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Gianni Santomo racconta la pescaresità e la sua nuova vita da "giostraio" a Manoppello

Il grande imprenditore e comunicatore ha appena festeggiato il compleanno e guarda al futuro. Ci parla di d'Annunzio, Pilota, Pomilio ma anche di personaggi poco conosciuti che hanno segnato un'epoca. Ora porta avanti i suoi progetti per i giovani, da vero visionario. Gabriele d'Annunzio? "Era un pettegolo"

Proprio in questi giorni ha compiuto 74 anni. Resta uno dei personaggi più originali che Pescara possa vantare, sia per la carriera che ha alle spalle sia per gli aneddoti di vita vissuta che sa raccontare, sia ancora perché continua a guardare avanti come solo un visionario sa fare.
Lui è Gianni Santomo, grande manager e imprenditore, ma oggi preferisce definirsi - pensate un po' - giostraio a Manoppello.

«È un progetto legato ai giovani, sono i giovani che condizionano il futuro. Questa attività è stata fatta con enorme sacrificio. Io pratico anche questo sport, lo praticavo in mare come sci nautico tanti anni fa insieme al mio amico Eriberto, lo pratico anche qui nel lago. Ma gioco ancora a tennis, vado a praticare snowboard quando si può, insomma finché posso io non mollo».

La giostra a cui accenna Santomo è Hot Lake, lago artificiale a Manoppello in cui è possibile praticare wakeboard, wakeskate, sci nautico; una struttura di cavi che permette di praticare tutti gli sport acquatici a scivolamento senza il vincolo dell'imbarcazione per il traino.

Gianni Santomo è stato uomo targato Benetton per tanti anni e poi inventore del marchio Teleria, in ogni caso sempre molto attento alla comunicazione. Anche in periodi in cui di comunicazione si parlava poco: «Ad esempio, la comunicazione di Teleria è stata innovativa, impostata com'era sull'umorismo e sulla bellezza. La comunicazione di oggi è complicatissima, i social dominano senza regole e a velocità altissime, ormai siamo portati a non dire mai realmente la verità o comunque a non avere il tempo per verificarla. Ma resta un punto fondamentale per il successo di una azienda».

Santomo e lo sport, non solo pallanuoto: «La pallanuoto è stata una parentesi, seppur importante. Io amo ogni sport, credo di essere stato tesserato con quasi tutte le federazioni! Pure oggi a casa mia, la televisione è sempre sintonizzata sui canali di sport, anche le boccette, seguo ogni disciplina indistintamente. Entrai nella pallanuoto grazie a Gabriele Pomilio, che mi contattò perché aveva bisogno di rimettere a posto i conti e ci fu il mio intervento che diede vita alla gloriosa Sisley. Fu un onore riuscire a creare una storia durata tanti anni in cui noi, un gruppo dirigenziale tutto pescarese, riuscimmo a portare Pescara sulla vetta del mondo». 

Legato alla figura di Gabriele d'Annunzio, di cui conserva svariati cimeli: «Si tratta di cimeli acquistati in un'asta a Sotheby e utilizzati qualche decennio fa per l'inaugurazione del Palazzetto Imperato (di fronte alla stazione vecchia di Pescara), dove c'era la base in centro del mio marchio Teleria. Pescara in un certo senso è come d'Annunzio». 

Cioè? «Mi spiego con un racconto. D'Annunzio ordinò i suoi gioielli da Mario Buccellati non avendo i soldi a disposizione, pur di possederli, per apparire, in nome dell'esteriorità e dell'eleganza. Pescara è questa, vive sopra le righe, tutti i pescaresi sono un po' così, forse anch'io sia chiaro. Gabriele D'Annunzio era un genio non sempre compreso, ed era anche un gran pettegolo e leggero come lo sono i pescaresi. Ho avuto l'intuizione di legare l'attività di Teleria a D'Annunzio perché era simbolo di eleganza e di ricercatezza dei tessuti, lui fu il primo dandy d'Italia e io in qualche modo mi rivedo in lui. Con tutti i suoi limiti e difetti».

C'è qualche personaggio che ha rappresentato Pescara, la Pescara di Santomo?

«Cito Giancarlo Passamonti, magari sconosciuto ai più. L'unico capace di tirare un bidone a Gino Pilota, che a parte le disavventure nei casinò era scaltro come una volpe. Eppure Passamonti gli vendette cinque chili di oro zecchino, ma in realtà era... sabbia di oro zecchino! Passamonti lavorava in banca, ma la sua indole da vero pescarese lo portava a essere un bohemien in grado di inventare qualsiasi cosa. E l'indimenticabile Gino Pilota, che riteneva di essere un abile speculatore, cadde nel tranello. Al pescarese piacciono i facili guadagni, ma sappiamo bene che alla fine non c'è niente di facile ed ecco la morale della questione».

Gabriele Pomilio: «Non fu solo un grande comunicatore e dirigente sportivo, ma anche un pittore bravissimo. Pochi hanno avuto la fortuna di poter entrare nel suo studio privato e ammirare le sue opere, Gabriele era un vero artista e sognatore, uomo colto e difficilmente replicabile. La famiglia di Pomilio è tra le più prestigiose delle nostre zone, non a caso».

Il futuro secondo Santomo: «Sempre meglio, anche perché più scuro della mezzanotte non può essere, come dicono i proverbi. Ora siamo di fronte alla prova del Covid, ma noi dobbiamo vivere con ottimismo, guai a farsi prendere dalla negatività, Lo dico ai giovani che forse oggi soffrono di più a livello psicologico. Semmai, noi anziani dobbiamo essere un po' più cauti perché non possiamo sbagliare tanto vista la poca vita che abbiamo davanti, ma i giovani no, i giovani devono osare e essere propositivi».

Santomo nella sua vita ha osato tanto, ha in qualche modo spaccato il sistema, ha fatto parlare di sé, ha avuto aerei personali e auto di grossa cilindrata, ha girato il mondo ed è stato vicino a grandi uomini di spettacolo, sport, finanza e cultura. Ma in fondo resta un pescarese nato da una famiglia di origini semplici, perennemente abbronzato e amante del bello. Oggi il bello si traduce nella natura, nel suo lago, nel dare pillole di saggezza ai giovani e guardare davanti. Sempre. Anche dove molti non vedono.

Santomo

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