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Tua si appella al consiglio di Stato per poter riprendere i lavori della filovia, il comitato Strada parco bene Comune: "Ricorso fragile"

Avanzata la richiesta di sospensiva alla sentenza di primo grado del Tar che ha accolto il ricorso del comitato, in subordine la società chiede una cauzione di 2milioni di euro per compensare il deterioramento dei mezzi già acquistati. Angiolelli (comitato strada parco): "Agito secondo quanto previsto dall'ordinamento"

Una richiesta di sospensiva della sentenza con cui il Tribunale amministrativo regionale (Tar) ha accolto il ricorso del comitato Strada parco bene comune così che i lavori per la realizzazione del tracciato della filovia possano di fatto riprendere. Questo quello che la Tua chiede tramite l'appello presentato dall'avvocato Carlo Montanini al consiglio di Stato nell'attesa che lo stesso si pronunci sul ricorso fatto contro quella sentenza con cui il Tar ha annullato il nulla osta ministeriale che aveva consentito di riaprire i cantieri. Una sentenza che per i ricorrenti presenterebbe diversi profili di illegittimità e che per questo andrebbe riformulata.

Quella della filovia è ormai una vera e propria “guerra dei trent'anni” che si svolge nelle aule giudiziarie e di cui oggi si scrive una nuova pagina nell'attesa della parola “fine”. Due, in realtà, le richieste avanzate con il nuovo ricorso presentato al consiglio di Stato da Tua. La prima, come detto, quella di sospensiva che consentirebbe la ripresa i lavori; l'altra, ma in subordine e “proprio in considerazione del significativo ed irreversibile pregiudizio che deriverebbe all'appaltante dall'esecuzione in sentenza impugnata”, quella di ottenere “un'idonea cauzione di almeno 2 milioni di euro da tenere ferma fino alla definizione del giudizio di appello” contro la sentenza che del Tar che quegli stessi lavori li ha fermati Una cauzione, cosa ben diversa da una richiesta del danno tiene a precisare Ivano Angiolelli presidente del comitato raggiunto da IlPescara, che lo stesso comitato dovrebbe garantire. A motivarla il fatto che la sentenza del consiglio di Stato sull'annullamento del nulla osta arriverà presumibilmente tra un anno. Un lasso temporale lungo che si tradurrebbe nel deterioramento dei sei mezzi già acquistati e che sarebbero dovuti entrare in funzione con i primi test, avevano annunciato Tua e Regione, ad inizio 2023.

Una cauzione che per la Tua dovrebbe dunque compensare i danni e che di quantificherebbe nel costo delle batterie a trazione di un milione e 440 milioni di euro, cui si aggiungerebbero i 4mila 800 euro di servizio, i 30mila euro per il deterioramento degli pneumatici più le altre spese legate al decadimento delle batterie (9mila euro), gli oneri per il trasferimento dei mezzi per la ricarica (3mila euro), l'onere per le verifiche di impianto della continuità elettrica (5mila euro) e i costi del ripristino per i prevedibili danneggiamenti agli impianti semaforici ed altre parti dell'impianto (80mila euro). Numeri cui si aggiunge il deprezzamento della parte elettrica quantificato in 120mila euro l'anno.

Una richiesta di cauzione che, replica Angiolelli, non sarebbe pensabile laddove si tratta di un iter giudiziario e dunque di una decisione del Tribunale amministrativo regionale presa su un ricorso presentato e i cui tempi, considerando che ora dovrà pronunciarsi il consiglio di Stato, sono determinati dalla legge stessa.

Diverse le ragioni per cui si dovrebbe riformulare la sentenza del Tar per la società di trasporto a cominciare dalla questione inerrenti le valutazioni ambientali laddove in realtà  lavori da ultimare sarebbero “piccole lavorazioni riguardanti il superamento delle barriere architettoniche nel solo tracciato ricadente in Montesilvano” per consentire ai mezzi acquistati, gli Exqui.City18T di transitare.

Altro elemento che ne determinerebbe la illegittimità sarebbe il fatto che lo stesso comitato non è iscritto “nello speciale elenco delle associazioni rappresentative di utenti e consumatori” costituitosi formalmente, si legge, il 16 aprile 2021 proprio per, questo viene sostenuto, avanzare quel ricorso con cui sono stati bloccati i lavori e presentato il 13 maggio 2021 con l'intenzione di non far realizzare la filovia sulla strada parco al di là del mezzo utilizzato essendo quello attuale, si precisa “totalmente elettrico e di ultima generazione”. Si tratterebbe quindi di un “ente di diritto privato a base associativa di rilievo locale privo di qualsiasi storia e creato proprio per ottenere il nulla osta del ministero” e dunque “provo di un adeguato grado di rappresentatività e stabilità”. Nel ricorso mancherebbe poi la relazione fatta dal comitato tecnico permanente per la sicurezza dei sistemi di trasporto a impianti fissi che dimostrebbe invece la bonarietà del famoso nulla osta sulla terza perizia di variante.

Nel sottolineare che sussisterebbe il rischio di perdere il finanziamento, la Tua tramite il suo legale chiede quindi al consiglio di Stato la sospensiva della sentenza del Tar “in quanto oltre ad essere evidentemente viziata per le ragioni esposte, arreca alla società appaltante un pregiudizio grave ed irreparabile”.

La replica del comitato Strada parco bene comune

Se quella cauzione chiesta in subordine al non accoglimento della ripresa dei lavori sulla strada parco il comitato, sostiene Ivano Angiolelli, non troverebbe alcuna ragione di esistere perché come detto l'iter giudiziario è legato ai tempi della giustizia, sugli altri punti, ribadendo che da parte di Tua non c'è quindi nessuna richiesta di risarcimento del danno, il presidente replica punto per punto. 

Sulla questione “lavori”, dice a IlPescara il presidente del comitato difeso in sede di giudizio dagli avvocati Caludio e Matteo Di Tonno, quelli da fare sarebbero tutt'altro che “lievi” con l'infrastruttura che non sarebbe ad oggi né completata, né lontanamente dall'esserlo tanto che, aggiunge, “ora come ora il filobus sarebbe costretto a interrompere la corsa sia all’uscita dalla Strada parco in Viale Europa, sia al capolinea sud in Piazza Martiri Pennesi”.

Quindi la tesi per cui, in sostanza, il comitato non sarebbe legittimato ad agire in quanto con nessuna storia o quasi alle spalle e composto da sole quattro persone a fronte di un'opera che ha una forte valenza pubblica. “Come è ben noto e sottolinea anche la sentenza di primo grado, dal 2013 ci battiamo contro la filovia e se è vero che formalmente ci siamo costituiti ad aprile 2021 per poi procedere con il ricorso presentandoci in quattro dal notaio in quanto quelli che lo stesso lo hanno costituito, gli iscritti sono 1.230 – afferma Angiolelli -. Si confondono, probabilmente sapendolo di fare, i soci promotori con il numero degli aderenti. Cosa questa palese per i giudici di primo grado. Non è neanche vero – prosegue – che non è stata raccolta alcuna quota di partecipazione perché ho allegato in giudizio le distinte di versamento avendo noi come comitato un conto corrente aperto. Come si può dire allora che ci siamo costituiti solo in prossimità del ricorso se è da dieci anni che portiamo avanti questa battaglia?”.

Sotto tutti i profili, dunque, il ricorso presentato da Tua secondo il comitato sarebbe “fragile” e a difesa di un'opera che comunque, scrive su un post social il presidente del comitato Strada parco bene comune, "non potrebbe mai superare la lunga fase dei collaudi Anfisa a prescindere dal legittimo ricorso al Tar da noi presentato peraltro accolto con vittoria di spese dai giudici di primo grado”.

Parlando a IlPescara su quella cauzione in subordine che si richiede aggiunge: “hanno avuto 31 milioni di euro dal 1995 per realizzare un'infrastruttura di sei chilometri. Dopo quasi trent'anni non è stato fatto praticamente nulla e ora vogliono da noi una cauzione? Ci chiediamo a questo punto quanto si dovrebbe rimborsare per tutto il tempo trascorso senza avere ancora la filovia”.
Il Comitato - conclude Angiolelli - confida che la buona politica sin qui colpevolmente silente faccia la propria parte, schierandosi finalmente nella parte giusta che le compete.

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