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Il sindacato Sappe sul carcere: "Evasione annunciata, inascoltati i nostri appelli per una maggiore sicurezza"

È dura la protesta del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, che parla di “clamorosa evasione annunciata”

«Evasione annunciata, inascoltati i nostri appelli per più sicurezza».
È dura l'accusa che muove il sindacato Sappe della polizia penitenziaria dopo l'evasione di due detenuti dal carcere San Donato di Pescara avvenuta ieri mattina, martedì 17 agosto. 

«La grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della polizia penitenziaria della casa circondariale di Pescara», denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe, che ricostruisce anche gli eventi, «all’atto di immettere i detenuti nel cortile per i passeggi, due detenuti ristretti hanno prima scavalcato il cortile e poi il muro per fuggire lì dove si era già verificata una evasione. A nulla è valso l’immediato allarme fatto scattare dall’agente preposto, vista l’esiguità del personale presente. In svariate occasioni, il Sappe ha rappresentato e manifestato a gran voce la grave carenza di personale di polizia penitenziaria in servizio nell’istituto di Pescara. Il Sappe, in prima linea a tutela e salvaguardia dei diritti dei poliziotti penitenziari ribadisce la necessità di intervento da parte dei vertici dell’amministrazione penitenziaria: il personale è molto anziano e la vacanza organica supera le 50 unità. A questo aggiungi una pessima organizzazione del lavoro».

Per il leader del Sappe, dunque, «questa è una evasione annunciata, frutto della superficialità con cui sono state trattate e gestite le molte denunce fatte dal sindacato autonomo polizia penitenziaria sulle condizioni di sicurezza dell'istituto. Se fossero state ascoltate le continue denunce del Sappe, probabilmente tutti gli eventi critici denunciati e questa stessa evasione non sarebbe avvenuta. E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici e occasionali della polizia penitenziaria».

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