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“La farina di grillo magnetele tu!”, la presa di posizione di una piadineria pescarese [FOTO]

Tutto ciò rientra nel dibattito attualmente in corso sul "novel food", espressione con cui si fa riferimento ad alimenti o ingredienti "nuovi" rispetto a quelli tradizionalmente intesi

Il messaggio è chiaro: "Non abbiamo grilli per la testa... figuriamoci nelle piadine. Come diciamo in Abruzzo, la farina di grillo magnetele tu!". È ciò che si legge in un cartello affisso sulla vetrina di PiadaPiave, ristorante specializzato in piadine gourmet che si trova nel pieno centro di Pescara.

Il direttore del locale, Matteo Medri, ci spiega che l'idea è partita "dopo che l'intero panorama della ristorazione italiana è stato stravolto dalla possibilità di utilizzare la cosiddetta "farina di grillo". Una notizia la cui diffusione è sempre maggiore grazie anche a un'hamburgeria milanese che per prima ha sperimentato questo nuovo ingrediente, parecchio discusso. In questo scenario noi (in maniera scherzosa, anche se polarizzante) abbiamo pensato di opporci all'utilizzo della "farina della discordia" fissando un cartello all'entrata del locale, cosicché sia i nostri ospiti che le persone di passaggio potessero vedere cosa ne pensiamo al riguardo. Ogni giorno centinaia di clienti ci scelgono per via dei nostri prodotti freschi e genuini, ma soprattutto fedeli alla tradizione romagnola: le farine utilizzate per la stesura delle nostre "piade", ad esempio, provengono direttamente da un antico molino a conduzione familiare in quel di Cesena. L'impasto, invece, è frutto di una ricetta segreta tramandata da generazioni. Una ricetta che non ci sogneremmo mai di rinnegare per seguire l'ennesima, discutibile moda".

La protesta di PiadaPiave contro la farina di grillo

Tutto ciò rientra nel dibattito attualmente in corso sul "novel food", espressione con cui si fa riferimento ad alimenti o ingredienti "nuovi" rispetto a quelli tradizionalmente intesi. All'interno di questa galassia può rientrare anche del cibo non convenzionale - o quantomeno non tradizionale - rispetto ai nostri costumi occidentali. Nella fattispecie, infatti, parliamo di insetti. Una consuetudine in paesi come ad esempio la Cina, ma qualcosa di culturalmente inconcepibile in una realtà come quella italiana (e non solo da noi). Tradotto, ci si riferisce alla possibilità di avere in tavola formiche, vermi, scorpioni e ragni. Senza contare, appunto, la farina ricavata dai grilli.

Tra i politici nostrani che più si stanno scagliando contro questa ipotesi c'è Matteo Salvini, che più volte è intervenuto sui social con post al veleno sull'argomento. In particolare, il leader della Lega ha detto a più riprese "no grazie" alla paventata polvere di grillo. Relativamente, invece, agli chef italiani, chi si è pubblicamente esposto già anni fa contro quello che in molti considerano un abominio è Donato Carra, che nel 2017 ha dichiarato: "Evidentemente qualcuno è complice di questa Europa e di queste scelte che non sanno che cos'è l'agricoltura italiana e poi si lamentano del glifosate nella pasta. Quanta ipocrisia e ignoranza". Di certo la polemica infiamma e almeno per il momento è destinata a non esaurirsi.

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