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Argentini (Nursind): "Con il covid escalation di aggressioni nei confronti degli infermieri"

Il segretario provinciale dopo la violenza subita da un'infermiera nel pronto soccorso di Pescara: "Il momento è di grande stress, e la nostra professionalità non è riconosciuta"

In pronto soccorso le aggressioni, se pur raramente con gravi conseguenze, ci sono sempre state nei confronti degli infermieri, ma certo è che con il covid si è assistito ad un'escalation dei momenti di tensione. A determinarli non solo la “solita” maleducazione in cui non è raro imbattersi, ma anche la tensione generata dalle lunghe attese e il forte stress che ne consegue, con gli infermieri a loro volta sotto pressione sia per i turni di lavoro più intensi cui sono costretti da quando la pandemia ha sovvertito la normalità di tutti, sia per i molteplici ruoli che si trovano a ricoprire con una professionalità che in termini normativi ed economici non gli è riconosciuta, ma che li mette in prima linea nella relazione con chi in ospedale, e ancor più in pronto soccorso, arriva. Del malessere di chi varca le porte dei presidi sanitari, sono dunque loro il primo bersaglio.

Questo, in sintesi, quello che a IlPescara dice il segretario provinciale del Nursind Pescara Antonio Argentini, commentando il gravissimo episodio avvenuto al pronto soccorso di Pescara e riportato da Il Centro, che ha visto protagonista un'infermiera, malmenata da un uomo solo per avergli chiesto di indossare la mascherina. Un'aggressione violenta che le è costata fratture e una prognosi di trenta giorni. Un episodio così grave, spiega Argentini, non è di certo comune, ma aggressioni verbali e momenti di tensione lo sono.

“Spesso in pronto soccorso – spiega Argentini – vanno persone alterate, sotto effetto di alcol o droga. Non tutti riescono a controllarsi e vogliono sfogare il loro disagio sugli altri. In sostanza la colpa è di chi li sta aiutando. Sicuramente con la pandemia si è generato un fortissimo stress di cui risentono tutti e alla fine c'è proprio un rifiuto delle regole che ha portato ad un aumento degli episodi violenti soprattutto nel pronto soccorso. La difficoltà nel reperire medici, cosa  determina ore e ore di attesa e in più al personale si chiede una maggiore attenzione: tutto questo porta ad un aumento delle ore di attesa per consentire di fare il lavoro nel modo migliore”. Un problema che si riscontra particolarmente nel pronto soccorso di Pescara che di ingressi, all'anno, sottolinea il segretario provinciale Nursind, ne registra 100mila: “è come una grande città”, afferma.

Quello degli accessi nel pronto soccorso della città è, a sua volta, un problema che si potrebbe alleviare, sottolinea, aprendo ad esempio un nuovo distretto sanitario a Montesilvano: “l'attuale è troppo piccolo per dare maggiore prestazioni”. Per lui è una buona iniziativa quella promossa dal sindaco Ottavio De Martinis che ha annunciato di volere un ospedale di prossimità nella città adriatica. Vero è che il pronto soccorso di Pescara è sempre sovraffollato perché riferimento anche dei territori vicini e sono tanti quelli che ci arrivano anche senza una reale urgenza, rallentando ulteriormente il lavoro degli operatori sanitari, tiene a precisare Argentini. Un appello lo fa anche a chi è di fuori regione, ma vive in città: “molti non hanno mai cambiato il medico di famiglia per cui quando hanno un problema, si recano dalla guardia medica o in ospedale. Cosa che con il covid ha creato problemi ulteriori perché se non hai il medico chi te la inoltra la richiesta del tampone? Certo, la cosa poi in qualche modo si risolve, ma rallenta ulteriormente i meccanismi”.

Tornando agli infermieri in prima linea per loro anche l'arrivo degli smartphone è diventato un problema. Non è raro, infatti, spiega ancora il segretario Nursind, che ci si trovi a discutere con persone che, dentro il presidio e violando la legge, si mettono a fare riprese. Un ulteriore mansione, un ulteriore stress. “Alla fine la professionalità degli infermieri non è riconosciuta – aggiunge parlando delle rivendicazioni che la categoria fa ormai da tempo e che tante volte li ha visti manifestare anche sotto l'assessorato regionale alla sanità -. Non è solo una questione economica, quella dell'infermiere è una figura che va a colmare tutte le carenze: l'infermiere può fare di tutto. Se quella del medico è una figura ben definita, l'altra non lo è e il cittadino ha questa impressione per cui è sempre a lui che si rivolge, nel bene e nel male. Io lavoro in urologia e come dico sempre è più importante l'idraulico comune che quello della persona, ma sono io quello che salva la vita a chi arriva: è questa la percezione che si ha di noi”.

Da tempo gli infermieri chiedono di rinnovare il contratto nazionale, “di rispettare le promesse fatte dal viceministro alla Sanità Sileri che aveva parlato di una indennità specifica dell'infermiere. Indennità che qualcuno ha proposto anche per il pronto soccorso cosa su cui, visto il carico di stress che c'è lì sono pienamente d'accordo”, sottolnea Argentini. Meglio non va con i livelli di carriera per raggiungere i quali le cose cambiano continuamente: “ogni volta che si raggiunge un obiettivo, cambiano i requisiti”. Al segretario provinciale del Nursind chiediamo quindi se, alla luce di tutto questo, tra aggressioni fisiche e verbali, stress lavorativo, nessuna stabilizzazione e riconoscimento professionale ed economico, valga davvero la pena farlo questo lavoro: “è il nostro lavoro, alla fine si va sempre avanti”.

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