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Esce “Io”, primo progetto solista del pianista pennese Paolo Catone

Il disco, che verrà pubblicato a giugno, sarà anticipato dal singolo “Papà” il prossimo 21 maggio

Esce “Io”, primo progetto solista del pianista pennese Paolo Catone. Come spiega lo stesso Catone, l’album ha preso forma nel lockdown dello scorso anno: «Durante il primo mese di chiusura totale ho riflettuto molto su ciò che stavamo vivendo e su quello che stava accadendo nel mondo. Ho sentito l’esigenza di mettermi a suonare, una reazione a quello che provavo, al senso di impotenza che sentivo davanti a questa situazione, pensando al futuro. Sono una persona molto riflessiva, mi sono sempre sentito molto stretto nella società moderna».

Catone ha trascorso il lockdown nella sua casa di campagna, a Vestea: «La musica e la natura mi hanno aiutato molto. Ho cercato di trarre del buono da quello che stava accadendo. Ho riflettuto molto su me stesso e sulla strada che stavo percorrendo. Non mi sono mai risparmiato, ho lavorato con la musica e per la musica. Durante il lockdown, ho ritrovato la voglia di dedicare del tempo a me stesso, di creare la mia musica, suonata con il cuore, senza artifici né pretese, con semplicità. Il titolo del disco, “Io”, si riferisce proprio al fatto di aver ritrovato lo spazio che mi mancava, la voglia di esprimermi. Ho voluto dare vita a qualcosa di mio, di veramente personale».

Il disco, che verrà pubblicato il 18 giugno, sarà anticipato dal singolo “Papà” il prossimo 21 maggio:

«È dedicata a mio padre, che da tre anni combatte contro un grave problema di salute. Tra di noi c’è un rapporto molto bello. Mi ha insegnato il coraggio. Combatte tutti i giorni, mettendoci tutto se stesso, e riesce a sorridermi ogni volta. Per me questo è un grandissimo insegnamento».

Classe 1982, Catone lavora come pianista, compositore e docente: «Ho iniziato ad appassionarmi al pianoforte da bambino, avevo 7 anni» racconta. «Stavo giocando, mentre mio padre seguiva un programma televisivo dove era ospite Ray Charles. Gli chiesi chi fosse, ero incuriosito. Rimasi incantato a guardarlo suonare e cantare. Decisi, allora, di mettermi in gioco e di iniziare a prendere lezioni di pianoforte». E conclude: «La musica per me rappresenta diverse cose: è un mondo utopico, ma anche il nascondiglio dalla sofferenza; è il mondo in cui mi sento libero di esprimere quello che penso, tutto ciò che sento dentro me stesso. Mi piacerebbe moltissimo, in futuro, poter scrivere colonne sonore, musiche che lascino spazio alla fantasia».

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