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I familiari delle vittime di Rigopiano incontrano la Meloni: "Chiediamo verità" [FOTO-VIDEO]

Giampiero Matrone, uno dei sopravvissuti alla valanga, consegna al premier Giorgia Meloni (che si commuove) lettera figlia di 11 anni che nella strage ha perso la madre

I parenti delle 29 vittime del disastro dell'hotel Rigopiano di Farindola sono stati ricevuti dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a palazzo Chigi, come riporta Adnkronos,
Sono trascorsi sei anni dalla tragedia, quando l’hotel esclusivo a due passi da Farindola fu travolto da una valanga, lasciando dietro sé una scia di 29 morti.

Soltanto undici i superstiti in quella giornata di gennaio in cui la neve continuava a scendere senza sosta.

Oggi, giovedì 30 marzo, a Palazzo Chigi Giampaolo Matrone, uno dei sopravvissuti che ha resistito 62 ore sotto le macerie ma che lì ha perso la moglie, ha portato al presidente del Consiglio una lettera scritta a penna dalla figlia Giorgia, 11 anni. «Rappresentiamo quello che abbiamo vissuto in questi anni», dice Marco Foresta, uno dei membri della delegazione, varcando il portone del Palazzo che ospita la presidenza del Consiglio, «e anche quello che abbiamo vissuto con la sentenza di primo grado». A Meloni «rappresenteremo i nostri sentimenti e la nostra idea di quello che è successo da quel giorno fino a oggi. Ci saranno sicuramente altri gradi di giudizio», dice Foresta, richiamando la sentenza di primo grado che tanto ha fatto discutere, «vogliamo che esca tutta la verità, come abbiamo sempre detto in questi sei anni, e che sia la vera verità non una parte».

A chi gli domanda un commento sulle parole di Guido Bertolaso, che ha detto che se fosse stato a capo della protezione civile la tragedia non sarebbe avvenuta, «questo aumenta ancora il nostro dolore», replica Foresta, «tutto ciò che rimane intentato o pensato e non detto non fa altro che aumentare le nostre convinzioni su quello che è successo: i nostri cari non sono tornati indietro, qualcosa è successo e lo devono accertare veramente».

Si commuove Giorgia Meloni, quando Giampaolo Matrone, uno dei sopravvissuti alla strage di Rigopiano, le consegna la lettera della figlia Gaia, 11 anni di cui sei trascorsi senza la sua mamma. «L'ha scritta qualche giorno fa», dice l'uomo, sopravvissuto 62 ore sotto quelle macerie che sono costate la vita alla moglie, «e io, consegnandola al presidente, le ho detto che lei da madre può capire: si fa fatica a stare senza la propria mamma per un giorno, mia figlia convive con questo dolore da 6 anni. Meloni si è commossa, non l'ha letta lì, davanti a noi: ci ha detto l'avrebbe fatto poi, non se l'è sentita...».

«Il premier l'abbiamo visto molto vicina, partecipe», racconta l'uomo dopo l'incontro con Meloni, «le abbiamo chiesto di non fare come altri prima di lei, limitandosi a una pacca sulla spalla, lei ha preso l'impegno di esserci vicina in questo momento e in futuro. L'abbiamo vista motivata, presa dal nostro dolore. Le abbiamo spiegato la situazione processuale, i tempi lunghissimi con scioperi ad hoc che vengono indetti per allungare i tempi. Oltre al processo penale ci sarà poi da affrontarne anche uno civile, è il rischio e che occorrano altri 5-6 anni».

Con il premier Giorgia Meloni «è stato un incontro cordiale e anche molto toccante sotto il profilo umano. La tragedia di Rigopiano è stata davvero unica nel suo genere e c’è grande amarezza, e anche preoccupazione, per il fatto che ci sono voluti praticamente sei anni per arrivare al primo grado di giudizio nonostante un rito abbreviato. Ora a causa delle esiguità delle condanne, della derubricazione dei capi di accusa, è scattata una prescrizione più breve: si rischia tra un anno e pochi mesi di trovarsi tutto prescritto. E il terrore, legittimo, di tutti i familiari delle vittime ma anche nostro, è che un processo del genere possa finire in prescrizione: sarebbe davvero una beffa inaccettabile», dice il presidente Marco Marsilio, lasciando Palazzo Chigi dopo l'incontro della delegazione dei superstiti e dei famigliari delle vittime di Rigopiano con il presidente del Consiglio. «Ora, al di là delle sentenze che non siamo chiamati a giudicare nel merito perché il potere giudiziario deve essere lasciato libero di determinarsi senza influenze politiche», prosegue Marsilio, «nel doveroso rispetto dell’autonomia della magistratura, noi ci impegneremo per fare in modo che il processo di appello avvenga nei tempi più stretti possibili, e io chiederò personalmente un incontro alla presidente della Corte d’appello dell’Aquila, Fabrizia Francabandera, perché si garantisca un processo con tempi a tamburo battente, e non con udienze ogni due mesi. Quando si è voluto si è fatto, e confido che collaborerà pienamente per fare in modo che questo processo possa arrivare a conclusione in tempi utili, per arrivare a una verità e a una giustizia che si possano chiamare tali. «La premier si è commossa quando ha ricevuto la lettera" della piccola Gaia, 11 anni, che nella strage di Rigopiano ha perso la mamma, "ha mostrato la sua tipica umanità anche in questa occasione. Ma d’altronde è difficile non commuoversi quando vedi padri, vedovi che ti scrivono una lettera, o mamme che non riescono a capacitarsi delle perdita dei propri figli. È chiaro che sono incontri molto toccanti», rimarca il governatore.

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