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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Un flash mob degli studenti dell'istituto Di Marzio Michetti per le donne ucraine e per la loro compagna Dana [FOTO]

In occasione della festa della donna gli studenti hanno voluto stringersi attorno alla loro compagna di origini ucraine Dana dedicando il flash mob a tutte le donne che fuggono e soffrono per la guerra

Un flash mob per esprimere vicinanza e solidarietà a tutte le donne ucraine in occasione dell'8 marzo ed alla loro compagna di scuola Dana Petrunko, 18enne originaria dell'Ucraina. Gli studenti dell'istituto Di Marzio Michetti di Pescara questa mattina sono stati protagonisti del gesto simbolico, un abbraccio attorno a Dana per farle sentire affetto e calore. La ragazza ha zii, cugini e la nonna nel suo Paese che in questi giorni è sotto attacco da parte della Russia. Un girotondo silenzioso per contrastare il rumore sordo delle bombe come spiega il docente Giuliano natale, promotore dell'iniziativa:

“Nei giorni scorsi abbiamo riflettuto con i ragazzi sull’organizzazione di un’iniziativa che fosse al tempo stesso concreta, visibile, ma semplice, come richiede il periodo storico che stiamo purtroppo vivendo. Peraltro a scuola tutti conoscono la storia di Dana, una giovane studentessa, ormai in Italia da otto anni, sola con la madre, che però ha lasciato cuore e affetti familiari in Ucraina e che sta vivendo giorni comprensibilmente drammatici. Io, così come i nostri ragazzi italiani, abbiamo la fortuna di poter solo immaginare cosa sia una guerra, non l’abbiamo mai vissuta, e non riusciamo nemmeno a pensare cosa significhi svegliarsi un giorno e sapere di dover lasciare la propria casa, gli oggetti che ci accompagnano quotidianamente, per tentare di fuggire e salvare la vita. Per fortuna i nostri ragazzi vivono in un paese che all’articolo 1 della Costituzione ripudia la guerra e non sanno cosa significhi dover scappare e lasciare papà o un figlio a combattere con il pensiero di non rivedersi mai più, un dramma terribile che ci impone di non restare indifferenti.

E allora, da un lato abbiamo avviato una raccolta di solidarietà di beni e generi di prima necessità, ovvero indumenti, prodotti sanitari, cibo in scatola, e qualcuno ha voluto anche lasciare soldi, oggetti con cui i nostri straordinari studenti hanno riempito la mia stanza a scuola. Nei giorni scorsi Dana ha già provveduto alla spedizione di un primo carico di aiuti, attraverso i corridoi umanitari, e sappiamo grazie ad alcuni collegamenti televisivi che i prodotti di Pescara sono arrivati a destinazione nelle famiglie ucraine rimaste sul posto."

Flash mob Di Marzio Michetti Ucraina

Il docente ha assicurato che la raccolta proseguirà mentre la manifestazione simbolica ha visto indossare mascherine gialle e fra le mani le bandiere dell'Ucraina con la scritta "Pace" da parte degli studenti che si sono radunati sulle scale esterne della scuola dove alle 11 hanno urlato in ucraino "Siamo con voi".  Dana ha poi spiegato:

“Ringrazio la dirigente Ascani, i miei docenti, il professor Natale e i miei compagni che, dall’inizio del conflitto, mi sono stati sempre vicini comprendendo quello che sto vivendo con mia madre, vivendo a Pescara sole dopo aver perso papà da piccola. Ma in Ucraina ho una nonna di 56 anni, mia zia di 32 anni con un bambino di soli 8 anni, un cugino di 23 anni che sta combattendo e altri sparsi. E pensiamo di aver perso da una settimana un’altra zia di 57 anni che operava in Croce Rossa e che non siamo più riusciti a sentire dopo che il suo convoglio della Croce Rossa che stava soccorrendo i feriti in un corridoio umanitario è stato anch’esso bombardato. Pensiamo sia
morta, ma non possiamo avere certezze perché la sua famiglia comunque sta vivendo dentro i sotterranei-bunker della metropolitana di Kiev e i contatti sono impossibili. Quanto sta accadendo in Ucraina è terribile, e ci fa capire quanto siano piccoli i nostri problemi individuali di adolescenti, i drammi nella vita sono altri."

In aula magna, poi, la studentessa ha letto una lettera indirizzata alla città di Pescara:

“Ciao a tutti, io sono Dana, una ragazza Ucraina arrivata qui in Italia qualche anno fa…volevo dedicarvi questa lettera, per voi, alunni, operatori scolastici, insegnanti, dirigente e per tutte le persone esterne. Tutto questo è per voi…il nome sicuramente sarà anonimo, ma è da parte mia e della mia Nazione che vi sto ringraziando dell’aiuto, del supporto che mi state dando. Grazie a voi ho scoperto che c’è ancora dell’umanità e anche se è difficile parlarne ora, credo in un futuro migliore. Il mio obiettivo, attraverso un foglio e una penna, è quello di raccontarvi la mia storia e soprattutto la gratitudine che ho verso di voi. Sono nata in un Paese in cui la bandiera rappresenta il cielo blu e il giallo come il grano, ed è triste oggi vedere una realtà rappresentata solamente come una bandiera rossa come il sangue e nera per la polvere dati i vari bombardamenti. I miei giochi erano differenti sicuramente da quelli vostri, ovvero rotolarmi nei campi di grano che purtroppo ora sono bruciati e osservare la trasparenza della natura incontaminata con i boschi verdi dove ora al posto degli animali ci sono persone che si nascondono dai soldati, con il contrasto della neve.

Personalmente parlando, avere un cugino di soli 23 anni (quasi coetaneo a noi) costretto a imbracciare le armi, per un desiderio egoistico altrui e a causa di una realtà diversa dalla nostra, fa comprendere come a volte si è solo sfortunati nella vita. Ho anche una zia con un bambino di 8 anni che si è dovuta sentir chiedere quando arrivasse la Festa della Donna così che potesse darle la sua letterina prima del dovuto data la situazione catastrofica del Paese e quindi consegnarla prima dell’8 marzo, semplicemente voleva consegnarla prima di morire. Queste parole mi vengono a tormentare ogni notte insieme ad altri inquietanti pensieri. Allora a questo punto mi pongo una domanda: come si fa a essere indifferenti davanti a tutto ciò? Sono felice di avere una risposta positiva, perché vedo con i miei occhi che non soffro solo io, ma anche voi insieme a me. Concludo citando Fabrizio De Andrè: ‘Per tutti il dolore degli altri è un dolore a metà’, ma ho la dimostrazione che non è così, grazie a voi la mia paura è diventata anche forza. Grazie davvero’"

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