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Attualità Portanuova / Viale Guglielmo Marconi

L'architetto Di Giampietro sul Liceo Marconi: c'è molto di più delle irregolarità rilevate dall'Anac

Il docente all'attacco: "il vecchio istituto non c'è più e lascia i posto a una scuola 'industriale' a causa decisioni non condivise e che, magari, hanno portato vantaggi solo ai pochi che le hanno fatte"

“C'è molto di più della semplice irregolarità e della mancanza di rispetto delle normative del Codice degli appalti pubblici nella demolizione del Liceo Marconi”. L'architetto e docente dell'istituto Giuseppe Di Giampietro, aggiunge la sua voce a quella del partito democratico pescarese e si scaglia l'ex amministrazione provinciale guidata da Antonio Zaffiri, per come si è svolta l'intera vicenda che ha portato alla demolizione dell'istituto. Vicenda su cui risposte sono arrivate, a seguito di un esposto, anche dall'Anac (Autorità nazionale Anticorruzione).

Di Giampietro ribadisce come “un scuola del valore globale di oltre 20 milioni di euro, in buone condizioni, che doveva essere riqualificata, invece è stata demolita, per far posto a dei capannoni industriali standardizzati. Un progetto fatto in 16 giorni (verosimilmente un progetto fatto per un altro appalto, riciclato sul Marconi senza alcuna attenzione al contesto, che ha anche abbattuto oltre 50 alberi del giardino esistente)”. Il risultato è “una scuola nuova, di tipo industriale, di molto minor valore prestazionale della scuola demolita, a giudizio dei docenti ricorrenti”. Ad aver deciso di “cambiare il progetto, raddoppiare i costi, privare di un'ottima scuola per molti anni oltre 1.500 studenti, di scavalcare pareri, autorizzazioni e proteste, sono state poche persone – incalza il docente -, che potrebbero essersi avvantaggiate economicamente delle decisioni, con parcelle e incentivi su costi maggiorati”.

Di Giampietro lamenta poi il fatto che, le decisioni, siano state prese “senza confronto pubblico, senza trasparenza, spesso in assenza di pareri ed autorizzazioni, senza rispetto delle regole sulla concorrenza, sulla valutazione di alternative e sugli appalti (lo conferma l'Anac). Sono state prese senza un reale controllo pubblico, utilizzando ampiamente la discrezionalità del decisore pubblico. Qui il controllore è anche il controllato”. “L'intero iter decisionale – scrive ancora -, affrettato, 'approssimato', fuori norma, come accertato dall'Anac, è stato forzato dai decisori, con la motivazione dei tempi stretti per non perdere i finanziamenti, e la dichiarazione di voler migliorare prestazioni e sicurezza dell'edificio scolastico. In realtà potrebbe esservi stato un abuso di discrezione, che aprirebbe il fianco a una certezza di danno erariale (la demolizione dell'importante scuola, perfettamente funzionante) e molti dubbi sul reale vantaggio futuro del nuovo edificio”.

“Diverse affermazioni di necessità tecniche, non adeguatamente documentate, contrastano con l'evidenza dei fatti (una scuola che ha affrontato senza problemi due terremoti, quelli dell'Aquila del 2009 e quello di Amatrice del 2016) – prosegue l'architetto e docente del Liceo Marconi -; contrastano con l’esperienza pluriennale di chi in quella scuola ci ha lavorato (come le dichiarazioni di avanzata fatiscenza e 'diffusa carbonatazione dei calcestruzzi'). Contrastano con le stesse affermazioni dei progettisti (riqualificare sarebbe costato solo poche centinaia di migliaia di euro meno della nuova scuola. Comunque demolire e ricostruire era accertato che sarebbe costato di più della completa riqualificazione dell'esistente). I costi totali e indotti si valuteranno alla fine, - prosegue - ma, secondo i docenti ricorrenti, la nuova scuola vale molto meno della scuola preesistente. In ultima analisi, la valutazione sulla irrecuperabilità dell'edificio esistente e sulla sua inadeguatezza è stata unicamente nelle mani dei progettisti e del dirigente, che avranno, senza gara, un incarico più importante e più favorevole, senza alcun confronto e reale controllo esterno”, chiosa Di Giampietro.

“Il vecchio Marconi non c'è più. Seppure i nuovi edifici industriali sono in costruzione e non si possono bloccare ora gli appalti, la incredibile vicenda almeno deve servire a qualcosa – conclude -: da una parte si tolga il frutto economico a chi ha deciso in tale maniera superficiale, troppo discrezionale, inadeguata come certificato dall’ANAC. Si tolgano gli incarichi a chi ha abusato della propria funzione dirigente. Salvo futuri accertamenti di più dirette responsabilità: dall'altra, si appongano correttivi affinché non abbiano più a ripetersi fatti del genere, in modo che ci sia un esteso coinvolgimento e controllo pubblico su tutti i lavori che godono di finanziamenti pubblici. Si pubblichino sempre sul sito dell'ente i documenti progettuali delle opere che godono di un finanziamento pubblico e le eventuali osservazioni o proposte di cittadini, esperti o portatori di interesse, prima che siano assunte decisioni finali sulla spesa pubblica. La trasparenza non può che far bene a legittimità, adeguatezza, efficienza della spesa pubblica”.

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