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Ordinanza anti movida, un residente del centro storico replica a Di Iacovo: "Va tutelata la salute dei cittadini"

L'uomo risponde al consigliere di centrosinistra e dice: "Non si può pensare di fare impresa a danno della salute dei cittadini. Questa volta ci siamo organizzati, e siamo determinati a far rispettare le nostre sacrosante ragioni"

C'è chi dice no. Un residente del centro storico ha deciso di rispondere, nero su bianco, al consigliere di centrosinistra Giovanni Di Iacovo, che ieri si è scagliato contro l'eventuale ordinanza del sindaco Masci sullo stop alla musica, all'alcol e ai tavolini dopo mezzanotte nella zona di Pescara Vecchia. Nella replica, inviata alla nostra redazione, il cittadino scrive: "Siamo stufi di leggere interventi di persone che parlano a vanvera senza conoscere veramente i problemi del nostro quartiere. Mi riferisco al signor Di Iacovo che dovrebbe spiegare cosa ha fatto quando amministrava la città. Dovrebbe venire a vivere qualche tempo nel nostro quartiere, così da rendersi conto di persona cosa succede nei fine settimana".

A differenza di quanto accade nell'altra movida, quella di piazza Muzii, "da noi c'è forte prevalenza di locali che aprono solo la sera per vendere alcolici", precisa l'uomo. "I ristoratori sono pochissimi. Inoltre la Cna, che parla di noi come pochi residenti, è male informata. Siamo per adesso oltre 30 famiglie e ci stiamo allargando alle vie limitrofe. Non vogliamo la chiusura dei locali, ma semplicemente poter riposare la notte come tutti. Il problema vero è che la maggior parte dei locali è gestita non da professionisti ma da ragazzi che si buttano in questa avventura con il solo scopo di guadagnare senza il rispetto delle regole".

L'improvvisazione, insomma, sarebbe uno dei problemi di Pescara Vecchia: "Vivo qui da molti anni - spiega il nostro lettore - e vi assicuro che i locali cambiano di gestione di continuo, perché poi alla fine, dopo aver creato solo problemi, sono costretti ad abbandonare per motivi economici. Un vero imprenditore, prima di aprire un locale, magari ragiona sul fatto che nel centro storico, c'è già una moltitudine di localetti, e sul fatto di quanti drink dovrebbe vendere per rientrare nelle spese, non creare problemi ai residenti e magari guadagnarci anche. L'errore è stato far aprire troppi locali e non incentivare invece attività diverse. Non si può pensare di fare impresa a danno della salute dei cittadini. Questa volta ci siamo organizzati, e siamo determinati a far rispettare le nostre sacrosante ragioni".

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