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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Sul muro in costruzione nell'area degli scavi archeologici appare la scritta "auto-omaggio della ditta", tuona Italia Nostra [FOTO]

L'associazione si chiede se è quello il panorama che si dovrà vedere dal circolo canottieri dopo il discusso taglio dei pini e chiede conto a chi l'ha autorizzata ribadendo la necessità di condividere i progetti: "Auspichiamo la rimozione"

“Spariscono” gli scavi che hanno portato alla luce a nord del ponte d'Annunzio i resti della fortezza borbonica e le originarie opere ferroviarie e sul muro in costruzione appare la scritta “auto-omaggio” della ditta. A denunciarlo è la sezione pescarese di Italia Nostra che di quella “specie di 'fastigio', il frontone di un tempio rovesciato si direbbe, su cui campeggia la colorata scritta”, chiede ora conto. Chi l'ha autorizzata? Questa la domanda che pone ora che, incalza l'associazione, “l’intera area archeologica, la visione che ogni cittadino avrà passando sul ponte, dal fiume, dal circolo Canottieri per il quale si è difeso il 'contesto' contro gli alberi ma non contro la pubblicità, sarà dominata dalla scritta dell’appaltatore che firma non già un’opera rimarchevole ma un semplice muro di contenimento facendone manifesto permanente dei propri meriti”.

Per l'associazione l'ennesima prova tangibile della via del “silenzio” scelta dall'amministrazione e dalla soprintendenza cui del progetto che sta interessando l'area archeologica e in particolare quello della pista ciclabile che l'attraverserà, ha chiesto più volte contezza, sottolinea.

Quando i lavori di costruzione del muro di contenimento del rilevato ferroviario, ricorda Italia Nostra, vennero alla luce i resti della fortezza e tutti “abbiamo gioito, il sindaco in testa”. Per la precisione ad essere state ritrovate sono state due arcate delle originarie opere ferroviarie e, in seguito, un tratto di pavimento originario dell'antica piazzaforte.

Sul muro in costruzione della zona degli scavi ferroviari appare il nome della ditta: la denuncia di Italia Nostra

“Questo avveniva in concomitanza con i sondaggi favorevoli al campo Rampigna ed apparve subito evidente che l’insieme dei ritrovamenti poteva trasformare quella parte di città restituendole tracce della sua storia, con nuove sistemazioni urbane fruibili dai cittadini. Ci fu annunciato – prosegue Italia Nostra - che le ferrovie avevano compreso il tema, anche grazie alla pressione dell’archeologo Staffa della soprintendenza Abap (belle arti e paesaggio), tra i maggiori studiosi della città antica: le ferrovie, che in tempi passati e recenti avevano distrutto pezzi della nostra storia senza alcun riguardo (e senza alcuna sanzione) assicuravano un progetto debitamente dotato di risorse per mettere in valore i ritrovamenti”.

“Il Comune confermò il suo interesse e la disponibilità a rivedere un discutibile progetto di pista ciclabile aerea che era stato previsto prima degli scavi”, precisa l'associazione che lo ha chiesto anche “di fronte alla 200 persone alle quali, prima della pandemia, ha spiegato il valore del sito e le potenzialità del parco archeologico; lo ha ripetuto quando sindaco e soprintendente hanno illustrato molto sommariamente che stavano progettando; lo ha chiesto alla soprintendenza più volte”. Nessuno però si sarebbe degnato di rispondere e così nel frattempo “sorgeva il muro, ingabbiando il primo dei reperti (le vecchie strutture ferroviarie) in due archi di cemento mal disegnati che ne occultano il paramento esterno, e ne rendono problematico l’accesso; non sappiamo che variante avrà la pista ciclabile né come saranno sistemati gli altri resti, malinconicamente coperti da una tettoia e preclusi alla vista futura dall’attuale muro in cemento”. Quello che si vede però, tornano a denunciare, è l'enorme scritta con il nome della ditta che qeui lavori li sta facendo.

“Chi ha autorizzato quella sistemazione 'scenografica? Le ferrovie? Il Comune? La soprintendenza? - chiede Italia Nostra -. Pescara avrà il suo parco archeologico con pubblicità? Quella di carta si paga ed è transitoria, e questa?”, si chiede ancora. “Non si invochino altre molto più modeste 'firme' che le imprese usano apporre sulle opere: per tutte valga la moderatissima scritta apposta sull’asse attrezzato, ben più ragguardevole realizzazione criticabile per altro, non per la 'firma'. Questa occupa un luogo della storia e si impone invasivamente alla città. Speriamo proprio che la si voglia rimuovere”, conclude ricordando che proprio per evitare “scelte arbitrarie come queste, dovete tirare fuori i progetti”.

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