si arricchirà di ulteriori attività, come la distribuzione della guida cartacea, la raccolta firme negli ospedali e due 'passeggiate di salute' per sensibilizzare, che si svolgeranno a Pescara e Roma durante l'estate”. “In soli tre mesi abbiamo raggiunto più della metà delle adesioni necessarie a portare il tema all'attenzione dei legislatori. È una delle maggiori call to action mai realizzate nella lotta al cancro. La grande partecipazione dei cittadini ci ha permesso finalmente di smuovere il Paese e di dimostrare ancora una volta quanto questa campagna sia fondamentale - dichiara Giordano Beretta, presidente della fondazione -. Abbiamo ascoltato e raccolto le storie di moltissimi ex pazienti, anche personaggi famosi, che si sono trovati a vivere situazioni surreali e ingiuste. Sono 3,6 milioni le persone che, in Italia, vivono con una diagnosi di cancro. Il 27% di loro, circa un milione, è guarito. Sono numeri importanti, che non possiamo più ignorare. Ora chiediamo a tutti uno sforzo per continuare a diffondere l'iniziativa fino a raggiungere le 100mila firme”. “Supportare questa campagna significa offrire l'opportunità agli ex pazienti di vivere una vita libera dal ricordo della malattia – aggiunge l presidente Aiom Saverio Cinieri - . L'obiettivo di 100mila adesioni, che a gennaio sembrava irraggiungibile, oggi è davvero vicino ed è tutto frutto del lavoro delle associazioni pazienti, degli oncologi di AIOM e dei cittadini”.

Che l'Italia debba seguire l'esempio europeo lo ribadisce Antonella Campana, vicepresidente di fondazione Aiom e membro del coordinamento volontari di IncontraDonna: “ora tocca a loro impegnarsi in questa battaglia di civiltà – chiosa -. Riceviamo ogni giorno sollecitazioni da parte di malati e familiari che già hanno dovuto superare una malattia e ora si trovano a vivere una discriminazione scientificamente ingiustificata”. “Discriminare qualcuno per la sua malattia trasforma il tumore in una colpa”, precisa Monica Forchetta, membro del cda Aiom e presidente Apam (Associazione pazienti Italia melanoma. “Dall'avvio della campagna abbiamo ricevuto numerosissime testimonianze di persone che, nonostante fossero guarite, si sono trovate in difficoltà nel richiedere diversi servizi. Anche agli adolescenti è capitato di vivere episodi discriminatori, per esempio in ambito sportivo. È necessario intervenire al più presto. Siamo felici di poter contare sul sostegno di moltissime associazioni pazienti. Prima era solo un sogno, oggi invece siamo quasi all'obiettivo”.

Tra queste storie, racconta Ornella Campanella, anche lei nel cda della fondazione e presidente dell'associazione aBRCAdabra, c'è quella di Francesco, 33 anni “ che non ha potuto adottare un figlio a causa di un tumore alla tiroide curato ben tredici anni prima. Laura, che di anni ne ha 45, non ha ottenuto un mutuo per avviare la sua attività nonostante sia guarita da un tumore al seno da più di quindici anni. È importante che le istituzioni ci ascoltino e ci affianchino in questa sfida di cultura e civiltà. In questi mesi – conclude - hanno dimostrato una grande sensibilità al tema, siamo certi che insieme riusciremo a raggiungere l'obiettivo e a modificare il peso schiacciante di chi si sente paziente oncologico discriminato per tutta la vita”.

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