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Ex poliziotto di Collecorvino bloccato al confine con la Slovenia per il Coronavirus - VIDEO -

Il racconto del pescarese bloccato al confine con la Slovenia insieme ad altre cento persone. È diretto a Lutsk dove vive da cinque anni con la moglie

Drammatica la situazione che si è creata a Fernetti al confine con la Slovenia, dove due autobus partiti da Bari sono stati bloccati, a causa dell'emergenza internazionale dettata dal Coronavirus, dalla polizia slovena alle 23.00 di giovedì scorso. Sono circa cento le persone ferme dall’altra sera tra le quali c’è anche Mariano Di Girolamo residente a Collecorvino. Di Girolamo, ex poliziotto ora in pensione, era stato a Pescara dove vivono le sue due figlie e dove lui stesso risiede ed era diretto a Lutsk, città nella quale vive la moglie ucraina e dove è domiciliato da cinque anni.

“Siamo fermi da quasi quarantott'ore e non riusciamo a capire quale sarà il nostro destino. Ci hanno appena comunicato che le autorità ucraine metteranno a disposizione un volo in partenza domani da Treviso e che, fermo restando l’autorizzazione a rientrare in Italia che speriamo arrivi presto, stasera ci porteranno in un hotel a Padova”.

Dal racconto dell’uomo pescarese finora sarebbero state diverse le ipotesi su come far arrivare le persone in Ucraina. La prima aprendo un corridoio che avrebbe attraversato Slovenia, Croazia verso la Romania ma, a causa del rifiuto della Croazia, questa possibilità è stata prontamente esclusa. Poi i passeggeri sono stati rassicurati dall’eventualità di una sistemazione in un hotel su territorio italiano, soluzione questa che pare arriverebbe in serata e che finora non non si è ancora concretizzata a causa dell’impossibilità delle persone straniere che sono a bordo dei bus a rientrare in territorio italiano, data la situazione attuale dettata dall’emergenza Coronavirus. E' di poco fa la notizia che il governo ucraino metterà a disposizione nella giornata di domani un volo da Treviso per raggiungere finalmente l’Ucraina ma c’è ancora incertezza sull’orario di partenza.

“Ci hanno lasciato qui senza una spiegazione  in queste ore stiamo interagendo principalmente con i poliziotti italiani che ci hanno portato dell’acqua ieri pomeriggio e che ci permettono di andare, uno alla volta, in un supermarket su territorio italiano che si trova a 50 metri da dove siamo noi”.

“Intanto non abbiamo più mascherine e nemmeno un posto dove lavarci abbiamo soltanto quattro bagni chimici senza acqua e una piccola fontana dove ci laviamo le mani”.

Le persone ferme da due giorni sarebbero, secondo quanto riferito dal pescarese, quasi tutte badanti e lavoratori stagionali che, dopo aver perso il lavoro in queste ore drammatiche, stanno tornando a casa. Tra loro ci sono due bambini e due persone malate, un uomo diabetico e una donna che sta rientrando per un intervento chirurgico. Ieri sera entrambi sono stati visitati da un medico che li ha rassicurati sulla propria condizione di salute.

“Non possiamo stare qui ancora a lungo la situazione rischia di degenerare. Stiamo già assistendo alle prime urla contro i poliziotti sloveni”. “Ci hanno appena richiesto i documenti per poter essere trasferiti in  albergo ci auguriamo che la situazione si risolva nel più breve tempo possibile e nel migliore dei modi”.

La figlia, alle 18 di oggi 14 marzo, ci ha fatto sapere che sono stati presi tutti i passaporti delle persone bloccate che saranno portate in un albergo in attesa, domani, dell'arrivo del volo dall'Ucraian che li dovrebbe trasferire a Kiev.

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